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Revenge Porn, intesa trovata: la Lega fa dietrofront sulla castrazione chimica

Revenge Porn: trovata intesa unitaria. La Lega fa dietrofront la castrazione chimica

Revenge Porn, trovata intesa unitaria. La relatrice del Movimento 5 Stelle Ascari, ha proposto un testo che recepisce quelli presentati la scorsa settimana da Boldrini e Forza Italia. A sei giorni di distanza dallo scontro in aula, con le deputate di Forza Italia e Pd che occupavano i banchi per protesta per la bocciatura del reato di revenge porn, l'intesa è stata trovata. Il primo annuncio è arrivato dal Movimento Cinque Stelle: "C'è soddisfazione per l'accordo raggiunto. In aula porteremo un emendamento che è stato condiviso con le altre forze politiche. Siamo contenti che sia stata trovata una soluzione". Dunque è arrivato l'ok della commissione giustizia della Camera a un emendamento condiviso presentato dalla relatrice pentastellata Stefania Ascari. Con le opposizioni che hanno rinunciato a presentare i sub emendamenti.

Sulla castrazione chimica per chi compie violenze sessuali - dopo un'iniziale pressing della Lega e incontri di mediazione tra Carroccio e 5Stelle - è arrivato il dietrofront. Annunciato dalla ministra Giulia Bongiorno, che l'aveva sostenuto. Il dibattito sul revenge porn è ripreso stamattina dal punto in cui si era interrotto la settimana scorsa, quando il presidente Roberto Fico aveva messo in votazione, a scrutinio segreto, un emendamento di Laura Boldrini che introduceva il reato di revenge porn. Bocciato per soli 14 voti di scarto. Il presidente, invece, non era riuscito a fare votare un emendamento analogo della forzista Zanella, bloccato da un lungo dibattito sull'ordine dei lavori e l'interpretazione del regolamento. E quando sembrava di potere procedere al voto, con il parere negativo della relatrice, Fico aveva dovuto sospendere la seduta perché le deputate forziste  avevano occupato i banchi del governo.

La successiva conferenza dei capigruppo aveva deciso di rimandare la discussione ad oggi. Fra polemiche iniziali quando i 5 Stelle hanno presentato una proposta di legge al Senato chiedendo di discutere e approvare solo quella. Le opposizioni, invece, li hanno invitati a votare subito l'emendamento in discussione a Montecitorio, accusandoli di volere solo rinviare per piantare una bandierina elettorale e propagandistica.

Nel frattempo è scoppiata una polemica fra le deputate del Pd e Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno, infatti, ha annunciato stamattina da Cagliari  l'intenzione di "creare un telefono rosso che permetta alle donne di denunciare e di essere ascoltate e protette". Ma la deputata dem Lucia Annibali replica: "Salvini mostra di non sapere di cosa parla e di utilizzare le donne solo per fare propaganda. Vuole creare qualcosa che già esiste. Il 1522, numero nazionale antiviolenza - spiega Annibali - è stato istituito dalla presidenza del consiglio dei ministri nel  2006 e nel 2013 ha integrato l'assistenza alle vittime di stalking con la legge 38/2009. Il ministro dell'interno dovrebbe informarsi prima di parlare".  E la sua collega Alessia Rottta aggiunge: "Matteo Salvini non finirà mai di stupirci per la faccia tosta con cui riesce a fare  campagna elettorale sulla pelle delle donne. Questa volta è toccato alle vittime di violenza, a cui promette la creazione di un 'telefono rosso', spacciando per nuovo un servizio in vigore da anni".

Revenge porn, via libera dalla Camera: c’è l’aggravante social

Approvate le norme che puniscono chi diffonde video o immagini a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati: carcere fino a sei anni e sanzioni fino a 15mila euro. Pene aumentate se i fatti sono commessi “attraverso strumenti informatici o telematici”.

Previste aggravanti se il reato è commesso dal partner o da un ex con diffusione via social: la pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

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