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Palazzi & potere
Editoria, Luca Ricci: ‘’La letteratura è un esperimento sulla realtà"

Luca Ricci, Gli Estivi ( La Nave Di Teseo, 2020)

 

Il primo autore che viene in mente leggendo Luca Ricci, pisano di nascita, romano di elezione, classe 1974 (ma lui non ricorda i suoi anni), è Goffredo Parise, specialmente quello de L’Odore del Sangue, anche se tanti sono gli scrittori di cui è successore: Dino Buzzati, Guido Morselli, Alberto Moravia. Ricci è autore raffinato, ironico, pungente. Cesellatore del genere racconto, romanziere che echeggia quell’ ‘’odore dell’origine della gioventù, della passione della vita’’( L’Odore del Sangue, Goffredo Parise), nessuno come lui in Italia scardina così in profondità i sentimenti, cadenza il tempo che è, ancora e per sempre, eternamente presente, irredimibile, avalla le ossessioni e ammanta le relazioni amorose di nuova luce. Se, come scriveva Marcel Proust, Marcel ne La Strada di Swann si trova leggendo davanti a una rivelazione, Luca Ricci, prima con Gli Autunnali (La Nave di Teseo) e ora con il suo ultimo romanzo, Gli Estivi (La Nave Di Teseo, 2020), ‘’L’amore realizzato distrugge se stesso […] Non c’è vero amore se non nell’impossibilità’’ - riesce pienamente nell’intento di infrangere ogni nostra certezza per abbandonarci alla narcosi del nostro tempo.

 

Gli estivi è il secondo capitolo di quella che hai annunciato come quadrilogia delle stagioni. Che rapporto c’è tra Gli autunnali e Gli estivi?

E’ un rapporto non immediatamente percepibile nella trama, l’elemento che in genere dà la continuità delle serie televisive che amiamo (che richiamano, non a casa, il feuilleton, e ambiscono a essere iper-romanzi). Direi che il raccordo nella quadrilogia delle stagioni è più in profondità, a tornare non è il plot, ma alcuni macro temi: amore, disamore, cultura, Roma. Il tutto viene declinato, come in una sorta di variazione musicale, nello scandire il tempo, nel sentimento del tempo.

 

Lo scrittore statunitense James Baldwin ha detto ‘’Si scrive solo di una cosa, della propria esperienza’’. Sei d’accordo e in che modo declini l’esperienza?

Io credo in una cosa leggermente diversa, penso che uno scrittore debba immaginare la propria esperienza. La letteratura è un’invenzione, senza questa prerogativa, senza questo sforzo, perde quel che ha di più importante: il suo carattere radicalmente sperimentale, ipotetico, fantastico (anche e forse soprattutto quando è realistica). La letteratura non è la realtà, è un esperimento sulla realtà, è un’ipotesi sulla realtà, è una fantasia sulla realtà.

 

Negli Autunnali l’oggetto dell’amore incompiuto del protagonista, che si trasforma in ossessione amorosa, è Jeanne, una sua fotografia, ne Gli estivi è una giovane di nome Teresa. Una donna in fotografia e una ragazza reale, tuttavia c’è sempre la proiezione del protagonista su entrambe. Quali sono le differenze e quali le analogie?

In realtà Jeanne si incarna presto in Gemma, una donna in carne e ossa che non chiede di essere idealizzata, ma compresa. In questo senso, pur se diversissime, sia Gemma che Teresa sono donne che desiderano, sognano, fanno a modo loro. Non dipendono dall’uomo che nel romanzo le guarda. Sono ritratte impietosamente, come tutti gli altri, come gli uomini. Lo ritengo essenziale, è lontanissimo da me il concetto della donna Angelicata, dell’amor cortese e cavalleresco, perché è una falsificazione che storicamente è servita a mantenere il mondo femminile in soggezione.

 

Teresa sembra essere la più consapevole tra i personaggi del tuo romanzo, prima Lolita poi mantide religiosa. Lei sa tutto?

Teresa è il personaggio più giovane, durante la prima estate avrà sedici o diciassette anni, e poi la lasciamo che ne ha più di trenta, è diventata un’altra persona, in un certo senso: è chiaro che sia il personaggio più dinamico, quello che cambia di più nell’arco delle quindici estati che sono l’arco temporale del romanzo. Ma fino a che punto cambia? E’ una manipolatrice o una ragazza alla ricerca di una figura paterna? Non lo sapremo mai con certezza. La narrazione in prima persona offre poca oggettività, tutto è il riflesso di qualcos’altro, amo i congegni diabolici.

