De Meo, addio alle auto: un passo indietro che anticipa il futuro - Affaritaliani.it

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De Meo, addio alle auto: un passo indietro che anticipa il futuro

Il manager lascia nonostante il rinnovo. Tra motivazioni morali e nuove sfide, si fa strada l’ipotesi di un successore francese in arrivo da Stellantis.

Redazione Motori

L’uscita di Luca de Meo da Renault, non sarà solo un avvicendamento ai vertici di un grande gruppo automobilistico.

Sarà il segno che anche i leader più visionari, oggi, si trovano di fronte a un bivio. Da un lato la trasformazione digitale e sostenibile del settore, dall’altro le nuove pressioni geopolitiche, che spingono le case auto a diventare qualcosa di più e di diverso rispetto a ciò che sono sempre state.

E in questo contesto, il suo possibile addio, pochi mesi dopo il rinnovo del contratto fino al 2030, assume il sapore di una scelta consapevole. “De Meo, addio alle auto” non significa rinuncia a un’industria, ma forse a un’idea di industria. Secondo fonti vicine al dossier, il manager avrebbe espresso riserve su una possibile apertura del gruppo verso la produzione di tecnologie dual use, inclusi droni a uso militare. Un terreno scivoloso, dove la mobilità rischia di confondersi con la difesa.

L’uscita, in questo senso, potrebbe avere anche un significato morale: non piegarsi a logiche estranee alla vocazione originaria dell’automotive, quella di costruire mezzi per le persone, non per i conflitti.

Una visione che ha lasciato il segno

In quattro anni, De Meo ha risollevato un gruppo in difficoltà, portando avanti con coerenza il piano Renaulution, rilanciando la cultura del progetto e l’orgoglio del marchio. Ha spinto sull’elettrico con la creazione di Ampere, ha recuperato modelli iconici come la R5 e la Renault 4, ha semplificato la gamma, migliorato la marginalità e ridefinito gli equilibri con Nissan.

Il rinnovo del contratto, arrivato nella primavera 2024, era stato letto come un segnale forte di continuità. E invece, a distanza di pochi mesi, potrebbe diventare il prologo di un passaggio di consegne. Una scelta che lo vede impegnato in un settore più affine alla sua cultura: il lusso, la tecnologia, la cultura industriale in senso lato.

Successione: tra ipotesi interne e un nome da Stellantis

Chi prenderà il suo posto? I giochi sono aperti. All’interno di Renault ci sono profili solidi, ma la politica guarda anche oltre. Tra i papabili, si fa largo l’ipotesi di un manager francese attualmente in forza a Stellantis. Un nome che non è ancora ufficiale, ma che circola con insistenza nei corridoi dell’industria e dell’amministrazione.

La scelta di una figura francese avrebbe una logica politica, oltre che industriale: dopo un ciclo guidato da un manager italiano, l’Eliseo potrebbe preferire una leadership più “nazionale” per un gruppo strategico per l’economia del Paese. Il passaggio sarebbe anche simbolico: da una Renault cosmopolita e progettuale a una Renault più protetta e, forse, più tattica.

Il coraggio di fermarsi

Forse il più grande insegnamento che lascia De Meo è proprio questo: sapersi fermare. O meglio, sapere quando è il momento di fare un passo indietro. L’industria dell’auto sta cambiando pelle, inglobando software, dati, intelligenza artificiale, ma anche pressioni esterne che ne trasformano la natura. E allora, dire addio alle auto può essere anche un atto di coerenza, non di rassegnazione.

Chi verrà dopo dovrà affrontare una nuova fase: fatta di competizione globale, di sfide industriali complesse, di un mercato europeo in contrazione e di un’auto che non è più un semplice prodotto, ma un nodo di reti economiche, energetiche e politiche. Per questo il passaggio di testimone non sarà solo una questione di poltrone. Sarà un banco di prova per il futuro stesso dell’automotive europeo.