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Politica
M5S, Aiello: “Da Di Battista un sms e Morra mi ha detto di andare avanti”

Due post affidati alla sua pagina Facebook, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Il primo, ieri mattina, in cui l’ormai ex deputata del M5s Piera Aiello annunciava la sua decisione di abbandonare il Movimento, ed il secondo, oggi, in cui spiega a chi sostiene che abbandoni i Cinque stelle per i soldi che “una manciata di euro non valgono 30 anni di lotta alla mafia”. Siciliana e testimone di giustizia, Aiello, intervistata da Affaritaliani.it, infatti, puntualizza: “Il fatto che non restituirò più al Movimento non significa che intascherò quei soldi. Ci sono tante iniziative e progetti da sostenere. Ho già individuato, per esempio, dei ragazzi disagiati di una scuola di rugby. Non esiste solo il fondo del microcredito”.

Aiello, per fare un secondo post quest’oggi significa che è stata sommersa di offese e insulti?
Dopo il post di oggi, in cui ho spiegato in maniera chiara ciò che ho intenzione di fare e il lavoro che mi attende e che devo assolutamente portare a termine, ho ricevuto tante attestazioni di solidarietà.

Ieri invece sono piovuti attacchi?
Nessun attacco. Anche perché nel Movimento mi conoscono bene. Ho ricevuto anzi diversi post di solidarietà dai colleghi, penso per esempio a Vittoria Baldino, ma anche da parlamentari di altri partiti. E’ il caso dei colleghi della Lega con cui lavoro in commissione Antimafia.

Dei big del Movimento chi si è fatto vivo con lei?
Nessuno. Ho ricevuto un messaggio di solidarietà da Alessandro Di Battista e una telefonata del presidente dell’Antimafia Nicola Morra.

E’ dispiaciuta?
Sono dispiaciuta, ma anche fermamente convinta del fatto che tutti siamo necessari e nessuno sia indispensabile.

Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e l’ha spinta ad abbandonare le fila del M5s?
La vicenda delle scarcerazioni di detenuti al 41bis.

Sembrava che quel capitolo si fosse chiuso già prima dell’estate.
Ho voluto aspettare che si concludesse l’intero iter delle audizioni. L’ultimo che abbiamo audito è stato Basentini (ex capo del Dap, ndr). E’ stato subito dopo che ho maturato la convinzione che la responsabilità dell’accaduto fosse anche del ministro Bonafede che ha avallato quella famosa circolare.

Bonafede, quindi, ai suoi occhi è bocciato senza appello?
Io sono per la trasparenza. Di fronte a un errore era più corretto, secondo me, ammettere di aver sbagliato e non scaricare la responsabilità sui magistrati. I magistrati avranno le loro colpe, ma non sono i soli.

In realtà, nel suo post, sul guardasigilli si spinge anche oltre e, a proposito del lavoro parlamentare, scrive: “È sempre il ministro a decidere tutto e sicuramente non in autonomia”. Cosa vuol dire con queste parole?
E’ semplice: che sul ministro pesa troppo l’entourage ministeriale. Ma le pare normale che in commissioni Giustizia si debbano puntualmente ritirare emendamenti? Il lavoro deve essere sinergico, ma non può essere unilaterale.

Non risparmia critiche neppure a Crimi, annoverato nella lunga teoria di sottosegretari e viceministri dell’Interno che si sono susseguiti dal ’91 ad oggi.
Crimi ha audito diversi testimoni di giustizia, ma a questi testimoni non sono state date risposte. Nessuno pretende che arrivino solo responsi positivi, ma almeno che arrivino. In questo limbo, invece, le problematiche si incancreniscono.  

Pollice verso pure a Crimi come capo politico?
Ha un ruolo di reggenza e non può agire diversamente da come fa. Non ha un’investitura tale da potere prendere decisioni e portarle avanti da solo.

Chi comanda in questo momento nel Movimento, allora?
Non c’è una persona in particolare. La vecchia guardia, diciamo, che ha un po’ le redini della situazione. In attesa degli Stati generali. Ma il Movimento è dilaniato da malumori e correnti. C’è chi resta fedele al credo di Gian Roberto Casaleggio e chi, invece, si è piegato alle logiche della politica. E i riflessi di queste divisioni si riverberano anche nel malcontento dei meetup.

Non le piace più, insomma.
Diciamo che non è più il Movimento in cui credevo. Quest’evoluzione non mi piace, non risponde ai valori fondativi. Ora si passa sopra regole che per noi erano una bussola. E il caso Raggi, che rischia di aprire la strada al terzo mandato per i parlamentari, ne è la prova.

Non sarà che si è sentita abbandonata o poco considerata?
Le faccio un esempio: con Di Maio abbiamo sempre collaborato. Ho trovato porte aperte. Anche di recente quando abbiamo lavorato insieme per il rientro dei ragazzi Erasmus per via dell’emergenza Covid.

A proposito di regole M5s, però, nel Movimento vige anche quella delle dimissioni contestuali dal gruppo e dal Parlamento. Come la mettiamo?
Ma io non posso lasciare. Ho un lavoro iniziato da portare a termine ed è proprio questo lavoro, non essendo io una disoccupata, che mi ha spinta ad entrare in Parlamento. Ci sono ben due disegni di legge che devono vedere la luce, uno su testimoni e collaboratori di giustizia in seconda Commissione ed un altro sugli imprenditori vittime di racket, che dovrebbe essere assegnato alla Affari costituzionali. E poi c’è il coordinamento in Commissione Antimafia del comitato sui testimoni e collaboratori di giustizia. Siamo a 45 audizioni, il lavoro va portato avanti fino alla stesura delle relazioni finali.

Ma è davvero convinta di riuscirci senza avere più alle spalle un gruppo politico numeroso come il M5s?
Certo che sì. Anche il presidente Morra, con cui ho un ottimo rapporto, nella sua telefonata mi ha appunto detto che devo continuare a portare avanti il lavoro. Ed è quello che farò.

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