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Roma
Raggi e la crisi Ama: “Giocano a distruggere le aziende pubbliche”. L'analisi

di Andrea Catarci *

In principio per le politiche di sostenibilità ambientale e per affrontare la grande questione legata al ciclo dei rifiuti la Sindaca Raggi ed il M5s capitolino scelsero Paola Muraro, consulente di Ama negli anni precedenti alla nomina, quelli segnati dal monopolio di Cerroni.

Durò pochi mesi e rassegnò le dimissioni a dicembre 2016, a seguito del coinvolgimento in un’indagine su presunte irregolarità in alcuni impianti per il trattamento che sarebbe stata tenuta a controllare quando lavorava nell’azienda pubblica.

Le subentrò Pinuccia Montanari, voluta personalmente da Grillo e regista dell’attuale concentrazione di potere di Ama nelle mani di Lorenzo Bagnacani, Presidente ed Amministratore Delegato. Dopo tanti proclami ed affermazioni di principio con scarso riscontro nella realtà, anche l’ex assessora scesa dall’Emilia Romagna ha rinunciato all’incarico, a seguito della bocciatura del progetto di bilancio varato dal CdA dell’azienda a marzo 2018 e corretto a dicembre 2018. Se valutare l’operato di Paola Muraro può sembrare ingeneroso per il poco tempo che ha avuto a disposizione - meno di sei mesi e coincidenti con la fase di avvio del mandato grillino -, non si può dire lo stesso per la seconda, che è rimasta alla guida dell’Assessorato per oltre due anni.

Il bilancio è impietoso sia in tema di gestione del verde che di rifiuti. Da una parte l’hanno fatta da padrone le aree verdi abbandonate all’incuria, con periodica erba alta, sporcizia, aree giochi e panchine impraticabili, difficoltà ad assicurare persino aperture e chiusure dei cancelli; l’abbattimento senza sostituzione di centinaia di alberi dopo analisi approssimative con esiti misteriosi per la cittadinanza, voluti più per ridurre i carichi di lavoro nell’incapacità di assicurare cure e vigilanza che non per una valutazione di merito sullo stato di salute; l’arroganza e la supponenza con cui si è mortificata l’azione di decine di comitati locali, che in forma volontaria ed autorganizzata hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale di supplenza alle mancanze istituzionali in molti quartieri, imponendo agli stessi insopportabili oneri economici ed irritanti ostacoli burocratici. Dall’altra si è consumato un disastro dopo l’altro portando la città in una situazione di emergenza permanente: cassonetti malridotti e stracolmi, strade sporche, odori insopportabili, immondizia accumulata a tonnellate senza una destinazione; la raccolta differenziata di tipo stradale che non è cresciuta significativamente ed il porta a porta che non è decollato ed ha presentato criticità evidenti; Ama è stata lasciata senza piani degni di nota, dopo aver smantellato quelli elaborati nel periodo della presidenza Fortini e di Marino Sindaco. Delle due l’una: o la Sindaca Raggi ed il M5s stanno prendendo un abbaglio adesso, bloccando il documento contabile e cacciando Pinuccia Montanari per una disputa di 18 milioni all’interno di un bilancio che supera i 700, o hanno sbagliato prima, ad avere fiducia nell’ex Assessora e nelle sue capacità di definire una strategia degna di tal nome. Con più probabilità non hanno indovinato né prima né dopo, né linee di indirizzo iniziali né le disposizioni successive, né il personale politico né le scelte del management.

Non solo Ama: l’aggravarsi della crisi delle aziende pubbliche


La questione dei rifiuti è la cartina di tornasole delle difficoltà complessive della Sindaca Raggi e del M5s capitolino, del loro procedere a zigzag senza nessuna soluzione per il breve periodo e senza lo straccio di un’idea di ampio respiro, della loro sbandierare una realtà virtuale fatta di annunci e successi sui social network che non trova corrispondenza in nessun angolo della nostra metropoli. Non c’è solo Ama infatti, a Roma le principali aziende pubbliche sono tutte al collasso ed i servizi essenziali sono sempre meno garantiti. Ad anni di metodi clientelari e favori a privati si è aggiunto il peso di Assessori e Dirigenti clamorosamente inadeguati, che hanno azzerato i percorsi faticosamente prodotti e non sono stati in grado di sostituirli con nessuna alternativa. In Atac, dove Roma Capitale è proprietaria al 100% come in Ama, la Giunta Raggi ha bloccato il processo di rinnovamento etico ed organizzativo avviato dalla precedente gestione, ha peggiorato un trasporto pubblico già ridotto ai minimi termini ed ha spinto l’azienda nella palude di un rischioso concordato preventivo. In Acea, dove Roma Capitale detiene il 51% delle azioni, la Giunta Raggi ha permesso di aumentare la remunerazione degli utili tra i soci, invece di optare decisamente per una politica di investimenti sulla rete–colabrodo che lascia per strada quasi la metà dell’acqua complessivamente raccolta.

Nel consolidare la malsana abitudine di giocare al massacro con i servizi per la cittadinanza e con le migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore, la Sindaca Raggi ed i suoi Assessori screditano la gestione comunale, dismettono le vesti di amministratori ed assumono quelle di curatori fallimentari: è un gioco distruttivo, in cui la chiusura definitiva della stagione delle aziende pubbliche diventa per Roma un rischio concreto.

* Andrea Catarci, Movimento Civico

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