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Pandemia e buona politica, intervista a Pasquale Ferrante - Legacoop Puglia

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L’osservatorio largo e plurale di Legacoop è una piattaforma tra le più sensibili a misurare lo stato d’animo diffuso, a proposito degli effetti pandemia, e ad analizzare lo stato delle cose in prospettiva ripresa. Pasquale Ferrante, cosa ci dice il termometro Legacoop?

Ci dice che il susseguirsi di tre DPCM negli ultimi quindici giorni appare lo stato più evidente dell’aporia governativa in un momento in cui non possiamo permettercelo, stando nel bel mezzo della seconda ondata di contagi. In pratica, appare evidente la mancanza di una strategia ben definita, soprattutto laddove si tratta di perseguire il delicato equilibrio tra l’interesse economico del lavoro e dell’impresa, con la tutela della salute e delle relazioni sociali. C’è da dire, poi, che l’approssimazione si riflette anche sulla comunicazione, laddove si comunica la necessità chiudere adesso per aprire a Natale e relegare la somministrazione del vaccino al mero adempimento di un obbligo contrattuale da parte del fornitore e non ai tempi di ragionevole maturazione e consolidamento di una scoperta scientifica.

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Preferirebbe interventi più decisi e più incisivi?

Procedere per approssimazione ancora oggi, laddove dovremmo essere in grado di leggere e interpretare i dati circa le evoluzioni dell’andamento epidemiologico - sapendo individuare i focolai o i centri di contagio più probabili – ci avrebbe dovuto portare almeno a tamponare i cronici vulnus strutturali e organizzativi del sistema sanitario. Procedendo per approssimazione, si sta decretando la chiusura di tutto quello che è ritenuto superfluo per la vita dei cittadini. Si chiudono i teatri e i centri della socialità e, imponendo la serrata dopo le 18 a ristoranti e ai pub, di fatto si impone loro un colpo esiziale, nonché il progressivo spegnimento delle luci nelle nostre città. Si scarica sui sindaci l’onere di far perseguire comportamenti responsabili e prudenti, evitando l’assembramento notturno delle piazze e delle strade e sui cittadini la responsabilità complessiva di un eventuale aggravarsi della diffusione del contagio introducendo l’istituto della “raccomandazione”.

Il risultato di tutto questo sono forti tensioni tra e nei livelli istituzionali e lo smarrimento dei cittadini che nell’incertezza cominciano a covare il senso dell’insofferenza verso le stesse istituzioni in termini trasversali; le proteste in questi giorni si stanno espandendo a macchia d’olio e riguardano varie categorie economiche cha vanno dai commercianti fino agli sciatori di Cervinia. La politica oggi sembra fallire la propria missione ma non appare assente. 

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La tensione, infatti, rischia di impennarsi insieme ai contagi. A chi tocca provare a metterci un freno?

Infatti la protesta nelle periferie e nell’area del disagio e della precarietà socio economica sta evidenziando, in bianco e nero, un pensiero semplicistico che individua, in termini non ambigui, cause e rimendi semplici rispetto a fenomeni complessi. Questa soluzione crea immediato consenso elettorale laddove prevale la rabbia e l’ansia di sopravvivenza. Rispetto a questa dinamica la buona politica ha assolutamente bisogno di ritrovarsi schiodandosi dall’incapacità - figlia della desuetudine - di frequentare, ascoltare e sintetizzare le istanze delle periferie non solo urbane, ma sociali e economiche.

La buona politica, soprattutto in questa fase difficilissima, non può assumersi la responsabilità di lasciare il Paese alla deriva degli spasmi sovversivi. La buona politica deve ritrovare il suo coagulo in una grande area politica aperta, democratica, progressista e programmatica ripartendo dalla competenza. Dalle competenze della pratica quotidiana e professionale, dalle competenze acquisite nel saper declinare le decisioni politiche in strumenti della Pubblica amministrazione accessibili per i cittadini e coerenti con le loro necessità e bisogni. Competenze che devono avere una visione trasversale che superi il limite dell’elaborazione del compitino o della riproposizione di progetti pre-confezionati. Competenze che devono sapere superare il mero aspetto intellettuale caratterizzante la vocazione tecnica-professionale curvandolo verso la visione politica finalizzata all’intrapresa delle scelte per massimizzare il bene comune non creando identità ma facendo convivere le diversità (cit.Zagrebelsky).

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Sta indicando il ritorno al centro delle attenzioni di 3° settore e Cultura?

La buona politica deve ripartire delle competenze che pratichino il perseguimento effettivo di un rinnovato paradigma economico partendo dall’assunto che esso si fonda su due pilastri che devono necessariamente trovare una loro connessione biunivoca: le politiche di welfare e le politiche di sviluppo e sostegno della cultura, bene universalistico e di cittadinanza. Welfare e cultura che sorreggono un piano di sviluppo economico in grado di autoimmunizzarsi dalla pervasione criminale realizzando sistematicamente azioni di educazione, formazione e sensibilizzazione alla legalità, dalla quale discendono etica, equità e eguaglianza nell’accesso alle opportunità.

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Il Consiglio regionale è stato appena ufficializzato nella sua composizione con la proclamazione degli eletti. La maggioranza godrà di 29 consiglieri contro i 21 dell’opposizione.

Infatti, la Puglia che nel programma elettorale ha definito tali connessioni articolandoli per temi e aree territoriali, nella ridefinizione della squadra di Governo e nell’attribuzione delle deleghe ha l’opportunità di  scegliere la competenza, soprattutto laddove si rileva l’urgente necessità di potenziare, migliorare e dare continuità alle politiche di sostegno della persona, di opposizione alla povertà, di contrasto alla criminalità, di promozione e sviluppo del patrimonio culturale, artistico, ambientale.

Non abbiamo il tempo per ricapitolare. Solo partendo dalla scelta di competenze la Puglia avrà la possibilità di correre per sostenere in modo strutturale, nel medio periodo e resiliente le persone e le relazioni sociali lenendo le loro incertezze. Solo le competenze, unificanti visione politica e capacità intellettuali e professionali, potranno sostenere la buona politica e realizzare il programma di governo di questa regione non lasciandolo cadere dopo la campagna elettorale come le foglie in autunno.

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato in precedenza: Pandemia, terzo settore e cultura Intervista a Davide Giove - ARCI

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