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Mercadante Altamura l'Operetta con 'Mi chiamano Frou Frou'

“Mi chiamano Frou Frou”è il titolo dell'ultima fatica scritta e diretta da Maria Grazia Pani, un omaggio all'operetta sempre più rivalutata di questi tempi. Un lavoro che conferma le sue capacità di mettere insieme ingredienti diversi e realizzare un quadro rappresentativo che è specchio di questi tempi, con formule espressive che sono vero latte culturale. Per “un'offerta educativa di qualità”, decisamente in controcorrente con certe produzioni. Dopo i successi  nei teatri di Mola di Bari, San Severo, Francavilla Fontana, Polignano a Mare, Putignano, il lavoro è approdato all'Abeliano di Bari e lo si potrà apprezzare ancora il 24 Maggio al Teatro Mercadante di Altamura.

Frou Frou Pani
 

L'Autrice nel ricamare, ricercare e ricreare atmosfere spumeggianti in Format TeatrOpera, sembra mimetizzare tra le musiche di Satie, Straus, Lehar, Lombardo e Offenbach (attingendo con sapienza al repertorio lirico),  riflessioni sull'esistere, sul modo di essere e concepire la vita di certi personaggi fatti d'aria fritta e, subito ci si ritrova immersi nel Maxim's,  il ristorante di Parigi, famoso per le sue decorazioni 'Art nouveau'. Il locale sinonimo di alta gastronomia, frequentato dalla migliore borghesia di fine ottocento, che si dava lì appuntamento per assistere a spettacoli piccanti. La rappresentazione è metafora di luoghi e di gente che cerca soluzioni alla noia e allo squallore; di posti dove troneggia la malinconia in ambientazioni che riempiono il vuoto con evasioni; angoli della vita dove si  mimetizza la miseria  (soprattutto interiore) con piume e lustrini.

Frou Frou locandina TURI 300x300
 

E' in questo spazio-acquario, regno delle sensuali grisettes, il luogo dove va in scena il sogno e il disincanto, l'ironia, il sarcasmo tagliente in un gioco-vetrina di comparse grottesche e patetiche nel quale Frou Frou annaspa e si interroga, mettendo a fuoco il suo bisogno, quello autentico, così diverso, anche dal desiderio di riscatto della propria madre che le diede il nome: Mimì, proprio come un personaggio della Boheme di Puccini.

Cosa cerca realmente Frou Frou, interpretata magistralmente dall'attrice Giusy  Fallonardo? A lei non interessa la soluzione di Lolo che è riuscita a farsi sposare da un benestante ed ora si può, anche permettersi di far “doni” alle sue “amiche” come simbolo/ ostentazione della posizione raggiunta, interpretata con padronanza da Maria Grazia Pani, soprano e appunto ideatrice dello spettacolo!

FROU FROU 1
 

A Frou Frou non interessa il Goffo Danilo, console d'ambasciata (Giovanni Guarino, baritono), cialtrone squattrinato; forse si sofferma a contemplare il cameriere impacciato, il timido Matthieu (Alberto Comes, basso) che alla fine sboccia tra le braccia di una delle tante sognatrici di modesta istruzione che sperano di cambiare la loro condizione con qualche smanceria ben calibrata, capace di ammaliare chi le potrà dare abiti e lusso e invidiata agiatezza.

Frou Frou contempla lo squallore affogato della cipria per scena;  non invidia certo Margot (Raffaella Migalio, pianista) che afferma di vivere solo per la musica, ma certo non è allergica ad attenzioni e regali! Tra i tavolinetti dei caffè -concerto i duetti, i terzetti delle caustiche gattine sofisticate  va in scena la farsa che distrae dalla solitudine (Paola Leoci, Maria Cristina Bellantuono e Rosanna Di Carolo, soprani), ma lei ha bisogno di andare oltre l'apparenza. E' dell'Amore che ha bisogno Frou Frou! Lei  cerca l'amore vero, semplice. 

Cerca l'uomo attento e sempre presente, colui che sa andare oltre la maschera  e non  ha bisogno di vestirsi di titoli e di apparire. Non ha bisogno di incantevoli falsità! A Mimì non interessano  più nemmeno le aspettative della mamma...alla vita sofisticata preferisce la purezza, la spontaneità del figlio di un fornaio le cui perle sono il sudore del proprio lavoro, il cui unico cerone è  la farina con la quale si fa il pane. Lo  spettacolo è scorrevole, coinvolgente e dopo qualche bis e incursione dei protagonisti tra la platea, quasi fosse la clientela  del famosissimo locale, il sipario chiude e il pubblico si affretta a schizzare nella  propria realtà, chissà se tra loro vi è un maestro del Déco che barcolla con le bollicine dello Champagne su e giù per l'esofago e qualche foglio con schizzi per idee pittoriche. 

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