Democratici e progressisti: scissionisti partono col nome (per metà) sbagliato - Affaritaliani.it

Politica

Democratici e progressisti: scissionisti partono col nome (per metà) sbagliato

Di Ernesto Vergani

"Articolo 1 - Movimento democratici e progressisti". È il nome del soggetto politico di Pier Luigi Bersani, Enrico Rossi e Roberto Speranza, usciti dal Pd, in contrasto con Matteo Renzi (un autogol, a prescindere di chi sia la colpa, conta il risultato: colpo terrificante quello assestato al maggior partito di centrosinistra europeo, largo ai Cinque Stelle…).

Indovinata la seconda parte del nome, quella con cui sarà noto - tolta la parola "movimento" (l'acronimo è Mdp) -:  democratici e progressisti. Evocativo: la democrazia, intesa in senso individualistico, come merito e uguaglianza di fronte alla legge, e il progresso inteso come conseguenza della medesima democrazia, miglioramento della società (non come l'andare su Urano) - democrazia e progresso dovrebbero essere la base di un partito di sinistra. 

Peggio la premessa: "articolo 1". Che rende il "marchio" complessivamente lungo ("Articolo 1 - Movimento democratici e progressisti"), burocratico e per certi versi pleonastico. Il riferimento è al primo articolo della Costituzione:  "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". La citazione del lavoro nei principi fondamentali della Costituzione è un'anomalia nazionale, che condiziona troppi italiani che pensano che tutto sia dovuto, magari senza dare nulla in cambio (quanto diffusa l'idea che chi evade il fisco è  furbo…). In realtà lo Stato deve garantire le condizioni perché il lavoro ci sia (istruendo e formando, facilitando le imprese, costruendo infrastrutture, garantendo rispetto delle regole e sicurezza), ma il lavoro non è una prerogativa: esso si conquista con impegno e merito. Chi dorme tutto il giorno ha diritto a un lavoro? No ovviamente. Per completezza: ottime le due priorità del programma del neo movimento: lavoro e giovani. 

Del resto scegliere un nome in politica è difficile e il risultato spesso lascia perplessi. "Movimento 5 Stelle" è fortunato per quanto inconsciamente evoca (qualcosa di stellare appunto, e questi sono notoriamente tempi di "fenomeni" per usare un termine improprio e diffuso, ma che dà l'idea), in realtà il significato del nome del movimento fondato da Beppe Grillo è oscuro ai più per finalità (le cinque stelle rappresentano i punti originari del programma: acqua pubblica, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività, ambiente). Si pensi anche a "Possiamo", il movimento di Pippo Civati, che sembra ispirarsi al partito spagnolo "Podemos" di Pablo Iglesias.

O a Sinistra Italiana, con quell'aggettivo "italiano", che non si capisce se sia vagamente nazionalistico (si guardi a Forza Italia) o rimanda alla semplicità (che comunque aveva una sua potenza) dei vecchi partiti della Prima Repubblica (Pci, Psi, Psdi, Pri, Pli). A meno che non faccia riferimento all'Italia così citata nello Statuto: "Sinistra Italiana è un'associazione di donne e di uomini che si costituisce per rappresentare il lavoro nelle forme che ha assunto nell'Italia contemporanea…".