Palazzi & potere
Brexit, leader a confronto
Brexit, due leaders a confronto
L’assassinio della deputata laburista Jo Cox, inevitabilmente condizionerà la campagna sul referendum che vedrà i cittadini britannici decidere se restare o meno in Europa. A questo proposito, alcuni politici ed organi di informazione “no politically correct”hanno esasperato la loro propaganda per la “Brexit” utilizzando termini inappropriati che possono far breccia in gruppi di persone o anche singoli individui facilmente condizionabili. E troppo spesso la stampa definisce come folcloristici gli atteggiamenti di un Johnson o di un Trump negli Usa, che deridono o additano al pubblico ludibrio come nemico pubblico chi non la pensa come loro.
Nella campagna elettorale per le politiche di un anno fa, il premier conservatore Cameron, per mettere al sicuro la vittoria e la sua riconferma, propose di concedere agli inglesi l’indizione di un referendum per decidere della permanenza in Europa, pur essendo lui favorevole alla collocazione della Gran Bretagna in seno all’Ue. Ora, forse l’aria è cambiata dopo l’omicidio della Cox, appare rischioso per Cameron essersi avventurato in questa vicenda, che lo vede in difficoltà all’interno del suo partito, con l’ex sindaco di Londra Johnson pronto a candidarsi al suo posto a Downing Street in caso di vittoria della Brexit. E in caso di sconfitta potrebbe addirittura riaprirsi un altro fronte, quello della Scozia, dove invece la maggioranza è favorevole alla permanenza nell’Ue e potrebbe così, in caso di uscita dall’Unione, richiedere un altro referendum per ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra, respinta meno di due anni fa. Allora fu importante il ruolo esercitato dall’ex premier Gordon Brown, che girò in lungo e in largo il suo paese per impedire il distacco dall’Inghilterra e quindi evitare il dissolvimento della Gran Bretagna. Ora lo stesso Brown sta facendo campagna nelle file laburiste per convincere i più riottosi dei suoi elettori a votare per il remain nella Ue, in modo da supplire allo scarso impegno del leader laburista Corbyn, molto freddo nei confronti dell’Europa. Questo, in qualche modo, restituisce onore ad un leader politico che salvò la Gran Bretagna dalla bancarotta nel 2008 dopo lo scandalo della Bank of Scotland, ma che poi non vide il suo sforzo riconosciuto dagli elettori che premiarono il più giovane e con maggior appeal Cameron.
Su questi temi si misura poi la vera stoffa dei leaders, anche perché in caso di Brexit un altro problema ben più grave si potrebbe riaprire: la questione irlandese, sopita ma mai risolta dopo gli accordi del Venerdi Santo del 1998, che ha fatto scomparire di fatto i confini tra Eire ed Irlanda del Nord. Una eventuale uscita dall’Ue da parte dell’Inghilterra e la permanenza dell’Eire all’interno dell’Europa riaprirebbe lo scontro tra nazionalisti cattolici irlandesi e unionisti filo inglesi, che ha provocato più di 3000 morti dal 1970 in poi.
Carlo Cotticelli