Europa, giustizia, banche e tasse: i figli di Berlusconi dettano l'agenda a Meloni e al governo. Forza Italia in linea - Affaritaliani.it

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Europa, giustizia, banche e tasse: i figli di Berlusconi dettano l'agenda a Meloni e al governo. Forza Italia in linea

Nel secondo anniversario della morte del Cav il segnale al governo

Di Alberto Maggi

Un programma di governo, praticamente, quasi come se Marina fosse la premier e non Giorgia Meloni


Sono risuonate forte e chiare le parole di Marina Berlusconi a Palazzo Chigi nel secondo anniversario della morte di Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia e più volte presidente del Consiglio. Quando la primogenita del Cavaliere ha affermato che suo padre "è stato uno dei più convinti sostenitori di una maggiore unione tra i Paesi europei e già nel 1994 auspicava una politica estera comune e una difesa comune" ha lanciato un messaggio netto sull'indirizzo della politica estera che dovrà adottare il governo.

Ma non solo Ue, Marina ha anche parlato di politica interna: "La riforma della giustizia è e deve restare una priorità perché un Paese in cui la giustizia non funziona è un Paese destinato a fallire. Certo, non mi illudo che basti una riforma per restituire questo Paese alla piena civiltà giuridica, ma penso che rappresenterebbe decisamente un importante passo avanti. E poi servirebbe anche altro. Andrebbe introdotta una vera e propria responsabilità civile dei magistrati, in nome di un principio sacrosanto che dovrebbe valere anche per loro: è giusto che chi sbaglia risponda dei propri errori".

Un programma di governo, praticamente, quasi come se Marina fosse la premier e non Giorgia Meloni. La quale, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, ha recepito il messaggio. E infatti, nonostante le resistenze della Lega e seppur con estrema cautela, ha promesso al segretario generale della NATO Mark Rutte, nel faccia a faccia di ieri a Palazzo Chigi, un maggior impegno non solo e non tanto nell'incremento delle spese militari quanto proprio nella costruzione di un esercito comune, o quantomeno di una difesa comune, del Vecchio Continente. In linea quindi con la posizione di Emmanuel Macron e Friedrich Merz, presidente francese e cancelliere tedesco, e nonostante le resistenza della Lega rappresentata a Bruxelles e a Strasburgo dall'euro-scetticissimo vice-segretario Roberto Vannacci.

Quanto al fronte interno, non a caso, delle tre grandi riforme dell'esecutivo l'unica che cammina spedita è quella costituzionale sulla giustizia, tanto cara a Forza Italia. Mentre il premierato verrà cambiato alla Camera e servirà un altro passaggio al Senato e l'autonomia regionale che vuole la Lega è finita su un binario morto e non vedrà la luce, dopo i rilievi della Consulta, fino al 2026. Non solo. Anche sul fronte finanziario i Berlusconi alzano la voce e sul caso UniCredit-Banco Bpm non vogliono che il governo insista con il Golden Power e non a caso i ministri azzurri hanno fatto mettere a verbale in Cdm che la misura vale solo per "difendere interessi strategici nazionali". Un modo per dire lasciamo libero il mercato e soprattutto gli azionisti di decidere, non il Mef e/o Palazzo Chigi.

Una linea, quella di Marina Berlusconi condivisa anche da Pier Silvio e dagli altri tre figli del Cavaliere, che è in netta contrapposizione con la Lega e che stride con diverse scelte anche della premier Meloni. Infatti la famiglia Berlusconi spinge per la riduzione dell'Irpef al ceto medio e non vuole la rottamazione del Carroccio, che aiuterebbe i piccolissimi imprenditori e non i colossi come Fininvest-Mediaset.

E sul piano europeo vuole la totale sintonia con Bruxelles e soprattutto con Berlino visti gli interessi del Biscione soprattutto in Germania. Insomma, una linea quella dei Berlusconi diversa da quella di Fratelli d'Italia e diametralmente opposta a quella della Lega. E siccome uno più uno in politica spesso fa tre, secondo fonti qualificate l'affondo di Simone Leoni,  segretario nazionale giovani di Forza Italia, contro Vannacci al congresso che lo ha recentemente eletto (presente Antonio Tajani) fosse proprio un chiaro segnale in questa direzione e non un attacco estemporaneo e a sorpresa. Ecco spiegate le divisioni nella maggioranza.