Il caso Marò spacca il governo tecnico. Terzi: "Non ho un secondo fine"

"Cio' che ho fatto potra' piacere a molti e dispiacere ad altrettanti, ma di una cosa mi permetto di essere certo: ho fatto cio' in cui credevo, rispondendo solo alla mia coscienza". Cosi' l'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, e' tornato a precisare le sue motivazioni nella vicenda delle dimissioni alla Camera legate al caso maro' dopo le dichiarazioni di ieri del presidente del Consiglio Mario Monti all Camera. "Le mie riserve al rientro in India dei nostri due sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - ai quali va nuovamente la mia piena solidarieta' - ha aggiunto Terzi in una lunga dichiarazione - le avevo espresse in tutte le sedi di governo, anche formalmente, insieme alle mie preoccupazioni sulle garanzie certe da ottenere da parte indiana.
"In molti mi hanno chiesto un commento alle dichiarazioni rese ieri dal presidente del Consiglio all'aula della Camera" ha detto Terzi. "Tali dichiarazioni confermano - contrariamente a quanto inizialmente dichiarato - che la decisione di trattenere i maro' in Italia e' stata presa collegialmente da tutto il governo, e non e' stata frutto di qualche mia "iniziativa personale". "Tale decisione - ha proseguito il diplomatico -, frutto di un modificarsi in senso positivo e concreto dello scenario, con la sentenza indiana del 18 gennaio che per la prima volta ammetteva che l'incidente e' accaduto in acque internazionali - e' stata da me resa pubblica solo dopo l'approvazione da parte della presidenza del Consiglio e dei ministri interessati di un comunicato stampa e della sua relativa diramazione, e anche questo comunicato fu elaborato collegialmente" ha ribadito l'ex ministro.
"Come funzionario dello Stato ligio da 40 anni alle procedure delle istituzioni, non posso che respingere quindi al mittente le accuse di "aver informato" la stampa con eccessivo anticipo, ed e' utile sottolineare come io non abbia mai anticipato notizie in modo autoreferenziale tale da influire negativamente sui rapporti con l'India o sulla gestione del dossier maro'". "Aggiungo - ha concluso l'ex ministro - dato che molti mi hanno chiesto lumi in proposito, che ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni, atto che ritengo legittimo in democrazia, in occasione della mia audizione alla Camera, non per perseguire chissa' quale finalita' personale, ma perche' trattandosi di una vicenda che mi ha coinvolto a livello istituzionale e personale, ho ritenuto proprio in quel momento - per rispetto delle verita' che stavo riferendo in Parlamento, massima sede delle Istituzioni democratiche - che si rendesse per me impossibile proseguire nel mio impegno di governo".