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Palazzi & potere
Coronavirus, Pd: ok a misure più dure ma solo se è per tutte le regioni

Dalle parti di Palazzo Chigi, dove impera un novello Churchill, la speranza è una sola: "Vedrete, molto presto nel resto d'Europa staranno peggio di noi e così sarà rivalutata anche l'azione del governo italiano". Magra consolazione, spiega Dagospia, dopo quello che è accaduto in Italia e che potrebbe ancora accadere. Perché gli ospedali della Lombardia sono ormai in tilt tanto che si dice stiano mettendo dentro anche medici che hanno solo la laurea, senza alcuna specializzazione. Siamo allo "stato di necessità".

Ma il Coronavirus, al di là della solidità di facciata, sta spaccando anche il centrodestra.  È un Nord contro Sud che ancora non si sa dove porterà. Sì, perché la proposta di Cirio, Zaia e Fontana (supportata da Salvini e Meloni) di chiudere praticamente tutto (fabbriche, negozi, imprese, aperti solo supermercati e farmacie) non ha avuto grandi apprezzamenti dalle altre regioni. Sicilia e Calabria, ad esempio, pur essendo di centrodestra, vedono questi provvedimenti troppo rigidi per come è la situazione nelle loro regioni.

Hanno paura che un blocco così totale potrebbe mettere in ginocchio le loro già non fiorenti economie locali. Così frenano. Il Lazio, del presidente Zingaretti, ha invece scelto un'altra via: sì a scelte anche più dure, ma solo se valgono in tutta Italia. "Sì a misure più restrittive, ma no ad un'Italia a macchia di leopardo. Si è visto che non funziona". In questo modo si toglie alla destra di Salvini e Meloni lo scettro di "iper rigoristi".

Ma soprattutto si cerca eliminare la grande paura: quello di un esodo di persone dalle tre regioni "chiuse completamente" in tutto il resto d'Italia. Magari portando il virus in zone non ancora molto contagiate. Ecco il perché della richiesta di misure unitarie. La palla passa al governo: cosa deciderà. Sembra che alla fine Conte opterà per dare facoltà alle singole regioni di fare ulteriori restrizioni. Dalle parti di Palazzo Chigi c'era la preoccupazione di ritornare nazionalmente su misure già dure e già approvate poco più di 24 ore fa, dando l'idea di un governo poco deciso.

Invece così saranno le Regioni a decidere, almeno nei loro territori. Funzionerà? Fra dieci giorni, col numero dei contagiati, le prime risposte. In tutto questo, rivela l'informatissimo Dagospia, al Quirinale sono sempre più preoccupati: le posizioni divergenti di maggioranza e opposizione sulla gestione dell'emergenza coronavirus rischia di indebolire ulteriormente il paese in un momento cruciale della sua storia. E c'è amarezza dalle parti del Colle perché ancora una volta non c'è solidarietà tra le forze politiche, nemmeno di fronte ad una sfida epocale per il paese. Tanto più se presto dovessero essere presi provvedimenti ancora più duri.

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