Fake news e sicurezza online, l'Europa c'é - Affaritaliani.it

Pillole d'Europa

Fake news e sicurezza online, l'Europa c'é

Pillole d'Europa
di Cinzia Boschiero

EMERGENZE IN EUROPA, FAKE NEWS, SICUREZZA ON LINE

 

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI EUROPEI E CONOSCERE DIRITTE E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI - In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com

 

Domanda- non si sente più parlare di Ebola, è davvero sotto controllo la situazione e collaborano tra loro i laboratori di analisi degli Stati europei? Piero Gualdi

Risposta -  Sì, collaborano. Di recente, su questo tema, si sono confrontati esperti europei ed internazionali in occasione di una giornata di approfondimento intitolata “ Preparedness, Alert and Response” sulle lezioni imparate durante i più recenti casi di gravi infezioni in Europa, svoltasi presso l’Istituto de Salud Carlos III a Madrid, organizzata dalla Chafea - Agenzia europea per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea. Il focus era proprio sul tema degli Alert e delle emergenze sanitarie e si è fatto il punto della situazione su Ebola e altre emergenze monitorate a livello comunitario; sono stati presentati i dati su come si è lavorato nei casi più recenti quali Ebola, Zika, altri virus e batteri pericolosi per noi esseri umani e di come si fa rete tra laboratori di analisi. Erano presenti tra gli altri Javier Castrodeza, del Ministero della salute spagnolo, Isabel de la Mata, principal advisor per la gestione delle crisi nel settore salute della DG Sante della Commissione europea, Carmen Varela Santos, ECDC, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, agenzia indipendente dell'Unione europea con lo scopo di rafforzare le difese dei Paesi Membri dell'Unione nei confronti delle malattie infettive, e Cinzia Lemos, project officer di Chafea. In particolare sono stati presentati i dati di Emerge JA che è un’azione di cui è co-coordinatore l’Istituto Spallanzani assieme al Robert Kock Institute.”E’ fondamentale lavorare in rete per la ricerca e questo comunque si fa da sempre; l’Azione Emerge JA , di cui siamo co-coordinatori è finanziata dalla Commissione europea e collega tra loro oltre 40 laboratori diagnostici suddivisi che operano su microrganismi (sia batteri che virus) appartenenti al gruppo di rischio 3 e su virus del gruppo 4, inclusi quelli implicati nel bioterrorismo ,” spiega il prof. Giuseppe Ippolito, Istituto Nazionale per le malattie infettive Spallanzani, ente co-coordinatore di Emerge JA, assieme al Robert Koch Institute,” Tali laboratori, che operano con il coordinamento e sotto il mandato del Comitato Europeo per la sicurezza (Health Security committee), sono lo strumento per affrontare le infezioni emergenti, ad alta pericolosità e che determinano un elevato allarme sociale e pertanto sono essenziali anche a fini di funzioni che attengono anche alla sicurezza nazionale”. La Direzione Generale Sante e Chafea negli ultimi quindici anni hanno effettuato un grande lavoro per coordinare questo settore delicato con risultati importanti, come dimostrato dal ruolo importante di questa rete in occasione dell’emergenza Ebola. “È stato sviluppato in Europa un grande livello di collaborazione tra le istituzioni di Emerge,” spiega il dott. Ippolito,” Collaborare a livello scientifico è importante, ma è necessario evitare che a livello comunitario diverse Direzioni Generali della Commissione europea gestiscano iniziative non coordinate su temi di rilevante interesse per la sanità pubblica, consentendo di evitare il rischio di duplicazioni e promuovendo una sinergia tra i diversi finanziamenti. La rete dei laboratori virologici di Emerge può contare su quindici istituzioni di ricerca di undici Stati comunitari. Lavoriamo su problematiche quali Ebola, studiamo gli agenti virali, puntiamo a migliorare la cooperazione tra laboratori specializzati per poter affrontare meglio le emergenze. Occorre aggiornare le procedure diagnostiche per essere più efficaci”.   Gli esperti si sono confrontati anche sui dati di vari progetti quali le attività svolte con il programma MediPiet (Mediterranean Programme for Intervention Epidemiology Training) che ha un network di diciotto Stati del Mediterraneo, dei Balcani e del Mar Nero tra cui Albania, Algeria, Armenia, Bosnia, Egitto, Georgia, Giordania, Kosovo, Libano. Mentre Israele e Turchia sono Stati osservatori. Medipiet punta a migliorare la sicurezza sanitaria nel Mediterraneo con azioni di formazione, capacity building per la prevenzione e il controllo nel settore epidemiologico.

