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Palazzi & potere
Le strabilianti dichiarazioni dell'ambasciatore Usa; parla Paolo Maddalena

Per Affaritaliani l'analisi del vice presidente emerito della corte costituzionale

La strabiliante dichiarazione dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, secondo la quale la vittoria
del No al referendum costituzionale produrrebbe una specie di catastrofe finanziaria per l’Italia, conferma
quanto abbiamo cercato di porre in luce con il volume tascabile “Gli inganni della finanza”, edito da Donzelli
e in libreria dal 30 giugno u.s.
Questa presa di posizione dell’ambasciatore statunitense dimostra infatti che le vere ragioni della riforma
costituzionale Renzi-Boschi, sono ben diverse da quelle che ci vogliono far credere, e cioè la riduzione dei
costi del Senato (si tratterebbe, secondo i calcoli della Ragioneria Generale dello Stato di circa 51 milioni di
euro, facilmente recuperabili sotto altre voci di bilancio) e l’abbreviazione dei tempi necessari
all’approvazione delle leggi (è stato ampiamente dimostrato da illustri costituzionalisti che tali termini
risultano allungati e non diminuiti). Laddove il vero motivo della riforma è invece quello di favorire la finanza
internazionale a discapito degli interessi economici dell’Italia.
Lo prova innanzitutto il fatto che questa riforma è stata esplicitamente sollecitata da una famosa nota della
J.P. Morgan del 2013, nella quale si faceva presente che le Costituzioni degli Stati del sud Europa emanate
nel secondo dopo guerra erano di carattere antifascista e contrarie alle esigenze dei mercati. Ed è proprio in
relazione a questa richiesta che Il nostro Governo, sostituendosi al Parlamento e al Popolo sovrano (ai quali
la Costituzione attribuisce la competenza chiedere un referendum), si è fatto promotore di una riforma della
nostra Costituzione, che, alla luce dei fatti, persegue due importanti finalità: da un lato, impedire che le leggi
fin qui emanate a favore della finanza e in contrasto con la vigente Costituzione, possano essere dichiarate
incostituzionali, e dall’altro, cancellare l’ultimo ostacolo giuridico che si oppone agli interessi della finanza, e
cioè i diritti fondamentali che sono scritti nella prima parte della Carta costituzionale.
Infatti, a ben vedere, e indipendentemente da una miriade incalcolabile di errori e contraddizioni giuridici,
questa riforma costituzionale persegue in concreto tre obiettivi fondamentali: A) accentramento dei poteri
nell’esecutivo (“un uomo solo al comando”), B) distruzione del Senato nella sua formazione di soggetto
idoneo ad esercitare le relative funzioni, C) annientamento della garanzia costituzionale relativa alle
modifiche della Carta di cui all’Art.138 Cost., che prevede un doppio esame, ad una distanza di tempo non
inferiore ai tre mesi, da parte di due Camere di pari rango. Perseguendo questi, per così dire, “aggiustamenti”
della vigente Costituzione, si ottiene il risultato che la finanza può agevolmente trattare con un uomo solo, il
Presidente del Consiglio dei Ministri, che questo uomo solo può ottenere facilmente l’approvazione delle sue
proposte di legge, da un Senato di cento senatori nominati e scelti tra consiglieri regionali e sindaci, cioè tra
soggetti facilmente manovrabili, e da una Camera dei Deputati, che, in virtù del ballottaggio ad arte previsto
nella legge elettorale può approvare una legge con una maggioranza “fittizia” costituita anche (secondo i
calcoli sull’attuale situazione politica) del venti per cento dei votanti, e cioè del 15 per cento circa degli aventi
diritto al voto. Una dissimulata forma “di governo Presidenziale” senza contrappesi e per di più
rappresentante in concreto di una trascurabilissima minoranza di cittadini italiani. A ciò deve aggiungersi,
come si accennava, la possibilità di modificare anche la prima parte della Costituzione, nella quale sono
sanciti e tutelati i diritti fondamentali dell’uomo (diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto all’ambiente,
diritto all’istruzione e così via dicendo), non essendovi più due Camere di pari rango (essendo divenuto il
Senato un fantoccio di se stesso)che devono esprimersi sul progetto di modifica con due esami a distanza
non inferiore a tre mesi, ed essendo la Camera dei deputati (sempre a causa del ballottaggio) espressione di
una “maggioranza fittizia”, e cioè di una infinitesimale parte del Popolo italiano.
E’ questo che interessa alla finanza, ed è per questo che si dà tanta importanza a questa riforma.�
Si tratta di una linea politica seguita dai nostri governi da antica data e sostenuta dall’Europa che ci ha
imposto il “bail-in”, il “six act” ed innumerevoli altri provvedimenti, tutti avallati dalla Commissione europea,
che sono contrari agli interessi dei popoli dell’Unione.
Che tutto ciò corrisponda, come ripetuto, agli interessi della finanza è poi dimostrato dai tentativi di
approvazione, in sede di Unione Europea, del Trattato transatlantico TTIP tra Usa e UE, e del CETA tra Canada
e UE. Poiché in Europa vige il principio di precauzione, mentre in America può esser messa in commercio
qualsiasi merce, con questi trattati si vuole stabilire che sulle Costituzioni europee predomina il principio
della libertà di commercio e di investimento, e che, qualora Costituzioni e leggi statali siano di ostacolo a
questi commerci e investimenti, i commercianti e gli investitori, statunitensi e canadesi, hanno diritto ad un
risarcimento del danno determinato da un arbitro nominato da loro stessi.
Le forti pressioni a favore del sì, da parte della stampa americana ed inglese, e da ultimo da parte
dell’ambasciatore USA in Italia, di carattere intimidatorio, dimostrano, dunque, inconfutabilmente che la vera
finalità della riforma è tutelare gli interessi della finanza internazionale e non gli interessi dell’Italia.
Siamo sicuri che il Popolo italiano, consapevole che il referendum costituzionale è espressione della sovranità
popolare e non delle politiche governative, saprà rispondere con un forte NO a qualsiasi forma di
intimidazione; anche perché chi intimidisce, intimidisce sempre, e quindi non bisogna obbedirgli in nessun
caso. In una parola, voterà Si soltanto chi vuole mantenere questo stato di cose, che ci porta alla rovina, e
voterà No chi vuole “cambiare” questa politica di favoreggiamento della finanza, che sta annientando,
cinicamente, tutte le nostre possibilità di ripresa. �

 

Paolo Maddalena
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale

Attuare la Costituzione: 
https://www.facebook.com/maddalenapaolo/?ref=ts&fref=ts

Tags:
paolo maddalena





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