Renzi vuole il nemico a sinistra... di Sergio Luciano
di Sergio Luciano
Renzi potrà creare il suo agognato “Partito della nazione” che tenga insieme tutti gli italiani perbene – per fortuna sono tanti – che vogliono far progredire il Paese soltanto se accetterà, o addirittura promuoverà, la nascita di un “nemico a sinistra”: purchè un nemico dichiarato e trasparente, quindi un partito di estrema e radicale sinistra che raccolga l’eredità mai evaporata di Democrazia Proletaria e di Rifondazione Comunista e bilanci l’opposizione espressa, destra, dall’area leghisto-post-missina con un’altra opposizione di natura post-comunista appunto a sinistra.
Diversamente, il partito del premier continuerà ad essere lacerato dalle polemiche tra le correnti interne al vertice e soprattutto tra una base storica che è molto più “comunista” di Renzi e gestisce le sezioni e le preferenze locali. Questa base storica, pur ridimensionatasi, non potrà mai digerire un certo tipo di innovazioni liberiste, forse utili (tipo il Jobs Act) o forse no, ma comunque necessarie ad accompagnare e “sostanziare” questo cammino di riaggancio ai Paesi economicamente più dinamici, quelli anglosassoni, indispensabile all’Italia per uscire dall’angolo, ammesso e non concesso che ce ne sia ancora (e ce ne venga ancora data) la possibilità.
Quindi largo a Landini, unico leader naturale di questa possibile formazione di “ultrasinistra” e si spicci a raccogliere questo dieci per cento di consensi portandolo via a Renzi e rassicurando l’abbondante elettorato di centro, post-socialista, post-democristiano e post-berlusconiano, che Renzi è esattamente quel che appare: un cristiano, un democratico, un popolare. Insomma, un democristiano, che riuscirà – se tutto va bene - nel miracolo di riportare al potere nel Paese quell’area sociale borghese, lavoratrice e concreta che, pur con tanti difetti, l’ha reso grande ed ha partorito, più di mezzo secolo fa, il famoso “miracolo italiani”.