Politica
Riforme, Forza Italia 'frena' FdI: "Premierato insieme alle opposizioni. No al nome del premier sulla scheda"
Parla Adriano Paroli, vice-capogruppo vicario al Senato

Adriano Paroli
"Il premierato nasce dall'idea di inserire nella Costituzione la stabilità ma non va mai dimenticato che l'Italia è una repubblica parlamentare"
"Abbiamo appoggiato il premierato non per simpatia verso Giorgia Meloni ma perché, come dimostrano questi anni di turbolenze sui mercati e geopolitiche, la stabilità di governo è un fattore molto positivo. Le ultime elezioni hanno dato una maggioranza chiara e coesa e stiamo governando il Paese tenendo insieme quattro forze politiche". Lo afferma ad Affaritaliani il vice-capogruppo vicario di Forza Italia al Senato Adriano Paroli all'indomani delle parole della presidente del Consiglio Meloni che, al congresso di Noi Moderati, ha ribadito l'importanza e la necessità di approvare la riforma costituzionale che prevede l'elezione diretta del premier.
"La stabilità è un valore - spiega l'esponente azzurro - ma lo è anche la rappresentatività. Il premierato nasce dall'idea di inserire nella Costituzione la stabilità ma non va mai dimenticato che l'Italia è una repubblica parlamentare. Fin dalla prima proposta abbiamo cercato il dialogo con le opposizioni ma su tutte le riforme si sono arroccate sui punti di contrasto, come sulla giustizia. Il rischio è che il premierato lo approvi da sola la maggioranza, cosa che non auspico in quanto ritengo che sia una riforma che debba essere condivisa da tutto il Parlamento".
Alla domanda sui tempi per il via libera del premierato e se sarà in vigore per le elezioni politiche del 2027, Paroli risponde: "I tempi sono molto stretti ma dobbiamo approvarlo. Sarebbe importante intanto ragionare su una legge elettorale che vada nella direzione dell'elezione diretta del premier. Senza il premierato e una legge elettorale senza premio di maggioranza potrebbe anche essere una legislatura che dura poco con forti conseguenze sulla stabilità di Governo. Senza toccare le prerogative del presidente della Repubblica, ci sono certamente punti sui quali bisogna intervenire perché il premier non può nemmeno cambiare un ministro oggi se non viene sfiduciato o se non insieme al Capo dello Stato che fa una valutazione complessiva dell'esecutivo. Sono temi importanti da affrontare in Parlamento. E, ribadisco, non dimentichiamoci che siamo una repubblica parlamentare e non può più accadere come quando il Pd di Bersani con il 28% dei voti prese il 55% dei parlamentari".
Fratelli d'Italia vuole l'indicazione del candidato premier sulla scheda elettorale, in una legge proporzionale con premio di maggioranza. Su questo punto il vice-capogruppo vicario di Forza Italia a Palazzo Madama precisa e sottolinea: "Possiamo prevedere che tra un anno e mezzo o due il primo partito del Centrodestra sia ancora Fratelli d'Italia, anche se tutto può accadere. E se esempio si indicasse il candidato premier di un partito della coalizione che poi arriva secondo o terzo alle elezioni che cosa si fa? Non è forse il tema di attualità oggi, vista la forza di FdI nei sondaggi, ma tra dieci e quindici anni come sarà la situazione? Non possiamo certo cambiare la legge elettorale a ogni legislatura. Deve essere scritta per durare molto tempo. Nel 2018 ad esempio avremmo dovuto indicare Berlusconi e invece Salvini arrivò davanti. Meglio quindi lasciare il sistema attuale senza indicare il nome del premier sulla scheda e lasciare che decidano gli elettori. Come è sempre successo dai tempi di Berlusconi, il primo partito della coalizione vincente indica il presidente del Consiglio. Anche perché questo vale anche per l'opposizione e non possiamo certo imporre ai partiti di minoranza di scegliere prima il candidato per Palazzo Chigi", conclude Paroli.
