Gli sconfitti definitivi nelle elezioni regionali sono stati i pentastellati
Gli sconfitti definitivi nelle elezioni regionali sono stati i pentastellati
Se si vogliono analizzare le due elezioni regionali della scorsa domenica (in Emilia-Romagna e in Calabria) senza occhiali ideologici o di parte, bisogna partire mettendo sul tavolo dati comparabili. A chiunque inizi lo studio, anche elementare, della statistica, viene subito insegnato che i confronti si possono (e debbono) fare solo fra dati omogenei. Il confronto, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, fra dati eterogenei infatti fa parte, non della analisi statistica, ma della manipolazione dei dati statistici. Che è tutta un'altra cosa.
Ora se si vuol seriamente valutare come è andata una elezione regionale bisogna confrontare i dati dell'ultima elezione di questo tipo con quelli della precedente. Se si utilizza questo criterio (che non esclude gli altri criteri ma che resta quello fondamentale) il partito che è stato letteralmente polverizzato da queste elezioni è il M5s che in Emilia-Romagna ha perso il 74% dei voti, passando dal 13,3% dei consensi delle precedenti elezioni regionali del 2014 al 3,4% di oggi. Analogo tracollo ha subito Forza Italia che è passato dal 6,4 al 2,6% dei voti con un crollo del 73%. Invece il partito che è cresciuto di più è Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che è aumentato del 350% passando dal 2,6 all'8,4% dei voti. Il Partito democratico di Bonaccini invece è rimasto stazionario. Aveva il 35% dei voti e ha ottenuto il 35%. La Lega di Borgonzoni/Savini è invece esplosa, nello stesso arco di tempo, dal 19,4% del 2014 al 32% di adesso con un aumento del 64%.
Riassumendo, queste sono le variazioni percentuali, da un'elezione regionale all'altra dello stesso tipo, in Emilia Romagna, in ordine decrescente: FdI +350%, Lega +64%, Pd stazionario (+0%). Fi -73% e M5s -74%. Da questa sequenza si deduce che il M5s (che, non dimentichiamolo, era nato proprio in Emilia-Romagna e qui aveva ottenuto il massimo successo elettorale), in questa stessa regione è rimasto polverizzato domenica scorsa, riuscendo a conquistare solo due seggi, su 50, in consiglio regionale (mentre in Calabria, che pure è la regione del reddito di cittadinanza per eccellenza, non è riuscito ad ottenere nemmeno un seggio).
In sostanza se si vuole, a questo punto, allargare il confronto, lasciando in disparte la Waterloo del M5s, non si può dire che il Pd abbia guadagnato posizioni in sede regionale ma si deve assolutamente dire, perché questa è la semplice verità, che il Pd di Stefano Bonaccini, grazie all'abilità politica e alla competenza amministrativa di quest'ultimo e al soccorso a lui prestato dai transfughi dal P5s (vedi l'analisi di Rado Fonda, direttore dell'Swg, nell'intervista a pag. 5 di Alessandra Ricciardi), pur rimanendo stazionario, è riuscito a contenere l'offensiva della Lega impedendole di conquistare questa storica e tutt'ora strategica roccaforte rossa che è l'Emilia Romagna.
Insomma Bonaccini ha vinto, non in assoluto, ma rispetto alle previsioni preelettorali, grazie anche al fatto che il voto grillino in libera uscita è confluito sul Pd come dimostrano anche i dati elaborati dall'Istituto Cattaneo di Bologna, nell'ampio sevizio di Carlo Valentini a pag. 8.
Avendo sinora ragionato sui dati reali, adesso resta da capire le conseguenze che, a seguito del voto in Emilia Romagna, subirà il quadro politico nazionale, soprattutto a livello di governo. Il premier Conte, abituato disinvoltamente a conciliare gli opposti, ha subito dichiarato che non cambierà niente e che tutto andrà avanti senza una frenata come se il suo esecutivo fosse un Frecciarossa lanciato a piena velocità nella pianura padana. E il segretario del Pd, Zingaretti, ha lasciato capire, anche se in modo meno stentoreo, che, in effetti, le cose resteranno come sono. Ma i risultati elettorali, soprattutto quando sono di questa ampiezza, non possono rimanere senza conseguenze.
L'olimpica serenità di Conte e Zingaretti però, in una giornata che è stata drammatica sui mercati finanziari, a causa dei temuti effetti macroeconomici del coronavirus cinese, è stata già smentita da una notizia che, in periodi normali, sarebbe stata da loro salutata come una notizia estremamente positiva, della quale quindi potersi reciprocamente felicitare. È l'avvenuta e significativa diminuzione dello spread, l'indice che esprime il livello comparativo di affidabilità che ha il sistema economico italiano rispetto alle altre economie.
Come mai gli investitori stranieri che hanno l'occhio fisso sull'Italia sono oggi più ottimisti, rispetto a prima delle elezioni? Perché dopo il loro annientamento politico gli M5s, che restano maggioranza parlamentare ma che hanno tutte e quattro le gomme bucate, anche se manterranno gli stessi ministri (ma anche questa ipotesi non è sicuramente certa), non potranno certo continuare a trascinare il Pd dove sino ad ora hanno voluto, soprattutto sul terreno della deprecabile decrescita (che è felice solo negli slogan pentastellati ma che è devastante sul piano della crescita del pil e quindi anche del sostegno del welfare e del complessivo benessere degli italiani).
Lo sblocco definitivo dei lavori della Tav, l'avvio della gronda Nord a Genova, l'accelerazione dell'alta velocità Milano-Venezia e dell'alta velocità fra Napoli e Bari, nonché il completamente dell'autostrada Catania-Palermo, possono dare uno straordinario colpo di avvio ad una ripresa che da tempo è latitante. E così anche l'abolizione della prescrizione dei processi sarà adesso più problematica per il ministro Bonafede, legato ai modelli assurdamente giustizialisti che meriterebbero di essere superati.
Insomma i grillini, diventati irrilevanti, potranno porre molte meno condizioni ad un Pd che, se non si libera del loro abbraccio e se non afferma la sua politica (che, al momento, peraltro, non è certo chiara) rischia grosso, come si è capito anche da queste elezioni regionali che, per il Pd, sono tutt'altro che trionfalistiche.
Il sistema economico finanziario internazionale, che ragiona sullo stato di salute dei paesi nei quali investe, crede che la Waterloo dei grillini sia una buona notizia per l'economia italiana. L'annientamento per via elettorale (cioè democratica) del M5s è una buona notizia per gli investitori: per questo motivo lo spread diminuisce. Salvo capire, nelle prossime settimane, che cosa sia capace di fare il Pd di questa sua vittoria indiretta.
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