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Politica
Nelle feste scompaiono le sardine, i francesi in piazza anche a Natale

Tra le nostre sardine e i manifestanti francesi che lottano contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron paiono esserci un paio di differenze.

 

Innanzitutto le prime sembrano essere praticamente sparite sia dalle piazze che dai media.

A Natale scomparse le sardine, i manifestanti francesi no

Saranno forse le feste natalizie, il freddo, il cenone o fuochi di fine d’anno o la chiusura delle trasmissioni ‘politically oriented’ a tenerle lontane.

Eppure la lotta senza quartiere che si propongono, contro il razzismo, il fascismo e a favore della libertà dovrebbe invece obbligarle a tenere alta la guardia.

Non si sa mai. I fascisti d’assalto nostrani potrebbero sfruttare proprio il Capodanno per sferrare un tremendo colpo di Stato alla democrazia italiana tra fuochi d’artificio e colpi di mortaio. La presa del potere sarebbe ad un passo.

 

I manifestanti francesi invece, meno attaccati a questi temi nobilissimi ma lontani, paiono più preoccupati delle loro pensioni. Sono in piazza da quasi un mese, Natale si, Natale no, freddo si, freddo no; i padri a fianco dei figli, le mogli accanto ai mariti.

Tutti uniti nella consapevolezza che sia meglio perdere uno o due salari in un mese piuttosto che sacrificare le pensioni proprie e quelle future dei figli.

A Natale scomparse le sardine, i manifestanti francesi no

‘Meglio perdere un Natale, non è così grave, piuttosto che le pensioni dicono in coro alcuni manifestanti decisi a combattere non contro l’opposizione, come curiosamente fanno le sardine nostrane, ma contro il Governo e il Presidente Macron in primis.

 

Un Governo, che a detta dei più, sarebbe responsabile di voler modificare il sistema pensionistico in maniera radicale, mettendo al posto degli attuali 42 regimi differenti un solo sistema universale per punti.

 

E nello sciopero tutti i lavoratori sono uniti, indipendentemente dal credo politico.

 

Uniti per una battaglia di libertà che si domanda se sia necessario continuare con una società solidale o si debba per forza passare  ad una società puramente individualista, dove ognuno debba pensare a se stesso. Nessuno neanche per un momento penserebbe di manifestare per trenta e passa giorni contro il razzismo, il fascismo e a favore della libertà.

 

E la battaglia dei francesi è pure una battaglia di orgoglio di gran parte della società francese. Infatti accanto agli scioperanti vi è pure la gente comune che sostiene gli sforzi con esborsi solidali raccolti nelle piazze e soprattutto con una colletta su internet che ha già superato il milione di euro.

 

Perché, in quel di Francia, le battaglie si fanno in aiuto a qualcuno o contro qualcosa che infetta il territorio e si mette in gioco parte del proprio salario.

Qui da noi sarebbe opportuno farle a favore dei lavoratori di Taranto, a favore di quelli delle molte fabbriche in crisi, contro una disoccupazione che in certe aree del paese tocca il 60% dei giovani, contro un’evasione ’stellare’, contro corruzione e mafia, veri cancri del Paese.

 

Il Paese Italia ha forse più bisogno di manifestazioni  contro questi macigni che non, con tutto il rispetto, di ‘passeggiate buoniste’ contro nemici inesistenti.

Forse sarebbe opportuno chiedersi se davvero da noi sia necessario manifestare a favore della libertà ( unico bene che il mondo ci riconosce) e contro razzismo e fascismo, ‘oggetti’ che, dalle nostre parti, fortunatamente non sono identificati.

 

La perseveranza dei ‘guerrieri francesi’ ha cominciato a dare qualche piccolo segnale. Il Governo sembra aver ceduto a riguardo di un piccolo gruppo minoritario ma molto visibile: quello delle ballerine dell’Opera di Parigi.

Per loro il nuovo regime partirà coi nuovi professionisti assunti dal 2022. Gli altri potranno continuare ad andare in pensione a 42 anni.

Il 7 gennaio invece si discuterà il grosso della riforma.

 

Vincerà il Governo o vinceranno i lavoratori?

Non è dato saperlo, quello che è certo che nessuno dei manifestanti sarà dopo, in tutte le sedi televisive, a raccontare e a raccontarsi quanto sia stato bravo e di quanto il Paese avesse bisogno di una simile mobilitazione.

No tutti torneranno a lavorare con l’orgoglio di aver fatto qualcosa per il paese pur con qualche sacrificio economico.

 

Da noi invece terminate le vacanze estive, magari ai mari o ai monti, le nostre sardine ritorneranno impavide contro l’unico nemico per cui sono nate, quel Matteo Salvini, leader della Lega, colpevole di essere un temibile avversario nella battaglia politica della roccaforte rossa emiliana.

 

Dal 27 gennaio, dopo le elezioni, ‘potremmo’ assistere alla dispersione del movimento sardiniano.

 

Faranno lo stesso gli organizzatori o rimarranno sedotti dalle luci della ribalta?   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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