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Politica
“Per il premierato ci vuole il tso". Bomba Mulé (FI). Marina contro Giorgia
Giorgio Mulè

Bomba dell'azzurro Mulè contro la riforma costituzionale voluta da Meloni

 

“Per il premierato ci vuole il tso, il trattamento semplificato obbligatorio”. Giorgio Mulè, vice presidente della Camera, forzista, premette: “Parlo a titolo personale”. E a titolo personale, senza volere impegnare il partito Forza Italia, dice che la riforma per l’elezione diretta del premier, la meloniana “madre di tutte le riforme”, ha bisogno di cambiamenti e chiarimenti. Lo scrive www.repubblica.it ripreso da Dagospia.

Mulè lo pensava prima che l’ultimo testo, quello depositato in Senato e che tra poco comincerà l’iter parlamentare, svelasse un aggiustamento niente affatto da poco: salta il riferimento alla scheda unica. Prima c’era scritto all’articolo 3 che “le votazioni per le elezioni del presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale”.

Adesso nell’ultima versione, si legge: “Le votazioni per l’elezione delle due Camere e del Presidente del Consiglio avvengono contestualmente”. Cosa significa esattamente? Si vedrà nella futura legge elettorale. Ma in teoria di schede potrebbero esserne necessarie tre. Sarebbe il gioco delle tre schede.

Per la riforma di Giorgia Meloni, tradotta in norma dalla ministra Elisabetta Casellati, non sarà un percorso facile nella stessa maggioranza. Marcello Pera, ex presidente del Senato, ora senatore di Fratelli d’Italia, ha consegnato in una intervista a Repubblica le sue perplessità: “Con la riforma del premierato si rischia di favorire i ribaltoni anziché evitarli”.

Ha elencato critiche tecniche sulla possibilità che la proposta in discussione corregga davvero i danni dell’instabilità degli esecutivi. Nel mirino la norma anti-ribaltone, quella che consente che il premier eletto nelle urne sia sostituito, nel caso in cui dovesse fallire il suo mandato. Sulla “contestualità” di elezione richiamata nella riforma, Pera osserva: “Le modalità saranno scritte nella legge elettorale. Più schede comunque non sono necessarie. I dubbi che io ho espresso riguardano i poteri del premier, qualcosa di un po’ più grosso delle schede elettorali”.

E a proposito dei poteri del premier, Mulè boccia del tutto la norma anti-ribaltone perché “non può essere che il panchinaro o sostituto, ovvero il premier non eletto a cui viene dato l’incarico in seconda battuta, abbia quel ruolo. No a surrogati o panchinari che diventano premier. Peggio se con una maggioranza magari diversa da quella uscita dalle urne”.

Per il vice presidente forzista infatti la formulazione della riforma costituzionale non è garanzia sufficiente di anti-trasformismo. “È scritto nella norma che il premier numero due sia della stessa maggioranza uscita dal voto, ma nulla vieta che si aggreghi un’altra forza politica. Insomma il trasformismo di Palazzo non sarebbe arginato”.

E sulla legge elettorale, altro punto cruciale che si accompagna alla rivoluzione istituzionale dell’elezione diretta del premier, sostiene Mulè che bisogna “ragionarci bene, perché la soglia che consente di fare scattare il 55% dei seggi garantiti a chi vince, va ben ponderata che sia il 30, il 35 o il 40%”. E mettersi a lavorare subito. [...]

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