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Politica
Governo M5s-Pd: i renziani non ci stanno e minacciano di strappare la tessera

Il matrimonio M5s-Pd non s'ha da fare, né domani né mai. Prendendo a prestito la prosa manzoniana si potrebbe riassumere così l'ultimatum della base renziana del Partito Democratico dopo l'apertura del segretario reggente Maurizio Martina a possibili alleanze di governo con i grillini.

Dopo l'incontro della delegazione dem con il presidente della Camera Roberto Fico, e le conseguenti parole del reggente democratico non esattamente avverse a un accordo con il Movimento, in rete si è scatenata la guerra dei renziani.

Parallelamente a quella che infuriava in ambito grillino contro il "traditore" Luigi Di Maio colpevole di "inciucio con la feccia pidiota", ecco che nell'altro schieramento i fedelissimi dell'ex premier ed ex segretario Renzi, inasprivano le ostilità contro i vertici del Partito Democratico, rei di accarezzare idee inique di scellerati patti con i loro nemici dichiarati.

L'hashtag #senzadime ha dilagato in migliaia di tweet e di post su facebook, ribadendo il rifiuto categorico dei tanti che si stringono attorno a Matteo Renzi, e appellandosi all'intervento di quest'ultimo per scongiurare la vergogna definitiva di un'alleanza di governo con coloro che, fino a poochissimo tempo fa, paragonavano il Partito Democratico alla mafia.

Matteo Renzi, dal canto suo, resta arroccato sulla soluzione del no, esattamente come Maria Elena Boschi, ostile all'accordo con i grillini tanto quanto Alessia Morani, Anna Ascani, Ivan Scalfarotto e tutti gli esponenti renziani più in vista. 

In rete, intanto, le due anime del Pd, quella possibilista e quella contraria, si danno battaglia insultandosi a vicenda e palesando in tutta la sua profondità il disagio che regna nel partito, esacerbato dal pessimo risultato ottenuto in Molise, con il timore che la débacle possa ripetersi domenica prossima in Friuli Venezia Giulia.

La base renziana è così categoricamente tetragona verso l'alleanza con i pentastellati da minacciare in massa di bruciare o stracciare la tessera di partito nel caso in cui si raggiungesse un accordo. Insomma, la matassa resta ingarbugliata e le gatte da pelare per Sergio Mattarella, anziché ridursi, aumentano esponenzialmente ogni minuto di più. 

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