Politica
Manovra, taglio delle tasse e rottamazione diventano 'mini'. Sempre meno risorse per colpa dei venti di guerra
Riarmo e minacce russe incidono sulla Legge di Bilancio

Giancarlo Giorgetti
Le nuove ipotesi su Irpef e rottamazione alla luce dello scenario internazionale sempre più critico
Inversamente proporzionale è l'espressione corretta che mette insieme i venti di guerra, sempre più burrascosi, e la prossima Legge di Bilancio per il 2026. Il Cremlino è uscito allo scoperto e, dopo gli sconfinamenti dei droni russi sui cieli dei Paesi Nato e la risposta dell'Alleanza Atlantica con l'operazione 'Sentinella dell'Est', ha affermato che, di fatto, "è già in guerra con la Nato". Il tutto mentre il ministro Guido Crosetto, titolare della Difesa, afferma onestamente che il nostro Paese non è pronto in caso di attacco. Tesi rilanciata anche oggi sebbene con parole un po' meno nette.
Una situazione internazionale incandescente se si considera anche l'invasione di terra di Israele a Gaza City, che non ci tocca direttamente ma anche aumenta le tensioni interne e il rischio di terrorismo da parte di cellule islamiste. In questo contesto da Terza Guerra Mondiale risuonano forti e chiare le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti domenica scorsa alla festa nazionale dell'Udc quando ha ammesso che il taglio dell'Irpef e la rottamazione delle cartelle esattoriali sono obiettivi del governo sottolineando però che "la spesa per la difesa incide sul bilancio dello Stato".
E qui ormai non è soltanto l'impegno preso da Giorgia Meloni, e dagli altri leader europei, con Donald Trump di crescere al 5% del Pil per la spesa in armamenti, anche se gradualmente, ma si tratta di una situazione di emergenza con il rischio escalation altissimo. Con questi chiari di luna, tetri e foschi, ci saranno ben poche risorse per la manovra e per mantenere le promesse elettorali e accontentare gli appetiti dei partiti del Centrodestra.
Sulla riduzione delle tasse per il ceto medio, ad esempio, anziché il taglio dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a 60mila euro lordi annui - battaglia sulla quale il vicepremier Antonio Tajani e tutta Forza Italia insistono quotidianamente - si arriverà a un mini-taglio: o di un solo punto, al 34%, fino a 60mila euro o di due punti, al 33%, ma solamente fino a 50mila euro lordi annui di reddito. Costo due miliardi di euro anziché quattro.
E anche la rottamazione delle cartelle, cara al vicepremier Matteo Salvini e alla Lega, non sarà di 120 rate in dieci anni ma ora si parla di una soluzione dimezzata a 60 rate e con un limite abbastanza basso, fino a 10 o massimo 15mila euro di debito con il Fisco. Insomma, più spirano i venti di guerra da est, più la minaccia russa è forte e concreta e più la Nato e l'Italia devono correre ad armarsi e a difendersi e più la manovra economica si fa mini. Appunto, venti di guerra e Legge di Bilancio sono inversamente proporzionali.
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