Referendum del 12 giugno, un'occasione da non perdere.
Il 12 giugno si vota per i referendum in materia di Giustizia ed appare davvero evidente la grande scarsità di informazione che vi è stata e che sta allontanando i cittadini dai temi fondamentali, quali quelli sui quali si è chiamati ad abrogare o meno norme importanti, in sintesi:
1) abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
2) Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale;
3) Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati;
4) Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari.;
5) Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.
Poche considerazioni vale la pena tener presenti. In materia di Giustizia, se da un lato possono sembrare molto specifici e tecnici alcuni quesiti, la cui utilità potrebbe sfuggire al cittadino meno attento a dette problematiche, dall'altro lato è fuor di dubbio che l'altissima percentuale di sfiducia nella Giustizia (circa l'80%), che in questo momento storico viene esibita come testimone di cattivo funzionamento della "macchina giustizia", potrebbe almeno provocare una reazione democratica e portare i cittadini ad esprimersi sui referendum, al fine di stimolare il legislatore a porre rimedio, ad esaminare, con maggiore attenzione, problematiche ataviche, che certamente oggi si avvertono come causa dei mali del sistema.
I referendum non sono contro la magistratura, che compie un'opera meritoria di impegno quotidiano e di grande responsabilità ma occorre che anche la magistratura esamini nuove soluzioni anche nel proprio assetto organizzativo, per garantire sempre l'idea di indipendenza sostanziale e formale. I referendum hanno lo scopo di abrogare una o più norme, al fine di porre all'attenzione del Parlamento la grave sfiducia nella giustizia, che attraversa una profonda crisi di credibilità e di efficienza e chiamarlo a legiferare su temi importantissimi. Gli ultimi dati attestano sei milioni di cause pendenti, più di sette anni per concludere i tre gradi di giudizio civile e almeno tre anni per concludere una controversia penale.
Noi riteniamo che sia fondamentale partecipare al voto e che chi si astiene non presta alcuna forma di collaborazione alle necessarie riforme. Attraverso il voto e la possibile abrogazione delle norme si deve spingere il Parlamento a legiferare sulle problematiche oggetto di referendum.
E' necessaria una riforma dell'assetto del sistema Giustizia, divenuto troppo autoreferenziale, troppo refrattario alle riforme di sistema, aperto invece, in alcuni casi, a riformare troppo velocemente ed inefficacemente regole processuali, a burocratizzare decadenze, termini, scadenze a svantaggio dei cittadini, piuttosto che garantire maggiore efficienza, correttezza sostanziale, indipendenza e garanzie per tutti.
Quanti cittadini o ancor più quanti avvocati, in questo momento storico, possono ritenersi soddisfatti dell'attuale sistema giustizia e del suo funzionamento? Pertanto il momento referendario può essere l'occasione per esprimere il proprio dissenso e partecipare al voto può davvero servire a stimolare il legislatore, spesso troppo impegnato a cercare soluzioni politiche effimere, piuttosto che affrontare le problematiche della giustizia con gli addetti ai lavori.
A cura dell'Avv. Salvatore Donadei
Presidente di Camera Civile Salentina e Coordinatore Regionale Camere Civili di Puglia
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