Palazzi & potere
I DUBBI SULLA LEGGE ELETTORALE (E SUI CONTI). ANCHE AL QUIRINALE...
I dubbi sulla legge elettorale non sono confinati nell'area del dissenso tra partiti o correnti di partito. Le ultime insofferenze provenienti dal fronte grillino dimostrano che il 'germanicum' non può essere preso in blocco.
Bisogna fare il punto. Contestare il risultato ottenuto, allo stato degli atti, di una legge elettorale largamente condivisa, è perlomeno ingeneroso; fino a ieri, infatti, si polemizzava con Renzi per la pretesa di imporre una propria ipotesi di riforma. Ora si discute su un testo che incrocia il consenso di forze di maggioranza e di opposizione, senza pregiudiziali. Non è un dato da trascurare.
In effetti, però, a questa volontà di inclusione fa specchio il tentativo di utilizzare l'accordo elettorale per accorciare i tempi della legislatura e imporre - così sembra - un nuovo schema di potere. Se al Nazareno si risponde che il rispetto della scadenza naturale non può discendere dalla preoccupazione sulla tenuta dei conti, vista per altro la comunicazione dell'Istat sulla buona performance dell'economia nei primi mesi dell'anno; allo stesso tempo si dovrebbe riconoscere, come normalmente avviene in occasione della riscrittura delle regole del gioco democratico, che le forze politiche - tutte ma soprattutto quelle minori, che ai blocchi di partenza sono penalizzate per la norma sullo sbarramento al 5 per cento - hanno il diritto di organizzarsi in un sufficiente lasso di tempo per concorrere adeguatamente alle elezioni. Votare subito dopo l'estate significa penalizzare doppiamente i piccoli partiti: da un lato con lo sbarramento, dall'altro con una data capestro.
Questo è il quadro che induce a infiammare, giorno dopo giorno, la protesta dei più deboli. Alfano non ha torto quando denuncia una certa volontà di prevaricazione, sempre poco gradita, in genere, ma nella circostanza sgraditissima se orchestrata dal principale alleato di governo. L'immagine di Renzi non esce rafforzata da questa diatriba con i centristi: forse dovrebbe spiegare, per non alimentare sospetti, la ragione di tanta acredine.
Nel merito, infine, la bozza di legge non ha tutti i crismi della costituzionalità. Ieri sera infatti, a quanto apprende Affaritaliani Palazzi& Potete, nel corso del ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica più di un ospite ha riscontrato l'atmosfera di crescente disagio, che circonda il Palazzo. In particolare, l'ufficio legislativo intravede nelle liste bloccate un vulnus alla sentenza della Consulta, quella che decretò la bocciatura del Porcellum, proprio perché in essa campeggiava il rilievo di legittimità in ordine a una formula irrispettosa e lesiva della sovranità degli elettori.
Al Capo dello Stato non spetta scrivere le leggi, ma aiutare il legislatore a non scivolare sul terreno sbagliato appartiene alla sfera della moral suasion presidenziale (anche perché al Quirinale spetta la firma delle leggi prima ancora del pronunciamento della Consulta).
Tanto Renzi quanto Berlusconi, messi in allarme dalla irrequietezza dei grillini, dovranno tenerne conto. Aver cooptato la Casaleggio Associati, autorizzata con la nuova legge a scegliere i candidati più affidabili per il futuro, non offre nessuna garanzia di tenuta. Perde pezzi, il Patto del Nazareno, con il bersagliamento continuo dei vari Bersani e Letta (ancora loquace e violento contro il "ritorno alla prima repubblica"). E pure il Quirinale, se non si è messo di traverso, poco ci manca.
PS, a chi di dovere il Colle ha già fatto sapere, per le vie brevi, che senza mettere prima i conti dello Stato in sicurezza non sarà possibile andare ad elezioni anticipate.