Erdogan e l'Olanda: tutto previsto da Platone
Erdogan e l'Olanda
La vicenda del leader turco Erdogan che accusa l’Olanda di essere “nazista ed islamofoba” è paradigmatica del processo con cui, a partire dalla Rivoluzione Francese, si generino delle dittature partendo dall’applicazione integrale dei principi della democrazia.
In realtà questa considerazione non è certo nuova e affonda la sua spiegazione già nell’opera scritta tra il 390 e il 360 a. C. da Platone Πολιτεία (tradotta come “la Repubblica”).
Il filosofo greco infatti è il primo a studiare analiticamente l’evoluzione e le forze in gioco nei fenomeni cosiddetti “democratici”. Dunque nulla di nuovo sotto il sole.
Il fatto è che ad ogni nuova generazione politica e con l’effettivo dilagare di una ignoranza generalizzata questi concetti si dimenticano le guerre vissute dai padri e che i figli hanno solo letto (nella migliore delle ipotesi).
In sostanza un eccesso di democrazia apre la strada alla demagogia e quindi successivamente alla tirannide ed è quello che sta avvenendo in tutto il mondo occidentale e cioè in questa “polis” mondiale resa tale dalla tecnologia che ci connette tutti istantaneamente.
I dittatori e le forze violente (come l’Isis) hanno quindi facile gioco -una volta capito il meccanismo- hanno facile gioco ad approfittarsene dall0interno.
Ed è quello che -ad esempio- sta facendo Erdogan che ha “scoperto” che il sistema democratico europeo è in un certo senso “scalabile” utilizzando proprio i suoi stessi principi. Ed ecco quindi un politico noto per i suoi metodi brutali e antidemocratici che utilizza i principi della stessa democrazia per attaccarla dall’interno e quindi definisce l’Olanda, che è stata nella storia baluardo della libertà “nazista ed islamofoba”.
Ma è tutta colpa di Erdogan o dei leader antidemocratici?
No, non lo è.
La colpa, paradossalmente, è invece proprio dei leader democratici che per mantenere il consenso devono intercettare il “vento d’opinione” prevalente, che da qualche decennio da noi in Occidente è il famoso “polically correct”.
Questa Weltanschauung è la fase demagogica di platoniana memoria che è l’anticamera della tirannide.
Infatti la demagogia porta ad una distruttiva estremizzazione dei concetti democratici per cui “tutto è permesso”, giungendo ai limiti dell’anarchia politica e sociale.
A questo punto la società reagisce con il richiamo e il ricorso alle forze antidemocratiche che a questa visione del “politically correct” si oppongono per una sorta di difesa naturale o di riflesso condizionato.
Quindi alla fine le vittorie o il fascino del populismo mondiale, da Trump a Putin a Erdogan a Salvini e Grillo sono il frutto delle politiche” democratiche” condotte dai vari Obama, Gorbaciov, Veltroni semplificando.
Senza contare l'esempio storico più clamoroso come l'ascesa al potere di Hitler che si inserì come un coltello arroventato nel burro della "democratica" Repubblica di Weimar.
Ecco perché se vogliamo difendere la democrazia dobbiamo, paradossalmente, limitarla e mondarla dai suoi esisti più perniciosi come appunto il “politically correct” capaci di richiamare le forze ctonie sempre presenti nell’inconscio collettivo anche in società, apparentemente, democratiche come le nostre.