Politica

Date uno scranno a Carlo Cottarelli! Da quasi premier a candidato al Senato

Di Giuseppe Vatinno

Un fenomeno della natura

Carlo Cottarelli: date uno scranno a questo uomo!

 

Carlo Cottarelli è un fenomeno della natura.

È un esempio da manuale sociologico di cosa produca la bramosia del potere, anzi del Potere.

Ricorda, in effetti, anche Mario Monti, ora senatore a vita, che preparò sapientemente per anni la sua calata a Palazzo Chigi. Ad esempio, ogni volta che c’era una crisi di governo lui compariva sul ponte di comando della portaerei Corriere della Sera e ammollava l’articolo sulla disperante situazione italiana e sulle grandi opportunità che poteva offrire l’Europa (per lui).

Poi, come noto, alla fine Re Giorgio I lo accontentò, causa contingenza, e divenne Presidente del Consiglio.

Pure Cottarelli c’ha provato, ma gli è andata male.

Anche lui è un tecnico. È stato Direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario Internazionale.

Dal 2013 al 2014 è stato poi Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica sotto il consolato di Letta–Renzi che non si sa bene a cosa sia servito, ma un altro carrozzone pubblico non si nega a nessuno.

L’occasione della sua vita l’ha avuta il 28 maggio 2018 quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferisce l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri che lui accetta – come da prassi - con riserva. Infatti i futuri giallo verdi se le stanno dando di santa ragione e il Capo dello Stato li spaventa con il Cottarelli.

Salvini e Di Maio capiscono l’antifona e trovano subito l’accordo e così il povero ex direttore, solo tre giorni dopo, il 31 maggio, è costretto a declamare la sua rinuncia "essendosi nuovamente create le condizioni per un governo politico".

Infatti, poco dopo parte il Conte 1 e Cottarelli si ritira con le classiche pive nel sacco.

Dopo la tranvata presa barcolla come un pugile suonato ai bordi del ring e ne prende altre, ma fortunatamente il gong suona e Cottarelli si salva.

È ammaccato, malconcio, pesto e depresso ma è sopravvissuto e questo conta.

Incomincia qualche timida comparsata televisiva fin quando, nel quel grande santo protettore degli ultimi e dei caduti in disgrazia, la madonnina catodica Fabio Fazio lo chiama come ospite fisso a Che tempo che fa su Rai 1 nel settembre del 2018.

Miracolo. Almeno la pagnotta è salva.

Altri cinque anni di purgatorio in cui scalcia e si dimena ogni volta che può per mettersi in mostra.

Lo si vedeva girare mogio mogio per i bar rococò pieni di rugiadosi rampicanti dei Parioli, quartiere bene di Roma Nord divenuto in seguito famoso non perché c’hanno abitato Galeazzo Ciano e la consorte Edda Mussolini, ma perché c’abita Carlo Calenda.

A Peppino, il “barista dei vip”, raccontava le sue disavventure e un gocciolone gonfio di rimpianti gli calava dall’occhio pesto, già umido per il vento che - in quelle terre insidiose - soffia dalla Toscana.

Calenda, già in audace crescita, infieriva con intonazione alla Alberto Sordi, forte dei suoi tatuaggi da ragazzo di vita: “Aho Carlè che c’hai, perché ti commuovi?” e strizzava birichino l’occhio al barista per trovare una facile complicità.

“Mi stavano a fa’ Presidente del Consiglio…ma il sogno è durato solo giorni tre”.

“E vabbè” – lo rassicurava il futuro leader di Azione- “so cose che passeno…lo voi uno spritz?”.

A quel punto, l’economista che volle farsi Presidente del Consiglio sbragava senza ritegno e una caterva di lacrime gli coprivano copiose il viso, realizzando che Mattarella lo aveva solo usato come spauracchio per catalizzare la formazione del nuovo governo.

Ma Cottarelli è un tipo duro e ha saputo aspettare. Ora ha una grande chance: il Pd lo ha candidato al Senato. Non sarà la presidenza del Consiglio ma di questi tempi buttala via, avrà pensato il Nostro. E tirando un po’ su il moccolo si è avviato verso un nuovo (piccolo) futuro di (piccola) gloria.