Meloni è riuscita a dimostrare le divisioni delle opposizioni. Gli attacchi al premier time un favore al governo - Affaritaliani.it

Politica

Meloni è riuscita a dimostrare le divisioni delle opposizioni. Gli attacchi al premier time un favore al governo

Corsa tra le minoranze a chi la sparava più grossa

Di Alberto Maggi

La strada per costruire un fronte comune anti-Meloni e Centrodestra sarà lunga e tortuosa


Il premier time di Giorgia Meloni al Senato, al di là dello scontro-bagarre (atteso) con Matteo Renzi, ha mostrato sottotraccia le divisioni palese nelle opposizioni. Ufficialmente e formalmente tutte unite nell'attaccare la presidente del Consiglio, tranne Azione di Carlo Calenda, partito con il quale continua il dialogo con la maggioranza soprattutto sul fronte della riforma della giustizia ma non solo.

Leggendo però le dichiarazioni degli esponenti delle minoranze è sembrato di vedere una corsa a chi la sparasse più grossa contro il capo del governo. Medaglia d'oro sicuramente al Movimento 5 Stelle che in Aula prima con il capogruppo Stefano Patuanelli e poi ai giornalisti con il leader Giuseppe Conte ha rispolverato la mitica "supercazzola" per criticare in toto l'operato dell'esecutivo e le parole della premier. Debora Serracchiani, componente della segreteria del Pd, ha attaccato parlando di "faccia tosta" della presidente del Consiglio mentre la senatrice Dem Simona Malpezzi, riformista, è stata molto più cauta parlando di mancate risposte e ricordando come dal Pd siano sempre arrivate proposte (inascoltate) e non solo critiche.

Durissimo ad esempio sui migranti il segretario di PiùEuropa Riccardo Magi (“Una abile mossa da trecartara"). Insomma, una corsa con toni diversi a sparare sulla premier, sapendo della diretta tv vista da milioni di italiani, per cercare più consenso che entrare nel merito delle questioni. Fatto sta che l'appuntamento in aula a Palazzo Madama di Meloni, voluto dalle opposizioni e rimandato per la morte di Papa Francesco, ha oggettivamente rafforzato la maggioranza malgrado le divisioni che nel Centrodestra ci sono e non solo sulla politica estera. Ma come sempre quando le minoranze attaccano, come sulle mozioni di sfiducia individuali ai ministri Carlo Nordio e Daniela Santanché, il governo e la maggioranza si ricompattano.

Una plastica dimostrazione che la strada per costruire un'alternativa all'esecutivo meloniano sarà lunga e tortuosa. Anche perché, ad esempio, dal M5S è arrivato anche un pesante affondo contro Ursula von der Leyen sul tema delle armi e della difesa. Un tema certamente non condiviso da almeno mezzo Pd, da PiùEuropa e nemmeno dai centristi di Renzi (per non parlare di Calenda). In definitiva, nonostante le spaccature che ci sono nel governo su riforme, lavoro e salari e politica internazionale, la forza del Centrodestra sta soprattutto nelle debolezze e nelle divisioni palesi, con una corsa a chi fa più opposizione all'esecutivo, delle opposizioni.