L'Italia di oggi a rischio dittatura... di Cosimo Scarcella
di Cosimo Scarcella
Forse è giunto il tempo d’accogliere un suggerimento di Giulio Andreotti: “A parlare male si fa peccato, ma di solito si indovina”. Ai nostri giorni la scena politica italiana sembra ripercorrere il clima degli anni 1919- 1922, e quella mondiale sembra richiamare scenari degli anni precedenti il secondo conflitto mondiale. Dopo il primo conflitto mondiale in Italia, infatti, dominò la sfiducia nel Parlamento, impotente a legiferare e ridotto di fatto a ruolo di pura figura; l’autorevolezza della stessa Monarchia aveva perduto ogni valore. Nessuno immaginava ciò che aspettava l’Italia; nemmeno Benedetto Croce intuì subito la gravità della situazione: se ne accorse solo dopo il discorso di Benito Mussolini al Parlamento il 5 gennaio 1925. Ai nostri giorni assistiamo a un Capo del Governo che “non accetta lezioni da nessuno”; che, suscettibile ad ogni osservazione, potente “rullo compressore” non sospetta nemmeno che possa imbattersi in qualche pericolosa voragine; che ‘oscura’ chiunque possa farlo apparire ‘secondo’ e dà, invece, visibilità a chiunque gli dà sicura e piena solidarietà; che decide e impone – ovviamente “per il bene dell’Italia” come lo vedono lui e il suo palazzo - i suoi programmi, misconoscendo il diritto almeno d’interpellare gli interessati; che reputa oltraggio e chiama ricatto ogni richiesta che non sia stata prevista e offerta da lui; che ritiene vittoria nazionale ciò che è puntigliosa pretesa del “suo” potere. E’ ora, quindi, di prestare attenzione al monito del Divo Giulio: è preferibile pensare e parlare male facendo peccato, anziché correre certi rischi! La scena mondiale, poi, presenta la follia del potere politico ed economico molto simile a quella del 1939: impossessarsi di territori ritenuti strategici, ostentare minacciosa forza militare, ricattare gli altri con vendette di natura economica. Non erano le stesse insanie del nazismo e del fascismo? Oggi esagerazioni e fantasmi fatui? Sembra, comunque, che si stia ai limiti massimi dell’equilibrio morale e politico e che sia davvero attuale la necessità di grande attenzione e vigilanza. La febbre del potere rischia di far perdere lucidità e onestà, facendo apparire come vero ciò che è solo fantasticheria lontana dalla quotidianità, che vive ogni cittadino. Da parte nostra ci schieriamo con Erasmo da Rotterdam: “Vengano resi i massimi onori – esorta nel Lamento della pace - a chi ha contribuito a tener lontano la guerra, a chi ha ristabilito la concordia con la sua intelligenza o il suo discernimento”.