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Palazzi & potere
A proposito del quesito referendario, parla Paolo Maddalena

La proposta di Renzi dei 5 punti da inserire sulle schede elettorali è menzognera ed ingannevole, e giuridicamente irricevibile ed inammissibile, perché pone delle domande prescindendo dal significato complessivo della riforma costituzionale, che è quello di danneggiare gli Italiani e favorire la finanza internazionale.
Quesito N. 1
“Superamento del bicameralismo paritario”
E’ un inganno, perché il superamento del bicameralismo paritario può avvenire in mille modi e non è proponibile una domanda astratta non espressamente riferita alle assurde modalità previste nella revisione costituzionale (accentramento dei poteri nell’esecutivo – svuotamento del Senato di persone che rivestono le caratteristiche proprie di chi deve svolgere le funzioni di Senatore – annientamento della garanzia costituzionale dell’art. 138 Cost. che consente anche al 20% degli Italiani di poter modificare anche la prima parte della Costituzione, in base alla vigente legge elettorale o a quelle possibili future).
Quesito N. 2
“Riduzione del numero dei parlamentari”
E’ un inganno, perché per ridurre il numero dei parlamentari non è affatto necessario sconvolgere l’intera Costituzione, modificando 47 articoli.
Quesito N. 3
“Contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”
E’ un inganno, perché la ragioneria generale dello Stato ha valutato il risparmio in 57 milioni annui, risparmio che poteva agevolmente ricavarsi da altre voci di bilancio, senza incidere su un organo costituzionale di così grande rilevanza democratica.
Quesito N. 4
“Soppressione del CNEL”
E’ un inganno, perché la soppressione del CNEL non incide e non comporta la modifica dell’intera Costituzione. Sarebbe stato sufficiente un articolo ad hoc.
Quesito N. 5
“Revisione del titolo V della parte II della Costituzione”
E’ un inganno, perché per eliminare le distonie del titolo V della Costituzione sarebbe stato sufficiente disporre una norma che prevedesse il valore costituzionale dell’interesse nazionale, il trasferimento della competenza dalle regioni allo stato per la realizzazione delle grandi reti di comunicazione nazionale e soprattutto non si sarebbe dovuta porre una clausola di supremazia dei poteri accentrati dello Stato sui poteri delle Regioni.
In realtà la riforma costituzionale Renzi-Boschi mira a favorire gli interessi delle multinazionali sugli interessi di tutti i cittadini, e a fare in modo che le leggi incostituzionali emesse in tal senso (Sblocca Italia, Jobs Act, Riforma della Scuola e della Pubblica Amministrazione) diventino conformi a Costituzione e non più annullabili dalla Corte Costituzionale in virtù della modifica della parte prima della Costituzione stessa, resa possibile dall’annientamento dell’Art. 138 Cost., come sopra detto.
Si ricordi che con lettera del 2013 la J.P. Morgan ha così scritto: “… Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (…) Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea… I sistemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni…”
In sostanza il Presidente del Consiglio pretende che gli Italiani, esprimendo il SI’ alla riforma costituzionale, accettino una disoccupazione senza fine, la svendita totale del territorio, l’aumento indefinito del debito, e la loro morte; e dichiarino di voler far prevalere il sistema economico neoliberista, e cioè un sistema economico predatorio, sull’idea keynesiana che ci ha assicurato 30 anni di benessere nel secondo dopoguerra e che ha dato luogo ad un sistema economico produttivo, di occupazione e sviluppo.


Paolo Maddalena
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale

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