Tasse e Manovra, M5S: "No alla patrimoniale, che semmai deve essere europea. Ecco la nostra ricetta sul Fisco" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:32

Tasse e Manovra, M5S: "No alla patrimoniale, che semmai deve essere europea. Ecco la nostra ricetta sul Fisco"

Parla Gianmauro Dell’Olio, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera

Di Alberto Maggi

"Il recupero di fondi andrebbe effettuato dove si sono generati negli anni gli extraprofitti bancari, energetici, farmaceutici"


"Come M5S siamo contrari alla patrimoniale, e questo credo sia corretto ribadirlo subito per essere chiari e sgombrare ogni dubbio". Lo afferma ad Affaritaliani Gianmauro Dell’Olio, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera. "Il recupero di fondi andrebbe effettuato dove si sono generati negli anni gli extraprofitti bancari, quelli energetici, quelli farmaceutici, e occorrerebbe spingere davvero su una Digital Tax sui colossi del web, quindi sul reddito e non sul patrimonio".

"E’ però d’altro canto corretto pensare che dove si accumula una massiccia concentrazione di ricchezza, il criterio della progressività inserito nella nostra Costituzione, non in teoria, ma nei fatti, si riduce: le grandi ricchezze hanno quasi sempre al loro interno (potremmo azzardare sempre) una componente più o meno grande di attività finanziarie, che vengono tassate in maniera ridotta (dal 12,5% per i titoli di Stato tipo i BTP, al 26% per fondi e altre azioni e obbligazioni) in via sostitutiva e finale. Il reddito delle persone fisiche si è ridotto inoltre a tre sole aliquote, di cui la più alta è pari al 43%, quindi molto più “importante” rispetto al livello di tassazione definitiva delle attività finanziarie", sottolinea il deputato pentastellato.

"Questo mix quindi di reddito finanziario e reddito di attività imprenditoriale contribuisce a ridurre - di fatto - quel 43% prima citato, e questo potrebbe portare a ritenere che – in effetti – una tassa patrimoniale potrebbe generare una maggiore equità. E una progressività di fatto. Altra cosa, rispetto a una patrimoniale tout court, è invece ipotizzare una tassazione sui grandi patrimoni a livello europeo: questa non è una idea solo del M5S. Il G20 nel 2024, dopo aver affidato un lavoro ad hoc all'economista francese Gabriel Zucman, ha proposto di tassare i “super ricchi”. Questa idea è stata poi dettagliata dallo stesso nel corso del recente “Tax Symposium” tenutosi a Bruxelles, dove ha proposto un'aliquota del 2 o del 3% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro".

"Parliamo, in Italia, di un numero estremamente ridotto di persone, intorno alle 500-600 (non ci sono dati precisi al momento) che potrebbero versare fra gli 8 e i 15 miliardi di euro. A livello europeo le cifre oscillano fra i 70 e i 120 miliardi di euro.  Ma la formulazione di una tassa siffatta non può essere italiana, dovrebbe essere effettuata a livello europeo, altrimenti ci saranno rapidi spostamenti dei capitali da un Paese all’altro, senza beneficio alcuno per il Paese che dovesse decidere di applicarla", aggiunge Dell’Olio.

"Credo che l’attuale governo Meloni, che presenta il record di pressione fiscale da 10 anni a questa parte (42,8%) debba invece pensare ad abbassare le tasse per sostenere i salari e stimolare per questa via consumi e domanda interna, al contrario di quanto sta facendo con l’attuale Legge di Bilancio, nella quale ha certificato nel testo che non ci saranno impatti per la crescita del Paese, visto che la crescita prevista a legislazione vigente, ossia al netto degli effetti delle misure previste dalla Legge di Bilancio, è identica a quella della previsione programmatica, che invece include l’impatto delle nuove norme".

"Quindi, in conclusione, sebbene il M5S sia contro la patrimoniale in senso stretto, riteniamo che – a causa della fortissima sperequazione esistente fra le varie fasce della popolazione, che si è acuita di più negli ultimi anni – il tema di una tassazione spot sulle grandi ricchezze vada affrontato, anche se prima di questo si deve affrontare e gestire il problema dell'evasione fiscale e della corruzione, che costano all’Italia oltre 150 miliardi di euro l’anno", conclude Dell'Olio.

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