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Politica
Renzi un'ora a colloquio al Quirinale. Toto-premier: Padoan e Grasso in pole

Lo stesso discorso del 2 dicembre del 2012. Lo stesso accostamento alle ferite, il ringraziamento ai figli e alla moglie Agnese, la promessa che si tornerà alla vittoria. Allora era una sconfitta sulle primarie, ora è quella sul referendum. Nella tarda mattinata Renzi è salito al Colle per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Matterella, prima della riunione del Consiglio dei ministri e dell'incontro ufficiale al Quirinale per rassegnare le dimissioni.

Insomma,il dopo- Renzi è già iniziato. Il primo passo è un confronto nel Pd, alla direzione. Renzi, spiegano i suoi, terrà il punto sul ruolo di segretario dem e sulla battaglia portata avanti, ammettendo comunque responsabilità e sconfitta. Sullo sfondo la possibilità di anticipare il congresso.

Al momento fonti dem assicurano che c'è compattezza con Franceschini e l'ala dei 'Giovani turchi': insieme ai 'big' dem affronterà i prossimi passaggi mentre i bersaniani sono pronti ad andare all'attacco, perché dimettersi - questo il ragionamento - "è stato irresponsabile tanto quanto aver personalizzato il voto sulle riforme". Il punto principale è proprio la tenuta del Pd, perché non c'è solo la minoranza dem che chiederà un'analisi attenta del voto. Ma il segretario dem ha già fatto capire quale sarà la sua strategia, ovvero quella di logorare il fronte del No, "a loro competono oneri e onori, a loro compete la possibilità di avanzare proposte per la legge elettorale".

E' una presa di distanza netta, la volontà di non metterci la faccia sulla legge proporzionale. Ma il convincimento nei dem è che non ce ne sarà bisogno, che sarà la Consulta a modificare l'Italicum nella parte sul ballottaggio e sul premio di maggioranza. Potrebbe quindi emergere un Consultellum valido anche per la Camera e così sarà possibile andare al voto nei tempi brevi, è la riflessione al Nazareno.

Le valutazioni competono comunque al Capo dello Stato Mattarella con cui Renzi si confronterà nel pomeriggio. Ma il premier ha fatto capire, e lo sussurrano anche nel Pd, di non voler restare a Palazzo Chigi fino a Natale. Anche per questo motivo le piste restano principalmente due: la prima porta al ministro Padoan. Si tratterebbe eventualmente di una crisi lampo: verrebbe affidato al responsabile dell'Economia il compito non solo di mettere in sicurezza la Legge di Bilancio ma anche di inviare un messaggio rassicurante ai mercati. In quel caso il gruppo Pd sarebbe compatto sulla figura di 'garante' del ministro di via xx Settembre.

Ma un'altra ipotesi è quella di un esecutivo istituzionale, guidato dal presidente del Senato, Grasso. Un'ipotesi che permetterebbe al segretario dem di preparare in maniera ancora più decisa la fase congressuale del Pd ed eventualmente la campagna elettorale, soprattutto se dovesse prevalere la linea di andare alle urne entro l'estate.

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