 

Domanda: contro le fake news e la sicurezza dei nostri dati in rete non si fa nulla a livello europeo? Ludovica Spreafico

Risposta: il Parlamento europeo ha di recente discusso sul tema fake news e la protezione dei consumatori e della privacy. E’ stato chiesto alla Commissione europea investighi sui possibili errori e abusi di algoritmi che possono portare a discriminazione, concorrenza sleale o violazioni della privacy; provveda a sviluppare linee guida per far rispettare le norme in materia di responsabilità; proponga un trattamento paritario tra servizi online e offline;  definisca e chiarisca ulteriormente le procedure di notifica e di rimozione per i contenuti e i materiali illegali;   analizzi la possibilità di un’ulteriore legislazione per limitare la disseminazione e la diffusione di contenuti falsi. Le stesse piattaforme online dovranno prendere alcune misure per assicurare il rispetto della privacy degli utenti e informazioni accurate, per  combattere materiali e contenuti illegali con misure di co-regolamentazione e autoregolamentazione (come il tracciamento dei trasgressori recidivi e la moderazione delle pagine web che possono avere contenuti inappropriati o illegali); contrastare la diffusione delle fake news, fornendo agli utenti degli strumenti per riconoscere le notizie false;  informare precisamente gli utenti su quali dati personali vengono raccolti e sul loro utilizzo; assicurare l’anonimato qualora i dati personali siano raccolti da terze parti; offrire ai consumatori termini e condizioni chiari, comprensivi e corretti, presentati in maniera “user-friendly” ed evitando terminologia complessa. La risoluzione del Parlamento europeo è stata approvata con 393 voti a favore, 146 contrari e 74 astensioni. Si ricorda inoltre che per quanto concerne l’identità digitale europea entra in vigore a maggio 2018 il nuovo regolamento europeo Eidas su cui in Regione Lombardia è stato fatto un recente convegno, organizzato da Motore Sanità e a cui hanno partecipato sia politici che aziende, ricercatori, presidenti di associazioni. Roberto Soj, Direttore generale Lombardia Informatica ha moderato una tavola rotonda proprio sul tema “tutela della privacy nel settore sanitario alla luce del nuovo regolamento europeo” a cui erano presenti, tra gli altri, Roberto Moriondo, Direttore Scientifico di Motore Sanità Tech, Nicola Ruggiero, VicePresidente Anitech. Tra i relatori anche Alessandro Colucci, Pres. I Commissione Programmazione Bilancio Regione Lombardia, Angelo Capelli, Vicepres. III Commissione Sanità e politiche sociali, Carlo Borghetti, componente III Commissione Sanità e Politiche Sociali, Regione Lombardia. E’ emerso che, in merito al recepimento del regolamento EIDAS e delle normative europee, Regione Lombardia, con la legge 23 di evoluzione del sistema sociosanitario lombardo, ha recepito le sfide della sanità digitale con la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico ed è fortemente impegnata a garantire affidabilità, integrità e sicurezza dei dati. Secondo il Rapporto Ict in Italia di Clusit Associazione italiana per la Sicurezza Informatica, di cui ha relazionato al convegno, il presidente Gabriele Faggioli, esistono tre differenti macro-tipologie di attacco cyber-sanitario: perdita o sottrazione di dati (44 per cento), uso improprio di dati (31 per cento) ed errori di utilizzo dell’Ict (25 per cento). La principale causa di violazione dei dati on line è comunque l’errore umano quindi sono urgenti interventi di formazione e di empowerment dei cittadini oltre che degli operatori. La direttiva NIS (Network and Information Security) definisce un primo insieme univoco di norme in materia di cybersecurity a livello europeo; il documento di giugno “The Digital Economy and Society Index 2017”, consente, attraverso cinque aree politiche principali (connettività, capitale umano, uso di internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali) e più di 30 indicatori, di misurare lo stato di avanzamento dei Paesi membri dell’EU nell’ambito della digitalizzazione dell’economia, del sistema pubblico e della società.