Coronavirus, l'invettiva amara ma tenace di Antonio Decaro: uomo del giorno
Ce lo invidiano tutti. E' l'uomo del giorno. Antonio Decaro è sintesi e testimonianza di ogni sindaco alle prese con situazioni inimmaginabili prima d'ora.
Ce lo invidiano tutti. E' l'uomo del giorno. I video che lo vedono protagonista in prima linea nella tutela della sua città, impazzano sul web e sono tradotti ovunque, persino in cinese e giapponese. Una sorta di moderno capovillaggio, nel senso più nobile e tradizionale della funzione direttiva, che quotidianamente fa il giro del suo presidio per registrarne ogni fermento, anomalia o esigenza ed agire di conseguenza.
Un sindaco che si commuove davanti a una Bari vuota e nel contempo affascinante, desolata e speranzosa, brillante e mortificata: talvolta dai suoi stessi cittadini. O meglio, da alcuni di loro. Un sindaco che è anche presidente dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), per cui Antonio Decaro rappresenta sì un modello per la sua città, ma è sintesi e testimonianza di ogni sindaco che in queste settimane si ritrova a confronto con situazioni inimmaginabili prima d'ora: "La più grave crisi affrontata dal secondo dopoguerra a oggi", ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
E così dopo le lacrime nella Bari deserta e notturna del primo assalto di Coronavirus, lo sconcerto del 'controesodo' dal nord, il pellegrinaggio 'scaccia-indisciplinati' dai parchi e dalle strade del capoluogo pugliese, arriva un ulteriore provvedimento restrittivo.
"Questi nastri bianchi e rossi, con i quali stiamo sigillando piazze, giardini e panchine, sono il simbolo di un fallimento. Del mio fallimento", dice con amarezza ai suoi cittadini il sindaco Antonio Decaro, "Ho provato in tutti i modi a dirvi di uscire di casa il meno possibile, a convincervi di non stare per strada a chiacchierare, di evitare capannelli, bivacchi, assembramenti".
"Ci ho provato girando per la città - ha proseguito Decaro - facendo appelli in diretta dai social, minacciandovi, aumentando i controlli, chiedendo sanzioni più dure. Ma niente. Ho fallito".
"Oggi abbiamo interdetto tante aree pubbliche, le stesse aree che con enorme fatica, in tutti questi anni, abbiamo restituito alla vita, alla gioia di stare insieme, al senso più alto e più vero del fare comunità. Guardo quei nastri bianchi e rossi e sento dentro un grande magone. In questi anni abbiamo scoperto la bellezza di stare insieme mentre oggi dobbiamo trovare la forza di stare da soli e non è per niente facile".
"Eppure non voglio arrendermi. Fallirò ancora, forse, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: dobbiamo impegnarci tutti, dal primo all’ultimo, per evitare che il contagio dilaghi. Per poter un giorno togliere insieme quei nastri e sventolarli come fossero festoni. Tocca a noi. Tocca a ognuno di noi. Adesso. Forza". "Se potessi andrei ad abbracciare e ringraziare personalmente a uno a uno, la stragrande maggioranza dei baresi che con grandi sacrifici stanno rispettando le regole, a fronte di un gruppo di irresponsabili a cui il messaggio proprio non vuole entrare nella testa".
Non si contano le testimonianze di solidarietà, le manifestazioni d'affetto e le esortazioni a perseguire con tenacia la sua azione. Un'azione incisiva e costante - la stessa che ha reso la città più snella e sostenibile a partire dai suoi 'park & ride' - e che, combinata al carattere schivo ed essenziale, nonché alla concretezza degli interventi, riesce a dar forza a un carisma in decisa crescita. Per tanti, alquanto benaugurante in prospettiva lunga per la città; per altri, utile al contesto regionale e a quello anche dell'intero Sud, e magari come risorsa preziosa finanche al Paese.
(gelormini@affaritaliani.it)
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