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Politica
Lega, Siri: "Nessuna polemica con il mio partito"

 

Armando Siri non si dimette e nella Lega "nessuno lo molla". E' quanto affermano fonti leghiste, interpellate sugli sviluppi della vicenda del sottosegretario indagato per corruzione. Siri, viene spiegato, non fara' un passo indietro prima che il premier Giuseppe Conte ne proponga la revoca. Dunque, la vicenda potrebbe decidersi nel Consiglio dei ministri in programma la prossima settimana, tra mercoledi' e giovedi'.

Lega, Siri: "Nessuna polemica con il mio partito"

Non esiste alcuna polemica con il mio partito che, anzi, ringrazio per tutte le manifestazioni di affetto, vicinanza e solidarietà dimostrate in questi giorni". Lo scrive, su Facebook, il sottosegretario al Mit, Armando Siri, al centro, nelle ultime settimane, di una vicenda giudiziaria. "Da giorni non rilascio alcuna dichiarazione né intervista agli organi di informazione, proprio per il rispetto che si deve in questi casi all'autorità giudiziaria, che è giusto che conduca le sue indagini e ascolti le parti interessate senza vizi di comunicazioni esterne. Leggo invece in queste ore dichiarazioni riportate a mio nome che, tengo a sottolineare, sono da ritenersi in assoluto destituite di ogni fondamento", conclude il post.

Siri: revoca sottosegretari spetta a governo, firma Colle solo formale - Il caso Siri arrivera' al Quirinale ma solo per un passaggio assolutamente formale, come gia' successo in passato per gli altri casi di revoca di sottosegretari, dopo che il rapporto di fiducia con ministro e presidente Consiglio era venuto meno. La revoca cosi' come la nomina di un sottosegretario e' infatti un atto di indirizzo politico che spetta unicamente al governo. La firma del presidente della Repubblica e' dunque un atto dovuto puramente formale. Lo si evince dai precedenti, non pochi, che sono avvenuti negli anni passati. Per la revoca, come per la nomina, infatti si deve fare riferimento alla legge 400 del 1988 che disciplina l'attivita' di governo e reca l'ordinamento della Presidenza del consiglio.

Nei casi precedenti di revoca di un sottosegretario, come ad esempio avvenne nel 1993 per Antonio Pappalardo, tale revoca venne stabilita "visto l'articolo 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400". Nel decreto si prende atto della legge 400 e del decreto di nomina, poi si registra il venir meno del rapporto di fiducia, preso atto, anche nel caso Siri come in alcuni precedenti, del ritiro delle deleghe da parte del ministro. Dunque l'iter gia' sperimentato prevede che su proposta del Presidente del Consiglio, di concerto con il ministro interessato e sentito il Consiglio dei Ministri, il Presidente della Repubblica firma il decreto con cui si revoca la nomina del sottosegretario, decreto che deve essere controfirmato dal Presidente del Consiglio e dal ministro interessato. La revoca viene poi comunicata alla Corte dei Conti per l'opportuna registrazione.

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