Politica
Salvini, da "capo popolo" a leader e statista?

Salvini sa che il tempo gioca a suo favore e che a maggio 2019 per le elezioni Europee ci sarà il redde rationem, nel governo e fuori
Di Massimo Falcioni
Dopo Ferragosto si imbocca la via che in autunno porta alla legge di stabilità, primo crocevia per capire se il governo c’è e, se c’è, dove va. La mancanza di opposizione (da una parte, Pd e sinistra scomparsi; dall’altra, Berlusconi in apnea ) e la capacità di azione e di comunicazione di Matteo Salvini rendono meno evidente l’inconsistenza politica del governo Conte. Di Maio è in fibrillazione, fra stop and go. Salvini sta “sul pezzo”, sa che il tempo gioca a suo favore e che a maggio 2019 per le elezioni Europee e con oltre 4000 comuni al voto ci sarà il redde rationem, nel governo e fuori.Il cammino può procedere anche a zig zag ma per il vice premier e ministro dell’Interno la meta è una sola: la sua Lega primo partito nelle urne e nelle piazze per rivoltare l’Italia come un calzino. Gli alleati? Zavorra. Compagni di strada pro tempore, come i “grillini”, da abbandonare al primo contrasto politico. O amici di cordata imposti da una legge elettorale sciagurata, quali i “forzisti” di Berlusconi, nel guado, fra Salvini e… Renzi.
Il M5S del pivot Di Maio annaspa con un riformismo vendicativo anti borghese, con l’accetta di cartone, rispolverando utopie comuniste come l’abolizione della democrazia, stavolta non col potere dei soviet ma con quello delle … tastiere, passato da movimento rivoluzionario dei “puri e duri” a una macchina di occupazione di posti per conto terzi. Fuori dalla stanza dei bottoni, Forza Italia è alla deriva, nelle fauci di Salvini, come dimostra la scelta della Lega di correre da soli nelle prossime Regionali in Abruzzo: non un azzardo tattico ma un tassello di una strategia politica per rottamare Berlusconi facendo della Lega il partito del 40%. Invece di fare una analisi politica sul perché Salvini goda del vento in poppa, nel Pd e nellasinistra ci si affida agli slogan: “al governo c’è il peggio del Paese, la destra populista, fascista e xenofoba” e c’è il “burattinaio” razzista-fascista Matteo Salvini, il nemico da battere, anzi da abbattere.
A lanciare anatemi sono sempre i soliti “maestri”. Come se gli italiani avessero dimenticato i fallimenti e le nefandezze dei regimi a suo tempo definiti “paradisi” dagli stessi e poi megafoni dei (mal) governi succedutisi in Italia con baricentro i partiti di sinistra di matrice ex Pci e avessero votato M5S, Lega e centrodestra “per sbaglio” e non perché stanchi di promesse mai realizzate e decisi a cambiare. Non è questa la lezione del 4 marzo e della batosta storica nei comuni rossi? Ora, nel “nuovo potere” non è tutto rosa e fiori. Nella Lega che guadagna consensi e spazi c’è la fila di chi sgomita (vedi anche gli esponenti di Forza Italia decisi ad abbandonare la barca che affonda) per salire sul carro dei vincitori con il rischio di tornare a quel partito: “Circo di nani e ballerine” quale fu il Psi craxiano bollato da Rino Formica. Il già visto: tutti dentro, governare alla giornata e per slogan, mettendo toppe, moltiplicando posti e illusioni nella logica di cambiare tutto per non cambiare niente.
E il cambiamento-rivoluzione annunciato? Va fatto e va fatto con i “moderati”. Perché gli italiani sono “moderati”. Anche gli italiani “rivoluzionari” del Pci - sorretti da una fede in un Dio rivelatosi poi inesistente, volevano una società che non solo non poteva arrivare ma che è stato un bene per tutti, comunisti compresi, che non si sia realizzata – erano “moderati” e “uguali” agli altri italiani tant’è che Berlinguer quando rivendicò la “diversità comunista” pagò un prezzo politico ed elettorale. Moderato non vuol dire arretrato. Salvini che pone l’alt all’immigrazione clandestina è un “moderato” di una destra “moderata” che sfocia nel “razzismo” apripista del nuovo fascismo? Gli italiani non sono razzisti, non chiudono le porte a chi fugge da guerre e povertà. Il tema vero è quello della “sicurezza”. Quella sicurezza quotidiana che gli italiani normali, con una immigrazione che rischia di pesare tutta sulle loro spalle e di trasformarsi in invasione, vedono messa a rischio. Tutto qui.
Pd e sinistra si sono fatti portatori di una causa sbagliata, quindi persa. In politica contano le priorità. Ieri, alla Dc gli italiani perdonavano (quasi) tutto perché garantiva il bene più prezioso, la libertà. Sarà così oggi con il governo gialloverde e in particolare con Salvini cui si concede tutto purchè venga salvaguardata la sicurezza personale e di popolo e la sovranità nazionale, in primis con una immigrazione controllata? La Dc, fra limiti ed errori, fu però anche grande partito democratico di massa, con i suoi governi capaci di grandi riforme che portarono in Italia progresso e benessere. Per Salvini si apre la sfida: da “capo popolo” a leader e statista. Con la politica, non con l’anti politica. Con partiti veri e istituzioni democratiche. Nel gioco dell’alternanza democratica.