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Palazzi & potere
Renzi e Berlusconi, nasce lo 'Spartitellum'

Nelle ultime ore sembrava tutto scontato, dall'accordo sulla legge elettorale allo scioglimento anticipato delle urne, con l'innesco dell'intesa dei volenterosi per un futuro governo di larghe intese. Invece la strada si presenta oggi in salita, più irta di quanto si proclamasse sui media. Non è Berlusconi a frenare, ormai reinsediato al centro delle manovre di palazzo e nuovamente protagonista dei destini del centrodestra, ma il suo alleato del Nazareno. Renzi, infatti, si mostra inaspettatamente guardingo, allegando, con il passare delle ore, alla tradizionale guasconeria un tratto di vistosa cautela.

D'altronde, sul punto delle elezioni in autunno, il Quirinale non rilascia il nulla osta sperato. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi dalle colonne di Palazzi&Potere (e come riporta stamattina anche il quirinalista del Corriere della Sera) i segnali provenienti dal Colle attestano il perdurare della indisponibilità del Capo dello Stato a vestire i modesti panni del notaio al servizio delle forze politiche, specie quando queste combattono per sfuggire alla morsa della loro stessa incapacità a farsi pienamente interpreti di una nuova stagione di consapevolezza e responsabilità politica. Secondo Marzio Breda nulla è più estraneo alla mentalità e agli auspici di Mattarella di questa "rincorsa verso il nulla": votare a settembre o ottobre esporrebbe il Paese ai rischi di instabilità finanziaria e di inconcludente politica, con un futuro Parlamento inabilitato ad esprimere una maggioranza politica e quindi un governo adeguato.

Infine, sul nuovo Patto del Nazareno si staglia l'ombra dei sospetti per il carattere spartitorio che sottintende, a giudizio di un D'Alema oltremodo combattivo, la ripresa in grande stile delle operazioni congiunte, al centro del sistema, tra Berlusconi e Renzi. È vero, i numeri ci sono e forse ci sono in abbondanza se oggi, a fine Domenica dell'Ascensione, dovesse arrivare anche il soccorso di Grillo. Ma i numeri spesso non bastano a dare significato e valore a un processo così impegnativo, come indubbiamente è impegnativo il ritorno a un proporzionale tanto inviso agli ulivisti della prima ora (Prodi in testa). Dunque o si alza l'asticella della credibilità politica del progetto o viceversa, cadendo rovinosamente, esso metterà alla luce l'impronta della solo ambizione di potere. Dal rosatellum allo spartitellum il passo è breve nella comune percezione degli italiani, come pure può essere breve il cambio di umore della pubblica opinione. Anche per questo il Quirinale resta in allerta.

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renziberlusconiquirinalevoto anticipatogoverno





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