Matteo, "C'è posta per Te"...da Zanetti
Una forza politica, seppur minoritaria, è scomparsa dai radar della politica italiana. E' Scelta Civica, rilanciata oltre due anni fa dall'ex vice-ministro Enrico Zanetti, le ha pensate tutte pur di restare in vita, compreso il tentativo-suicidio di seguire prima Ala di Denis Verdini (anche se da alcuni giorni non c'è più quel feeling dei primi tempi) e poi di appoggiare fino alla morte il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Verdini e Zanetti avevano anche attivato 1800 comitati LiberiSì, ma il Paese è andato nella direzione opposta al volere dei due leader di ALA-SC. Dopo lo schiaffone referendario, Zanetti ha deciso di non rientrare nel governo Gentiloni, un po' per distinguersi, un po' più perché, ancora una volta, aveva il biglietto da visita da vice-ministro, ma non le deleghe, tutte conferite al fidato sottosegretario PD, Pier Paolo Baretta, che non gli ha mai fatto toccare palla al MEF.
D'altronde anche Matteo Renzi, finché Zanetti e company votavano in Parlamento tutto quello che lui gli chiedeva non aveva problemi a mostrarsi magnanimo, ma ogni tanto anche Zanetti ha alzato la testa e il segretario PD se l'è segnata, come quando durante le comunali di Roma, città a lui sconosciuta sotto tutti i punti di vista (compresi quelli di natura politica), ha deciso di appoggiare Alfio Marchini e un suo candidato (il salernitano Vaccaro ex transfugo del PD) appoggiando così il centro-destra romano e andando contro Roberto Giachetti (candidato a sindaco di Roma per il PD). Uno schiaffo che Matteo ha finto di non sentire, ma Zanetti è stato segnato come non più "fedele". E il tempo per ridare lo schiaffo c'è stato, quando durante la composizione del governo Gentiloni servivano posti per la minoranza bersaniana/dalemiana (pre-strappo), quindi diventava logico recuperare qualche poltrona, come quella di Zanetti, tanto con lo 0.3% nei sondaggi il peso politico di SC è pari quasi a zero. Per il giovane politico veneto oggi l'unica chance di non tornare a fare il commercialista è però ancora Renzi, soprattutto post scissione, ma anche se dovesse entrare in un nuovo soggetto politico moderato/liberale di impronta renziana, per lui il collegio sicuro non c'è. Prima vengono i fedelissimi e la lista è molto lunga. Dovrà andare a lottare in territori dove nessuno del PD (vedi quelli della Lega Nord) nemmeno ci prova a concorrere. O così o a casa direttamente, a fine legislatura. Prendere o lasciare. Anche questo è Matteo Renzi. Non fa sconti a nessuno, se non ai componenti del "Giglio" magico.
Sarà per questo che ultimamente su TgCom24 o in Rai, Zanetti ha glorificato l'azione di governo di Renzi, rispetto a quella di Gentiloni, ma ormai quello storytelling è finito. Adesso non c'è più posto per le smancerie e le belle dichiarazioni di amore, o si hanno i voti o si va a casa. Anzi non c'è spazio neppure per essere candidati.