 

Ne Gli estivi c’è una parte onirica, quasi felliniana, i sogni a occhi aperti del protagonista. Ce ne parli?

Sono sogni o incubi che si rincorrono da un’estate all’altra. Riprendono uno dei tratti principali del protagonista, la sua sensibilità artistica che gli fa congegnare sempre nuove fantasie; incarnano la dimensione onirica dell’estate, che è al tempo stesso luminosa e bollente, un delirio esatto; infine, mi danno modo di omaggiare attraverso brevi narrazioni autosufficienti tanti scrittori di racconti che ho amato, Dino Buzzati, Philip Dick, John Cheever, Raymond Carver, Joe. R. Lansdale.

 

Il protagonista afferma: “Il preciso scopo della letteratura è non avere uno scopo”. È anche la tua definizione di letteratura?

Sì, è un proclama abbastanza utopistico, la letteratura dev’essere libera- pur nella costrizione ferrea delle sue leggi peculiari-, libera dalla religione, dalla politica, dalla società, soprattutto dalla morale. Ed è partendo da questo presupposto che può e deve occuparsi di tutto. Non ha padroni, se non l’autore che di volta in volta la scrive, si abolisca ogni allocuzione in favore del potente di turno.

 

Sulla quarta di copertina, emblematicamente, c’è la ‘’massima’’ che sostiene il protagonista: “Chi si ama non dovrebbe mai sposarsi, o chi si sposa non dovrebbe mai amarsi’’. È una critica all’istituzione del matrimonio con le sue convenzioni e le sue omissioni o cosa?

E’ un invito a un ripensamento radicale delle forme sociali che regolano i rapporti di coppia. Il matrimonio è un contratto per certi versi antiquato, tuttavia nel romanzo non mancano arringhe spericolate in sua difesa. Bisogna continuare a parlarne, a rifletterci sopra. Gli estivi non è un romanzo a tesi, non è un libro contro qualcosa, vuole dare conto di un mobilità, di un movimento dei nostri sentimenti (non voglia usare l’alta parola in auge adesso: fluidità).

 

Penso ai quindici anni e alle quindici estati del tuo protagonista, che cosa sarebbe stata la sua vita, interiore e anche familiare, senza il desiderio di Teresa?

E’ una delle differenze tra Gli autunnali e Gli estivi. Ne Gli autunnali il protagonista ha voglia di quel che lui stesso definisce “un terribile amore nuovo”, e in un certo senso se lo produce, se lo fabbrica, proprio perché lo avverte come un bisogno primario, sente di non poter più vivere senza provare certi sentimenti; il protagonista de Gli estivi no, non cercava un bel niente, e Teresa lo prende totalmente alla sprovvista, in contropiede, è l’incipit del romanzo: “Sei stata un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere”. Che cosa voglio dire? Che l’innamoramento, più o meno consapevolmente, fa parte della nostra pulsione vitale. Bisogna sempre essere innamorati di qualcuno o qualcosa, è un perenne nascere, continuare a iniziare.

 

Gli autunnali era dedicato a Maupassant ‘’più vivo dei vivi’’. Gli estivi non è dedicato a nessuno, perché?

Perché credo che idealmente tutta la quadrilogia sia dedicata a Maupassant. Grazie ai racconti di Maupassant ho scoperto la mia vocazione letteraria, quindi non c’è una dedica migliore e anche più intima, benché rivolta a un grande scrittore, a un personaggio pubblico, di quella che ho indirizzato a lui nel primo libro della serie. Questo è uno scoop, immagino.

 

Lello, l’editore, si suicida. Credi che l’editoria italiana meriti il medesimo epilogo?

Lello Annibali è la spalla (comica, ma anche drammatica) del protagonista, nonché suo editore e vicino di villetta al mare al Circeo. E’ una contraddizione vivente, sul piano affettivo e privato è un disastro, nel suo lavoro incarna la figura dell’editore puro e di qualità. E’ una specie di Grillo Parlante alla ricerca spasmodica di una pasticca di Viagra. Ma forse, in effetti, non c’è nessuna contraddizione in lui. E’ soltanto un freak, un uomo inadatto al mondo, e in questo senso si eleva, spicca, e sembra perfino saperne più di tutti gli altri. L’editoria italiana deve rivedere alcuni snodi cruciali della sua filiera, soprattutto quello promozionale e distributivo.

 

Qual è l’aspetto più difficile della scrittura?

