A- A+
Politica
PD, primarie baraonda. Renzi convitato di pietra

PD, primarie baraonda. Renzi convitato di pietra

Quando il prossimo 3 marzo le primarie dei gazebo eleggeranno il nuovo segretario del Pd sarà passato un anno dalla batosta elettorale del 4 marzo 2018 e sarà in pieno svolgimento la campagna elettorale per le elezioni europee e amministrative di maggio. Mesi trascorsi senza uno straccio di analisi politica sulla più pesante sconfitta della sinistra dal dopoguerra e senza una proposta politica in grado di fare opposizione e di rilanciare una alternativa credibile al nuovo governo gialloverde. Fra slogan rimasticati, comparsate come quella sulla nave Sea Watch, strumentalizzazioni di atti di magistrati politicizzati che indagano su Salvini per la questione della Diciotti, “ola” da fan club all’annuncio del Paese in “recessione tecnica”, intromissioni nella Cgil per ricondurla a “cinghia di trasmissione” e ariete contro il governo, il Pd è rimasto impaludato nel rito obsoleto delle primarie.

Un film già visto, una guerriglia interna di potere fra opposte fazioni, dentro un partito sfiancato, sotto la spia rossa dei 150 mila iscritti (erano oltre 800 mila nel 2009, giù giù fino ai meno di 300 mila del 2018), inchiodato attorno al 17% nei sondaggi del voto di maggio contro il 40,8% delle Europee 2014 e la debacle del 18,7% delle politiche 2018. Arroccati nelle beghe interne e nelle marmoree certezze, capi e capetti piddini pontificano urbi et orbi e bacchettano a destra e a manca, sempre più isolati dal Paese reale e fuori gioco politico in un contesto che vede l’odiato governo gialloverde guadagnare gradimento e consensi, con i sondaggi che spingono il partito del nemico numero uno Salvini verso il raddoppio dei voti presi il 4 marzo 2018.

L’iter congressuale del Pd è un ginepraio organizzativo che esprime la jungla interna e il guazzabuglio della linea politica di un partito con sempre minore appeal e credibilità, in crisi di identità, di leadership, di iscritti e di consensi. Al di là della propaganda di bottega e degli strali contro il governo, in primis contro Salvini, nè Zingaretti(nei dati parziali al 50,8%) né Martina (32,6%) né Giachetti (12,2%), né Boccia (2.9%) hanno chiarito “cosa” deve essere il “nuovo” Pd sul piano politico e organizzativo, a cosa serve e a chi serve, qual è il binario su cui fare correre l’Italia e l’Europa del prossimo futuro. Quale credibilità e autorevolezza può avere la nuova leadership dei Democrat quando il mercato delle tessere, i brogli, le pressioni dei capi bastone in mano ai soliti “burattinai” sono state tutt’altro che eccezioni nelle votazioni delle primarie nei circoli, specie al Sud? Quel milione di italiani atteso il prossimo 3 marzo ai gazebo (oltre 3 milioni nel 2007) per scegliere il nuovo segretario non costituirebbe comunque il tocco magico e automatico della rinascita del Pd.

Al contrario, una partecipazione minore, sotto il milione, potrebbe suonare come campane a morto per il risultato delle successive elezioni di maggio. Zingaretti, per superare il 50% dei voti nelle primarie e per legittimarsi a nuovo leader, punta tutto sulla “discontinuità” buttandosi sul “sociale”, dopo le sbornie del riformismo-liberal del pidì pro elite costato caro ai ceti più deboli e al Paese. Quella del presidente della Regione Lazio è una bocciatura tout-court per i governi di centrosinistra della passata legislatura (Letta, Renzi, Gentiloni) marcati Pd, cercando così di fare terra bruciata ai sempre possibili ritorni in campo di Matteo Renzi e al contempo tenendosi alla larga da Carlo Calenda che tenta la via (definita “suicida” da D’Alema) di un fronte “minestrone” europeista anti sovranista con dentro tutti gli anti Salvini, dalla sinistra estrema agli elettori delusi del centrodestra, andando così oltre il Pd. Dicevamo di Renzi, il convitato di pietra di queste primarie. Renzi è l’ultimo trionfatore (oltre il 70%) delle primarie con più di due milioni di votanti ai gazebo nel 2017. Gira e rigira, anche queste primarie vivono nella rumorosa assenza dell’ex rottamatore, che non c’è ma… c’è.

Attraverso i comitati “Ritorno al futuro” (già sui 5000 iscritti di nomi pesanti e presenti in 500 comuni) che a marzo si presenteranno con un meeting nazionale contraltare delle primarie Pd, Renzi agisce nelle primarie e nella campagna elettorale con i suoi supporter motivati e pronti, in attesa del comando di “dove” sparare e “contro” chi. Se Matteo resta nel Pd tutt’ora forte di uomini (e parlamentari) legati all’ex premier, il nuovo segretario sarà un suo “ostaggio”. Se Matteo se ne va con la palla fondando il “suo” nuovo partito, il nuovo segretario sarà il capo di un Pd residuale. Il Pd, passata la sbornia del partito a “vocazione maggioritaria” gioca oramai una battaglia di retroguardia, la partita della propria sopravvivenza. Renzi lo sa e sa anche che il suo gioco del piede in due staffe è finito. Ma i conti non tornano: il bis del “riformismo-rottamatore”, già bocciato alle urne, è improponibile. L’alt alle Europee ai dilaganti partiti sovranisti con un cartello di sinistra-riformista è impossibile, specie con il fallimento di Macron. Che fare? Al Pd non resta che giocare di rimessa sperando nelle disgrazie altrui. Vale anche per Renzi?

Commenti
    Tags:
    pdprimarie pdrenzirenzi pdrenzi primarie pd





    in evidenza
    World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024

    La “Pietà” di Gaza

    World Press Photo, ecco la foto vincitrice del 2024

    
    in vetrina
    Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024

    Fuorisalone, la guida di Affari agli eventi della Milano Design Week 2024


    motori
    DS E-TENSE FE23 in Nero e Oro per l'E-Prix di Monaco

    DS E-TENSE FE23 in Nero e Oro per l'E-Prix di Monaco

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.