Grillo acchiappa i soldi dal M5S. Ma i "suoi" parlamentari mugugnano
E' genovese e agli sghei ci tiene e molto
Magari del mitico Movimento non gliene frega più niente, dopo quello che hanno combinato, ma la pecunia su di lui ha lo stesso effetto di un formaggio su un topo gandhiano affamato
Beppe Grillo è stato uno dei pericoli più grossi che ha corso l’Italia dalla costituzione della Repubblica.
Il suo populismo volgare e sguaiato, la “cultura del vaffa”, ha prodotto una frotta di amministratori spesso incapaci e non all’altezza della situazione che hanno fatto danni sia a livello nazionale che locale, oltre che abbassare il già basso livello del dibattito politico.
La sua ambiguità tra destra e sinistra nasconde solo il fatto che Grillo non ha nessun credo politico che non sia quello del potere fino a sé stesso, ecco perché ha fatto accordi con tutti, destra, sinistra e centro, proprio lui che blaterava di intransigenza.
Ma Grillo è genovese e i genovesi sono di manina corta, almeno così dice il sentire appunto popolare, e agli sghei ci tiene e molto.
Magari del mitico Movimento non gliene frega più niente, dopo quello che hanno combinato, ma la pecunia su di lui ha lo stesso effetto di un formaggio su un topo gandhiano affamato.
Il capo politico dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte che è riuscito a sfilargli il Movimento, gli ha rinnovato il contratto, diciamo la paghetta, anzi la pagona di 300.000 euro l’anno. Una bella somma per chi ormai si esibisce in teatri spesso semi - vuoti.
Grillo non ci ha visto più. Gli occhietti gli si sono illuminati al fulmicotone, come quelli di Paperon de Paperoni quando mostrano lampeggianti il simbolo del dollaro.
Il comico ha fatto un salto degno di un campione, ha piroettato su sé stesso, ed è atterrato al suolo manco fosse Jeeg Robot.
Ha inseguito Conte per baciarlo in bocca, lo ha raggiunto, lo ha stroppicciato di effusioni, si è commosso, ha pianto, si è impiastricciato il barbone di lacrime e se ne ha andato via saltellando come una farfalla innamorata a Sampierdarena.
La pagnotta, ancora per un anno, era salva.
Il giorno dopo, per riconoscenza, è piombato sul suo blog a scrivere che “le persone di destra sono più propense alle fake news”.
Si sa, ora si deve arruffianare nuovamente Elly la Fluida.
Sentire parlare il fondatore dei Cinque Stelle contro le fake news è come sentire parlare Enrico Letta di serenità.
Basta ricordare quando ammorbava con i suoi post su una fantomatica palletta di gomma che –a suo dire- lavava i panni in lavatrice senza detersivo.
Ma torniamo agli sghei.
Sotto promessa di anonimato i pentastellati si scatenano, come riporta Libero:
«Assurdo parlare di reddito di cittadinanza e poi pretendere somme del genere»,
“Conte ha deciso di venire a patti con Grillo: tu non mi rompi i c...i sulla gestione politica del Movimento e io ti rinnovo il contratto». «A Beppe diamo il vitalizio noi».
Insomma, gli eletti per il M5S non sono in genere delle vette di sapere ma anche se non sono degli Oppenheimer qualche conto se lo sanno pure fare e hanno capito finalmente di che pasta è fatto il Capo e soprattutto che i soldi li frega a loro.
Come tutti i movimenti populisti i Cinque Stelle hanno pensato solo ai fatti loro e alla propria carriera personale.
Prima delle elezioni la maggioranza non aveva un lavoro, né arte né parte, e quello che è accaduto dopo non c’è bisogno di ricordarlo.
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