Salvate il soldato Renzi: fallita la rilegittimazione voluta con le primarie - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Salvate il soldato Renzi: fallita la rilegittimazione voluta con le primarie

Il Pd non è più credibile, i Cinquestelle deludono. Ergo: ritorna Berlusconi

Chi credeva che le elezioni amministrative di quest'anno non avrebbero saputo esprimere una tendenza nazionale si sbagliava di grosso. I dati, tutti politici e distribuiti capillarmente da nord a sud del paese dicono essenzialmente tre cose: il Pd a trazione renziana non è più considerato credibile dall'elettorato, i 5 Stelle deludono e non convincono dove governano e quindi non sfondano​ elettoralmente come avrebbero dovuto e voluto mentre il centrodestra a guida berlusconiana vince di 'risulta', senza grandi sforzi e senza soprattutto aver fatto più di tanto per costruire tale vittoria: Berlusconi è sceso in campo quando già sapeva, lui come tutti, che avrebbe vinto.

Riassumendo: il Pd non è più credibile agli occhi dell'elettorato e i 5 Stelle su cui pure in molti avevano puntato nei mesi scorsi deludono. Quindi agli italiani non resta che affidarsi al caro, vecchio, Silvio Berlusconi. Ecco perché ha vinto, anzi stravinto, senza aver oggettivamente fatto granché per meritare tale lusinghiero risultato, forse il miglior della sua lunga carriera politica in fatto di elezioni amministrative.

Da notare poi il rovesciamento dei ruoli tra Pd e Forza Italia: i primi, da sempre ritenuti forti sul territorio e nell'ambito delle elezioni locali ora vedono messa in dubbio la loro leadership proprio da quel partito, Forza Italia, che ha sempre avuto nelle elezioni territoriali il grande punto debole: tutto merito proprio o demerito dell'avversario? Lo scopriremo presto.

Ma un dato spicca su tutti: la débacle del Pd. Si pronosticava un risultato poco entusiasmante e i ballottaggi, in effetti, hanno decretato la sconfitta del Partito democratico. Ma certo, non di queste proporzioni.

La caduta di Genova riassume emblematicamente questo dato negativo. Era difficile immaginare che ci fosse un soprassalto di consensi, in controtendenza rispetto ai segnali già raccolti al primo turno, ma perdere il capoluogo ligure (insieme, nella stessa regione, a Savona e La Spezia) conferisce a queste elezioni amministrative il valore di un'onda travolgente. Ne esce malconcia la leadership di Matteo Renzi.

E fallisce, soprattutto, il rilancio renziano fortemente voluto con le primarie; fallisce l'idea che la rilegittimazione avuta con le primarie, con la conferma alla guida del partito, potesse cancellare il fallimento registrato in occasione della prova referendaria.

In realtà Renzi, in questi mesi, non è riuscito a scrollarsi di dosso il refrain del 'tutti contro Matteo e del Matteo contro tutti'. Eppure i cambiamenti sul versante dell'immagine erano stati molti, da tanti punti di vista. Meno dichiarazioni, meno tv, maggiore parsimonia con i media in generale e con gli eventi di ogni sorta ma evidentemente non è bastato, anzi, forse ha contribuito a peggiorare la situazione portando Renzi a muoversi su di un terreno di gioco a lui sconosciuto. Continua e dilaga il fenomeno che il 4 dicembre ha evidenziato la propensione di tutte le forze di opposizione a coalizzarsi di fatto contro il Partito democratico. E questo in termini elettorali si paga e si pagherà anche alle politiche.
Senza un limpido esame critico di quella sconfitta e dunque senza una adeguata correzione di linea politica, resta problematica la ricostruzione di un'ampia area di consenso attorno a Renzi, al di là dei confini tradizionali che pure sono stati erosi, sul versante di sinistra, dalla scissione dei democratici progressisti.

Si riapre a questo punto, più forte che prima, la questione della conduzione del centrosinistra: è in grado Renzi di guidare la battaglia del prossimo anno per il rinnovo del Parlamento?


La suggestione renziana di uno sfondamento elettorale nel segno del "riformismo di un solo partito" - meglio dire di un leader solo? - si dilegua in maniera malinconica sotto il sole impietoso di un'estate anche politicamente molto calda. Ne vedremo ancora delle belle, su tutti i fronti.
Chi salverà il soldato Renzi?