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Politica
Italia-Cina, Alemanno: "Irrazionale uscire dalla Via della Seta"
Alemanno via della Seta


SI è svolto oggi al Grand Hotel di Trento il convegno "La muraglia infinita. Prospettive e fantasmi lungo la Via della Seta" promosso dal think tank di studi internazionali "Il Nodo di Gordio" con la partecipazione di Michele Geraci, economista e promotore dell’accordo come Sottosegretario del Governo Conte, Gianni Alemanno, portavoce del Forum dell’Indipendenza italiana, Marco Rizzo, Segretario di Democrazia sovrana e popolare, Mirko Bisesti, Assessore alla cultura della provincia di Trento e dei rappresentati locali di Confindustria e di Confcommercio.

"Il Nodo di Gordio" ha promosso questo convegno nella convinzione che “non si può affrontare una scelta così importante senza un’adeguata riflessione che coinvolga anche la società civile e il mondo delle imprese, perché è in gioco uno degli assi strategici del nostro commercio internazionale che non può essere sacrificato agli umori politici del momento”.

Il tema è stato introdotto dall’ex-sottosegretario Geraci: “Come il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha ribattuto al ministro Tajani, il memorandum Via Della Seta con la Cina ha già prodotto dei significativi vantaggi economici, nonostante la difficilissima congiuntura internazionale tra guerra e COVID. Il nostro export verso la Cina è cresciuto del 22% tra i 2018 e 2021, più velocemente di Francia e Germania, e quindi centrando proprio uno degli obiettivi dell’accordo. Inoltre la cooperazione per lo sviluppo dell’Africa e quindi la riduzione flussi migranti vengono messe a rischio da una possibile scellerata uscita dall’accordo.”

“Sulla base dei numeri evidenziati da Geraci, è chiaro che uscire dalla Via della seta è un gesto irrazionale contrario al nostro interesse nazionale” ha dichiarato Gianni Alemanno. “Il Governo Meloni rischia di essere più realista del Re, perché, anche senza una specifica sollecitazione da parte degli Stati Uniti, si vuole fare un nuovo sgarbo gratuito alla Cina, dopo l’impegno di mandare la portaerei Cavour nell’Indo-pacifico. Ne pagheranno il conto le nostre piccole e medie imprese che avranno molta più difficoltà ad esportare in Cina e la nostra capacità di attuare realmente il ‘Piano Mattei’ con una vera penetrazione economica nel fondamentale scenario economico dell’Africa dove la Cina pesa sempre di più.”  

“E chiaro che a Giorgia Meloni di revocare la Via della Seta glielo hanno chiesto gli americani, e se non glielo hanno chiesto è ancora peggio. L’Italia deve avere una posizione intermedia tra l’Occidente e il mondo dei Brics ed è per questo che revocare il memorandum con la Cina è un’ulteriore errore non solo politico ma anche economico.” Ha dichiarato Marco Rizzo, dimostrando una sostanziale convergenza con il punto di vista espresso da Gianni Alemanno

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