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Politica
Referendum, Renzi: "In gioco la sorte di 11 mila lavoratori"

Il quesito referendario "non parla di nuovi scavi, nuove trivelle, ma con le trivelle che gia' ci sono vogliamo tirare fuori gas e petrolio che c'e'? Io sono per non sprecare cio' che abbiamo, quindi spero che questo Referendum, che potrebbe bloccare 11.000 posti di lavoro, fallisca". Cosi' il premier Matteo Renzi, nel corso di un incontro nella redazione de "Il Resto del Carlino", torna sul quesito referendario di domenica prossima sulle trivelle.

Si tratta, ha sottolineato, "di decidere se prendere il gas che già c'è o se andarlo a prendere fuori. Il quesito è questo". Quello di domenica "non è un referendum astratto, ma riguarda le scelte energetiche italiane. Noi rispetteremo il volere dei cittadini: chi vuole votare è libero di farlo, chi vuole farlo fallire può non andare a votare. Tutte le posizioni sono legittime, ciascun oesprime le sue valutazioni".

"Tutte le posizioni sono legittime, credo che ciascuno esprima la propria valutazione, non c'è nessun tipo di polemica con il presidente Paolo Grossi" ha aggiunto il premier in merito a quanto affermato dal presidente della Corte Costituzionale sul dovere di andare a votare. "C'è un quesito, leggete il quesito e ognuno faccia quello che ritiene giusto fare", ha aggiunto.

Giornata di appelli elettorali in vista del voto di domenica prossima. Poche le voci per il "no", la "lotta" è tra chi invita a dire sì (e tenta il forcing finale per raggiungere il quorum) e chi chiede di disertare le urne. Le posizioni sul voto in queste ore continuano ad accavallarsi. "L'articolo 48 della Costituzione dice che il voto è un dovere, e soprattutto che i pubblici ufficiali non possono indurre all'astensione i cittadini perché è vietato dalla legge" ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aggiungendo che "non era mai successo nella storia d'Italia che l'arbitro della partita, cioè il presidente del Consiglio, consigliasse di renderla nulla non giocandola, o giocandola in maniera sleale".

Intanto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, annuncia di aver "denunciato alla procura della Repubblica di Roma Matteo Renzi per il reato di induzione all'astensione". "Domenica si vota. È sempre bello quando le persone hanno la possibilità di esprimere la propria opinione. A questa possibilità non bisognerebbe rinunciare mai. Votare è l'essenza della democrazia. Io vado e voto Sì. Perché credo che ogni singolo voto SI in più che arriverà sarà un messaggio forte e chiaro per cambiare il nostro modello di sviluppo. Meno fossile e più energie rinnovabili" ha scritto su Facebook il leader della Sinistra Pd Roberto Speranza.

"Domenica vado a votare convintamente si, andrò a votare presto, la mattina. Nel nostro mare ci devono essere cozze e vongole ma non trivelle" ha detto Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, oggi al programma di Rai Radio2, Un giorno da pecora. Anche il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, a Firenze in un incontro al Polo delle Scienze Sociali sulla Carta dei Diritti, ha ribadito la sua posizione: "La Cgil ha detto nei giorni scorsi che noi consideriamo il voto uno strumento importante, che non bisogna mai rinunciarci, che è uno degli strumenti fondamentali della democrazia. E continuiamo a dirlo" ha affermato. Se il Pd è diviso sulla materia, tra i centristi, Fabrizio Cicchitto, Ncd, definisce il referendum "inutile e dannoso".

Al contrario l'Udc, con il segretario Lorenzo Cesa, dice di non condividere la linea del governo e che voterà 'Sì'. Libertà di coscienza da Ala, anche se la maggioranza di parlamentari si schiera per il non voto. Nel centrodestra la Lega è a favore del sì, così come Forza Italia Per il sì è il Movimento 5 stelle che con Luigi Di Maio definisce "scandalose" le parole dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla legittimità dell'astensione. Nelle prossime ore, hanno comunicato i parlamentari M5S, "denunceremo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il senatore a vita Giorgio Napolitano per violazione di due articoli di legge: il n. 98 del DPR 361/1957 sulle elezioni e l'articolo 51 comma 2 della legge n. 352 del 25/05/1970 che disciplina i referendum. L'invito esplicito all'astensione è un reato".

E per finire anche Adriano Celentano scende in campo su un tema a lui molto caro, e affida a Facebook il suo pensiero: "Nonostante la scomparsa di Casaleggio, il M5s diventerà il primo partito in Italia. "Purtroppo in tutta questa faccenda (mi riferisco al referendum) c'è un clamoroso errore di fondo fatto dal Governo nel momento in cui dice ai cittadini: 'Non andate a votare'. Il che, in parole povere, significa: 'L'unica opinione che conta non è la vostra, ma la mia'". Il molleggiato conclude il post con una considerazione sul premier: "Renzi non si è accorto che, trivellando l'opinione pubblica, ha cominciato a trivellare se stesso".

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