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Politica
Salvini, nella Lega leadership mai messa in dubbio: solo voci dei giornali

Draghi, malgrado la sua autorevolezza e il suo decisionismo che lo rende abbastanza libero dalle beghe partitiche, ha comunque dovuto rassicurare per ben due volte che, nella delega fiscale e nella riforma del catasto a essa collegata, non ci sarebbe stato alcun aumento delle tasse. E per un personaggio taciturno e pratico come l’ex governatore della Bce questo è un dettaglio da non sottovalutare. Di Giorgetti dopo due giorni in cui sembravano si fossero perse le tracce, ai pochi che hanno avuto la fortuna di sentirlo dicono che fosse sconcertato e amareggiato. Ora è riapparso a fianco proprio di Salvini a colloquio con Draghi, colloquio che, come da prassi, raccontano sia stato cordiale e franco. Certamente questa mossa di Salvini lo ha sorpreso e in un certo senso anche indebolito, sia nella Lega che, e forse questo a lui interessa maggiormente, anche nella considerazione di Draghi stesso, che in lui vede oltre che un amico anche una garanzia per la tenuta della Lega nel governo. 

Il fatto che due governatori di peso, come Fedriga e Zaia, che il mainstream considera da tempo vicini al ministro dello sviluppo economico leghista, e come possibili avversari di Salvini in una ipotetica futura sfida alla segretaria, si siano dichiarati sostanzialmente d’accordo con il leader in questa sua decisione, così come lo stesso ascoltatissimo capogruppo alla camera Maurizio Molinari, dimostra come nel partito le voci che parlano di strappi, scissioni e divisioni sembrano più che altro esercizi retorici per opinionisti e commentatori. Ancora più sorprendente che questa unità di intenti sia arrivata dopo una sconfitta elettorale come quella delle amministrative, che avrebbe potuto e dovuto determinare un indebolimento del segretario, ritenuto il principale responsabile della disfatta. Un partito diviso e pronto a fare le scarpe al proprio segretario sarebbe insorto e lo avrebbe clamorosamente sconfessato, ed invece tutto come d’incanto sembra essersi ricompattato.

“Sono tutte sciocchezze fatte uscire ad arte dai giornali. La leadership di Salvini non è mai stata messa in dubbio da nessuno all’interno della Lega. Spesso nelle chat giochiamo a chi sarà il prossimo leghista che indicheranno come leader futuro. In realtà l’unica verità è che non c'è nessuno in grado davvero di sostituirlo, a meno che non si voglia fare un altro partito con Forza Italia, che si sta attaccando a Draghi per cercare uno spazio che stava ormai pian piano perdendo all’opposizione”, dice un senatore della Lega, che sorride quando gli si fa notare che Giorgetti potrebbe fare il leader “andate a chiedere a lui se vuole fare il leader. Lui è un uomo così, nato per stare in coperta, non ha la voglia, le forze e nemmeno la stoffa per guidare un partito come la Lega. Il fatto che uno come Cacciari lo proponga come prossimo presidente del Consiglio, è assai emblematica del clima che si respira nei palazzi romani”.

Infine, Salvini consapevole di aver ancora il partito ben saldo nelle sue mani, ha l’obiettivo di togliere spazio e consenso alla leader di Fratelli d’Italia, che dall’alto della sua solitaria posizione all’opposizione, può giocare un ruolo sicuramente più comodo. Ma dopo lo strappo ha subito fatto intendere che la Lega non uscirà mai dal governo: “Io non vado fuori, semmai lo faranno Conte e Letta”. E chissà se alla fine sia proprio Salvini e la Lega a non riuscire a creare una rottura in quello che appare un matrimonio sempre più complicato tra PD e M5s, o di quello che ne è rimasto, dopo l’ennesimo disastroso risultato elettorale alle amministrative. Perché al di là di quello che si racconta in questi giorni, tra Salvini, Conte e Letta, forse alla fine il leader più saldo sembra essere proprio il leghista.

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