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Politica
Centrodestra, comanda Berlusconi. E ora dialogo anche sulla manovra

Non c'è niente da fare. Matteo Salvini e Giorgia Meloni si agitano, vanno ogni giorno in tv, sono attivissimi sui social e nei sondaggi stanno nettamente sopra Forza Italia. Ma a dettare la linea nel Centrodestra è sempre lui, Silvio Berlusconi. Lo dimostra in modo plastico e inequivocabile quanto accaduto questa mattina in Parlamento. Con un abile mossa e giocando d'anticipo, l'ex Cavaliere ha costretto il leader della Lega e la presidente di Fratelli d'Italia a votare sì allo scostamento di bilancio, ovviamente "per il bene dell'Italia e non per del governo".

Politicamente la mossa del numero uno azzurro è stata abilissima. Di buon mattino, nonostante il vertice di coalizione di ieri avesse deciso di ricercare una posizione comune, Berlusconi annuncia il sì dei parlamentari di FI. Girandola di telefonate nel Carroccio e in FdI - con la Lega in particolare che avrebbe voluto l'astensione - e alla fine è arrivata la decisione di adeguarsi. Risultato della votazione a Montecitorio: 552 sì e nessun voto contrario. Il Centrodestra ha fatto esattamente quello che voleva l'ex presidente del Consiglio.

Una svolta moderata che Berlusconi ha saputo far digerire ai riottosi sovranisti. Emblematiche le parole del premier Giuseppe Conte, praticamente un elegio a Silvio: "Tra le forze di opposizione prevale la via del dialogo e di un approccio costruttivo e per questo ringrazio, in particolare, quanti l'hanno voluta perseguire sin dall'inizio, con determinazione ma sempre nella chiarezza dei ruoli".

A questo punto, anche sulla Legge di Bilancio e sul Recovery Plan/Fund, è facile prevedere che l'opposizione non farà barricate ma seguirà la strada del dialogo intrapresa dall'ex Cavaliere. Insomma, una vera lezione di politica per Salvini e Meloni.

Per quanto riguarda la maggioranza di governo il dato di oggi è che il confronto nel merito dei provvedimenti economici non è più soltanto con Forza Italia ma, necessariamente, sarà con l'intero Centrodestra. Difficile pensare a un voto quasi unanime come quello di oggi sulla manovra, ma certamente verrà ricercata una convergenza con la possibilità che l'esecutivo recepisca qualche emendamento delle opposizioni.

Il fatto politico è chiaro e cambia gli scenari: a destra comanda Silvio, nel governo l'interlocutore non è più solo Berlusconi, anche se il canale privilegiato soprattutto tra Pd e Forza Italia resta intatto. Con l'ombra della partita per il Quirinale sullo sfondo e la tela che sta tessendo in particolare Gianni Letta per arrivare a un'ampia convergenza sul nome di Mario Draghi nel 2022. Con l'ok anche di Luigi Di Maio, quindi della maggioranza dei 5 Stelle, dei renziani, sicuramente della Lega più vicina a Giorgetti Giorgetti e forse anche di Fratelli d'Italia.

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