L’ordine delle scene. Non ci pensa quasi mai nessuno, ma è esattamente così. In una narrazione non importa tanto cosa succede, ma in che ordine. Da insegnante di scrittura noto una gran quantità di racconti con del potenziale rovinati da una scena messa male, che viene troppo presto e tropo tardi, e cambiando la sequenza il risultato cambia, è come vedere sbocciare un fiore. A pensarci bene forse funziona così anche nella vita.

 

Una curiosità. Le donne dei due romanzi, Gli autunnali e Gli Estivi, hanno entrambe l’incarnato eburneo, caratteristica che colpisce i protagonisti. Oltre a essere donne iconografiche di un certo tipo di bellezza nella storia dell’arte, sono pagine bianche su cui imprimere la scrittura e la vita come scrive Mallarmé? ’’ La pagina bianca. La sua perfezione, la sua infallibilità, la sua chiaroveggenza. L'aroma che tesse. Pura, incontaminata, regno del possibile’’.

Il mito dell’eterno femminino è retto da due figure esemplari. La prima viene descritta molto bene in un capitolo de La carne, la morte e il diavolo di Mario Praz intitolato la “Femme fatale”, ed è allampanata e spettrale; la seconda è puro istinto e bestialità, la Lupa di Verga. In genere la linea tragica, decadente ed esistenzialista predilige la prima, e sia Jeanne/Gemma che Teresa non fanno eccezione. Il pallore però ci riporta anche al candore, al regno delle possibilità deliberatamente non colte. E’ il nocciolo duro de Gli estivi, in cui un uomo e una donna non fanno altro che procrastinare all’infinito il loro desiderio, scegliendo di non consumarlo perché non sopporterebbero di vederlo finire.

 

L’amore esiste solo nell’incompiutezza, come dice il tuo protagonista a proposito di Werther che non vuole essere ricambiato, desidera soltanto suicidarsi. L’amore desiderato, l’amore mancato, è il solo possibile?

Il Werther di Goethe è stato ingiustamente rinchiuso nel romanticismo, invece è una figura universale del mal d’amore che si trasforma nel male di vivere. Va letto non in chiave romantica bensì esistenzialista. Werther è soltanto una delle innumerevoli incarnazioni di quel che potremmo definire “scontentezza metafisica”. Restando alla letteratura moderna mi viene mente Bartleby, lo scrivano che si rifiuta di lavorare di Melville; Zeno Cosini, l’inetto ipocondriaco di Svevo; Meursault, l’assassino per futili motivi di Camus.

Eternità è continuare a innamorarsi ne Gli Autunnali, ne Gli Estivi non c’è neanche questo. Non esiste eternità, non c’è scampo?

Siamo mortali, l’eternità non è alla nostra portata, e mai come oggi ce ne stiamo rendendo conto. Solo il concetto della reincarnazione è possibile, inteso non in senso strettamente religioso. Per esempio la reincarnazione letteraria, che rende possibile che l’ultima riga de Gli autunnali (2018) sia identica all’ultima riga del racconto di Maupassant La chioma (1884): “La mente umana è capace di tutto”. Sono dei palliativi, viviamo di espedienti. Se non fossimo comici saremmo tragici (e viceversa).

 

E se l’amore è per nullatenenti, come dice Lello, per le nostre generazioni che non hanno patito la guerra, adesso cambierà qualcosa con questa pandemia?

La storia con la S maiuscola, come si suole dire, è una noia mortale. Sono solo guerre, pestilenze, carestie. Quando è in atto un qualsivoglia tipo di attacco, di sopraffazione, ecco la Storia. E’ noiosa e prevedibile. Poi ci sarà qualche bravo scrittore che riuscirà a raccontare tutto questo non prendendolo alla lettera, non volendo fare un resoconto e neppure poggiandosi su qualche filone deleterio (il romanzo catastrofista, il romanzo distopico). Penso a un racconto di fantasmi che può valere anche come grande metafora per qualsiasi tipo di occupazione straniera, “Casa occupata” di Julio Cortázar. Quanto a il Covid19, sul piano della narrazione siamo ancora alla retorica che ci viene propinata in questi giorni, “andrà tutto bene” o “dopo saremo migliori” o anche “niente sarà più come prima”.

 

 

Il finale degli autunnali virava verso il surreale, quasi grottesco. Qui c’è persino uno squarcio di maturità acquisita dal protagonista. È così? Dobbiamo aspettarci protagonisti che virano nelle ultime due stagioni verso stadi etici kierkegaardiani (dobbiamo preoccuparci…)?

I miei lettori possono stare tranquilli, assicuro sempre una buona dose di desideri torbidi e cattivi sentimenti. Non sono io, è la natura umana. Soddisfatti o rimborsati.

 

 

 

 

 

 

 

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