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Palazzi & potere
Lotti, Di Maio & C. Tutti i furbetti della "missione"

A svuotare il Parlamento contribuisce un esercito di deputati in libera uscita permanente che si dileguano dai lavori d' aula e commissione per farsi i fatti propri o del partito, avendo però cura di farsi pagare come se fossero lì. Un po' come i dipendenti del Comune di Sanremo, senza neppure la fatica di strisciare un cartellino. Tra i campioni, scrive il Fatto, spiccano anche Luca Lotti, che da sottosegretario riusciva a collezionare più "missioni" del ministro degli Esteri, e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, pizzicato in missione tra i banchetti del "No". Sì, Di Maio tu quoque. Cos' è, come dovrebbe essere e com' è in realtà L' escamotage per rendersi ubiqui è un uso intensivo - se non l' abuso vero e proprio - della "missione", l' istituto previsto dal Regolamento della Camera (articolo 46 comma 2) che recita: "I deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del governo, per ragioni del loro ufficio, sono computati come presenti per fissare il numero legale". Per questo chi svolge l' incarico percepisce per intero la diaria, cioè il contributo per le spese di soggiorno a Roma. Altri 3.500 euro netti al mese, oltre lo stipendio.

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