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Pd, Renzi e quel “pasticciaccio” dei Comitati civici
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Pd, Renzi e quel “pasticciaccio” dei Comitati civici

Renzi e i renziani sono impegnati su tre fronti: gettare fango sul governo e soprattutto su Salvini; tenere il pallino in mano con la candidatura di Minniti nel gioco al massacro delle primarie Pd; costruire i “Comitati civici” lanciati alla Leopolda. Il meeting di Firenze è stato per Renzi l’occasione per lanciare l’ultima sfida – fra monito e minaccia – agli avversari interni, tenendo i piedi su due staffe: se il Pd, sgominati i nemici vecchi e nuovi, resta suo, avanti con il Partito democratico, comunque una forza elettorale attorno al 15%. Altrimenti Pd addio e via con il nuovo progetto del nuovo partito “personale” stimato da recenti sondaggi in una forbice che va dall’8% al 15%. I “Comitati di azione civici” sono un tassello decisivo di questa strategia, uno strumento di nuova resistenza politica sociale e civile fatto con i cittadini per i cittadini, sopra e oltre il Pd, cancellandolo, se necessario. I 7 valori guida dei comitati (Europa contro nazionalismo, crescita contro assistenzialismo, scienza contro superstizione, giustizia contro giustizialismo, vero contro virale, democrazia contro plebiscitarismo, società aperta contro esclusione) sono un concentrato di confusa propaganda impregnata di banalità e priva di spessore culturale, ideale e politico.

Un inquietante passo avanti, però, della logica dell’antipolitica e del populismo di cui, a parole, si dice di voler combattere. Renzi sposta ancora più avanti i progetti abbozzati del “Fronte repubblicano” di Calenda e del “fronte largo” di Gentiloni perché salta a piè pari il ruolo e la mediazione di partiti, associazioni, movimenti puntando direttamente sui cittadini. Per un tale progetto, serve drammatizzare la situazione del Paese e lo scontro politico con allarmismi sui rischi per la democrazia e per l’economia dell’Italia.

Si vuole risolvere la crisi della democrazia usando l’accetta della semplificazione delle procedure: dalle primarie fuffa per la selezione dei gruppi dirigenti nei partiti, alle elezioni dirette locali su su, fino a quelle del premier. L’obiettivo è quello di concentrare il potere, ovunque e a ogni livello. Invece, per salvaguardare la democrazia, va evitato l’eccesso di potere perché la democrazia non è fatta per rendere più facile il comando ma per disciplinarlo e moderarlo. Renzi –sulla falsariga di Berlusconi prima e Grillo poi, pur con sfumature, linguaggio e strumenti diversi – incarna una vocazione estremista della politica, non certo una posizione moderata. Renzi accusa Salvini di estremismo quando l’estremista, nella sostanza politica, è proprio lui. Renzi demonizza l’avversario, non percepisce i problemi e i bisogni nuovi della società, non li traduce in azione politica.

Mai di sinistra, e tanto meno vicino al Pci, Renzi si vanta di essere “democristiano” dimenticando che la Dc aveva acquisito dalla millenaria tradizione cattolica importanti elementi di prudenza, di controllo, di mediazioni, ma anche di lungimiranza e di azione, ascoltando la gente, non dimenticandosi e non svendendo i suoi valori. Cosa è stato (ed è) il Pd renziano se non centro di potere e cartello elettorale? Come non vedere che il cosiddetto nuovo renziano sia stato privo di un progetto strategico su “quale Italia” costruire, covasse dentro di sé la peggior corruttela, la peggior rozzezza, la peggior cupidigia del potere? Di qui la crisi (anche elettorale) del Pd, di qui la vittoria del M5S e della Lega e la spinta popolare pro Salvini, inteso come il “nuovo” in contrapposizione al Pd e alla sinistra difensori dell’establishment nazionale e internazionale. Per risalire la china a Renzi serve demonizzare il “nemico” andando oltre i nemici interni. Il nemico è il governo “ladro”, il nemico è il M5S (nessun accordo con i grillini!), il nemico dei nemici è Matteo Salvini cui vanno solo insulti e propositi di annientamento.

L’idea di Renzi punta a legittimare la logica della leadership assoluta, dell’uomo solo al comando, del rapporto diretto con i cittadini, del superamento dei partiti e così via. Un film già visto. I Comitati civici evocano brutte storie, anzi storiacce: ovunque ferve un gran lavorio e oltre 200 sono i comitati già in fieri con l’obiettivo di arrivare presto a 1000 e usarli nel Pd e fuori. C’è, fra i renziani, chi grida “alleluia!” ma serviva e serve ben altro per ridare smalto a Renzi e al renzismo senza più credibilità e spompati. Tira un brutto vento per il Pd e per la sinistra tutta. Renzi promette di tirar fuori il coniglio, l’ennesimo, dal cappello. Ma non va oltre il gioco delle tre carte.

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