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Politica
Quel flirt mai spento tra M5s e Lega, solo fantapolitica?

I dossier aperti nella compagine dell’esecutivo cominciano a diventare tanti ed anche le difficoltà di trovare una quadra tra i desiderata dei due principali alleati di governo aumentano giorno dopo giorno. Più si entra nel vivo delle questioni, anzi, e più le distanze tra M5s e Pd diventano un solco. Per uno strano gioco del destino, invece, ad avvicinarsi sono le posizioni di Cinque stelle e Lega. Non c’è bisogno di scomodare Agatha Christie, ma se è vero che tre indizi fanno una prova, allora forse qualche novità questa strana estate potrà ancora riservarcela. Non foss’altro perché, di indizi, ce ne sono anche di più. L’ultimo pomo della discordia ruota attorno alle tasse. Dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte di voler procedere al taglio dell’Iva, infatti, le maggiori resistenze stanno arrivando dal Pd. Ma nonostante ciò, come ha anticipato Affaritaliani.it, il presidente del Consiglio su questo fronte non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Anzi, come confermato al nostro giornale da Palazzo Chigi, proprio su questo si sta lavorando. I tecnici sono appunto impegnati a individuare i settori più colpiti dal Covid da sostenere con maggiore urgenza. Musica per le orecchie di Matteo Salvini che ha colto la palla al balzo dicendo: “Noi siamo a favore di qualunque taglio delle tasse”. Non senza annunciare la disponibilità del suo partito a votare subito un provvedimento in questa direzione in Parlamento.

Ma non c’è solo questo filo rosso che unisce via Bellerio ai pentastellati, ovviamente favorevoli alla misura. Il Mes rimane sempre il vero convitato di pietra che allarga il solco tra il Pd, favorevole all’utilizzo dello strumento, e i Cinque stelle, che rimangono, almeno nella maggioranza dei casi, contrarissimi al ricorso al Fondo Salva Stati. In lapalissiana sintonia con la Lega di Salvini. Insomma, già basterebbero Iva e Mes per cominciare a intravedere, neanche tanto in controluce, il rinsaldarsi di una maggioranza gialloverde. Un progetto, d’altronde, mai del tutto accantonato da Luigi Di Maio. Le convergenze parallele tra i due partiti, al momento su fronti opposti della barricata, però, non finiscono qui. Come dimenticare la partita del Quirinale? E’ stato lo stesso Salvini a suonare la sveglia e ridimensionare i “sogli di gloria” in casa dem. In una intervista a “Repubblica”, domenica scorsa, il leader della Lega ha chiarito: “Dico che nel Pd almeno in cinque si contendono il Colle ma possono mettersi l'anima in pace. Il presidente sarà eletto con molta probabilità coi voti di tutti, tranne che del Pd che lavora per averne uno a suo piacimento”. E’ vero che il Movimento si è subito schermito e ha fatto trapelare il suo “no, grazie”, ma è altrettanto vero che, se il Partito democratico volesse giocarsi questa partita in solitaria, il M5s avrebbe una facile via d’uscita. L’assist di Salvini, insomma, potrebbe tornare utile per fare sponda con la Lega sul nome del successore di Mattarella.

Tuttavia, se quella del Colle più alto appare una vicenda temporalmente troppo lontana, si può sempre rimanere ancorati alla contingenza politica e all’agenda delle prossime settimane. Ed ecco palesarsi il decreto Semplificazioni, prossimo attesissimo banco di prova. I ritardi accumulati dal provvedimento hanno fatto risaltare, per esempio, un’altra convergenza M5s-Lega sul Codice degli appalti. Che entrambe le forze politiche vorrebbero sospendere, al contrario di via del Nazareno.  E che dire, infine, dei decreti Sicurezza? Anche questo è un dossier da non sottovalutare. Anzi, è forse quello che renderà ancora più plasticamente evidente un ritorno in grande spolvero della linea gialloverde e chissà se anche di una maggioranza gialloverde. In fondo, sui due decreti, difficilmente il M5s potrà dare il via libera a modifiche che vadano oltre i richiami del Colle. Sarebbe troppo per i pentastellati. Significherebbe, infatti, contraddire una linea difesa a spada tratta al tempo del governo Conte uno. Ed in questo troveranno un alleato sicuro, ovviamente, nella Lega di Salvini. Come in un déjà-vu, quindi, il partito di Zingaretti, che vorrebbe quasi smantellare i due provvedimenti, si ritroverebbe all’opposizione. Solo uno scenario irrealistico? Chissà. Una cosa è certa: la politica rimane sempre, per dirla con Bismarck, l’arte del possibile.  

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