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Palazzi & potere
Non solo taxi; in arrivo stangate anche su aerotaxi e voli privati...

Non bastavano le cosiddette tasse sul lusso introdotte da Monti negli anni 2011-2012, che si sono rivelate un formidabile boomerang contro il settore aereo danneggiando sia le aziende sia l’erario. Ora a colpire gli aerotaxi e i voli privati arriva anche la stangata decisa a sorpresa da Aeroporti di Roma. 

Secondo quanto denunciato dagli operatori dello scalo, le tariffe aeroportuali su passeggeri, sicurezza e altre voci sono aumentate anche del 500%, senza alcuna motivazione plausibile e con un’imposizione improvvisa che non ha visto né trattative precedenti né tavoli di discussione. 

In questo modo alcuni operatori dello scalo di Ciampino subiscono un improvviso danno economico che rimette in discussione tutta la programmazione dell’anno 2017, con tariffe già commercializzate e contratti già chiusi secondo le vecchie previsioni. Chi è di base a Ciampino viene maggiormente colpito, ma la stangata interessa anche chi viene da fuori. 

Ho presentato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, per sapere se il Governo non valuti opportuno approfondire la vicenda ed eventualmente intervenire. 

Il settore degli aerotaxi viene già pesantemente danneggiato dalla tassa che fu imposta dal Governo Monti: invece di una misura di equità, è diventato un autogol che ha fatto perdere all’erario 900 milioni di euro e al settore ben 18mila posti di lavoro. 

Ma non c’è solo la perdita economica che pure è molto rilevante. Gli operatori sono rimasti vittime anche di procedure burocratiche assurde. Ogni passeggero che vola in aereo o in elicottero privato deve pagare una tassa di almeno 100 euro, ma le modalità di riscossione da parte dello Stato di questa tassa rappresentano un vero calvario. Attualmente la stessa va versata entro il fine mese successivo al volo mediante F24 o, per gli aeroplani non italiani, mediante bonifico da effettuarsi per ciascuna tratta prima della partenza o entro il giorno successivo all'arrivo nel territorio nazionale. E qui risiede il primo problema. Per i controlli su mezzi non italiani non esiste ancora il decreto attuativo che autorizza la Guardia di Finanza ad attività ispettive per il controllo del pagamento del tributo.

La tassa prevede il pagamento di 100 euro a passeggero per voli fino a 1500 km e 200 euro oltre 1500 km. Già solo il fatto di menzionare i km a chi vola in miglia è il segno di noncuranza, forse per lo Stato è più semplice verificare, ma per i piloti è di difficile calcolo e si consideri anche che non è specificato come misurare le distanze. Per meglio intenderci, si può considerare un volo con 6 passeggeri da Roma ad Olbia venerdì con rientro domenica: se commissionato ad un vettore italiano costa dai 3 ai 4 mila euro più 1.200 euro di IEVA; chiederlo ad un vettore straniero costa il solo volo ossia 3 o 4 mila euro, con risparmio per il passeggero che varia da un 30 ad un 40% in meno rispetto alla società italiana.

Una situazione che ha provocato pesanti riduzioni di guadagno per i vettori italiani. In media una società del settore volava nel 2011 nei mesi luglio-agosto per un totale di 7.500 minuti. Negli anni 2012-2013, a seguito dell'introduzione della nuova tassa, i minuti di volo medi si sono ridotti a 6.000 totali.

Il traffico sugli aeroporti interessati (Olbia, Nizza, Alghero, Venezia etc.), però, non è calato: a ridursi sono state solo le quote di mercato delle aziende italiane, rimpiazzate soprattutto da vettori austriaci e tedeschi.

Naturalmente ciò comporta una perdita di IRPEF, IRAP e posti di lavoro a favore degli altri paesi. A questa sleale concorrenza va aggiunto che il nostro costo del lavoro è mediamente più alto di circa il 30%.

Di fronte a una situazione del genere, è ancora più urgente evitare altri salassi ad un settore che vale centinaia di milioni di euro di mercato, con relative tasse. 

 

Michele Anzaldi

 

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE AL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE
PER CONOSCERE
PREMESSO CHE:

 

  • Dal 1° marzo presso l’Aeroporto di Ciampino la società Adr ha adottato una serie di aumenti tariffari applicati sullo scalo;
  • Particolarmente colpiti risultano i velivoli appartenenti alla categoria "Aviazione Generale", che fino alla data in oggetto non era contemplata;
  • Tale categoria che pur operando come Trasporto Pubblico Passeggeri, viene comunemente assoggettata alla General Aviation ancora una volta viene pesantemente penalizzata con aumenti tariffari che raggiungono anche il 500%;
  • La classificazione adottata va in contrasto, secondo gli operatori della categoria, con l'annesso 6 parte 1 dell'ICAO il quale riporta alla sezione 1-6: "General aviation operation. An aircraft operation other than a commercial air transport operation or an aerial work operation.";
  • La gravità della questione risulta anche essere determinata da una certa nebulosità che aleggia intorno all’aumento tariffario perché se essi dipendessero  dal rifacimento della palazzina Aviazione Generale allora i costi di hanmdling risulterebbero già essere stati incrementati, se invece dipendessero dal rifacimento della pista realizzata a fine dellos corso anno allora non si comprende perché tali incrementi non si sono applicati anche per le attività di linea;
  • Il settori degli aerotaxi è già stato pesantemente danneggiato dalla cosiddetta tassa sul lusso, introdotto dal Governo Monti negli anni 2011-2012: un boomerang che ha portato a 900 milioni di euro di entrate in meno e auna perdita di 18mila posti di lavoro.

 

Si chiede pertanto di sapere se il ministro è a conoscenza di tale questione e se non intenda approfondirla nell’ambito delle proprie competenze  di vigilanza onde evitare che si possano registrare contraccolpi negativi sull’utilizzo dello scalo da parte delle società che appartengono alla categoria “Aviazione generale” con tutto ciò che ne consegue in termini di mancati introiti nonché per i livelli occupazionali.

 

 

On. Anzaldi

 

Tags:
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