Politica
Dazi, guerre e referendum: le dichiarazioni senza filtri di Tajani e Meloni a “Il giorno de La Verità”
Giorgia Meloni sui dazi: “Sono molto ottimista, presto una ricomposizione della situazione economica”. Tajani: “Entro il 9 luglio accordo tra Stati Uniti e Unione Europea”

Intervista Maurizio Belpietro Giorgia Meloni
Guerre, dazi, referendum e decreto sicurezza: le posizioni di Tajani e Meloni
Si è svolta nella giornata di ieri, 5 giugno, presso il palazzo Brancaccio di Roma, la seconda edizione de “Il giorno de La Verità”. Un evento istituzionale che ha visto la partecipazione di alcuni tra i principali esponenti del mondo corporate e imprenditoriale, riuniti per trattare ampie tematiche che spaziano dalla geopolitica all’economia, fino alla transizione digitale e all’innovazione. Ma non solo, a questo appuntamento istituzionale hanno preso parte anche illustri rappresentanti della scena politica, tra cui il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, i quali non si sono lasciati sfuggire l’occasione per rilasciare importanti dichiarazioni su temi cruciali, come i dazi, i conflitti in Ucraina e Palestina e il referendum abrogativo.
A partire dal tema della guerra in Ucraina, Antonio Tajani ha sostenuto con grande fermezza l’assenza di una concreta e reale possibilità di pace. Al contrario, previsioni nefaste quelle del ministro, il quale ha affermato che le tensioni sono destinate ad aggravarsi, a causa della volontà dichiarata del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, di incrementare il numero dei militari e la capacità produttiva dell’industria russa, ormai orientata alla difesa bellica. Nonostante utili e fondamentali i tentativi di mediazione e gli interventi per la cessazione delle ostilità messi in atto da Stati Uniti e dal Vaticano, secondo il ministro, il conseguimento di una tregua appare complesso, anzi pressocché impossibile, almeno prima della fine dell’anno.
Ha proseguito, poi, sottolineando l’importanza di imporre nuove sanzioni, o di inasprire quelle esistenti nei confronti di Putin, al fine di colpire efficacemente la forza economica-finanziaria della Russia e di ostacolare la capacità del leader russo di pagare profusamente le forze armate attualmente operative.
Non sono mancate, poi, dichiarazioni da parte del ministro sulla guerra israelo-palestinese: “Io sono convinto che Israele abbia vinto la guerra contro Hamas e che gli ostaggi debbano essere rilasciati immediatamente. Hamas è la causa di tutto quello che sta accadendo, perché il suo non è stato un attacco militare, ma una vera e propria caccia all’ebreo come neanche le SS facevano”. Detto questo, “la reazione di Israele è giusta, ma non proporzionata”.
Sull’attuale guerra commerciale, che ha come fulcro la questione dei dazi, invece, il ministro si mostra più ottimista, affermando che “i dazi non convengono a nessuno: danneggiano sia chi li impone, sia chi li subisce”. Ha ricordato che gli Stati Uniti hanno già raggiunto un accordo con Messico, Canada e Cina, e ha aggiunto con fiducia che, secondo le previsioni, entro il 9 luglio sarà siglato un accordo anche con l’Unione europea, sottolineando che i colloqui stanno producendo risultati positivi.
A seguire, al termine dell’incontro, è intervenuta la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha ribadito la sua posizione in merito al referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno: si recherà al seggio per dare un segno di rispetto alle urne e all’istituto referendario, ma non ritirerà la scheda. La Premier ha, difatti, dichiarato di non condividere “con sfumature diverse” i quesiti referendari, rivendicando il diritto all’astensione, senza che ciò si tramuti in un senso di colpa.
Sottolinea anche l’incoerenza dell’opposizione, che sta chiedendo con tale referendum l’abolizione di leggi che essa stessa ha approvato e difeso negli anni passati: “la sinistra se la canta e se la suona”, ha commentato Giorgia Meloni, aggiungendo che “se le materie oggi sottoposte all’attenzione degli italiani fossero state così urgenti, la sinistra - quando era al governo di questa nazione -avrebbe potuto tranquillamente modificarle in Parlamento, invece di spendere 400 milioni di euro per interrogare gli italiani”.
Successivamente, dopo aver rivendicato con fermezza il nuovo ruolo da protagonista che sta assumendo l’Italia sulla scena politica internazionale grazie all’impegno dell’attuale governo, si è espressa sulla questione dei dazi. “Su questa tematica ci sto lavorando molto e sono anche molto ottimista sul fatto che si arriverà presto ad una ricomposizione del quadro economico”, ha dichiarato Giorgia Meloni, sottolineando l’importanza di promuovere l’unione tra gli attori globali e di continuare a indire incontri diplomatici con l’obiettivo di rafforzare le relazioni con gli altri Paesi. Un’azione di mediazione che, secondo la Premier, va oltre la sola questione dei dazi, ma che riguarda il ruolo complessivo dell’Occidente nell’attuale dimensione geopolitica.
“Make the West great again”, ha esordito Meloni, ribadendo la necessità di unire le forze, perché “allontanandoci non facciamo nient’altro che indebolirci a vicenda”.
E, infine, l’ultima questione affrontata dalla Presidente del Consiglio ha riguardato il decreto-sicurezza, approvato dal Senato lo scorso 4 giugno, e per il quale il governo è stato accusato dall’opposizione di voler istaurare un regime autoritario e limitare le libertà costituzionali. Meloni non ha atteso a respingere queste accuse, ricordando le misure introdotte da tale provvedimento: pene più severe per chi insulta o aggredisce le forze dell’ordine, con la possibilità per agenti e militari, qualora indagati per fatti legati al servizio, di beneficiare di una tutela legale; una stretta contro i borseggi, contro lo sfruttamento dei minori per l’accattonaggio e contro le truffe agli anziani. Ma non solo, il decreto prevede anche norme che permettono di sgomberare con maggiore celerità le case occupate e l’inasprimento delle pene per chi manifesta bloccando le strade e le ferrovie. La Premier ha precisato che queste misure non rappresentano in alcun modo un impedimento o una limitazione al diritto di manifestare: “si può e si deve manifestare, ma senza ledere i diritti altrui”. “Quali libertà stiamo comprimendo dunque? Noi stiamo garantendo ai cittadini italiani la prima libertà, ossia quella di avere una sicurezza dello stato”, ha concluso la Premier.