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Cronache
Italia, sì alla produzione di vongole bio. Cassate regole che lo impedivano

Paradossi italiani: il mercato c’è ma non la produzione. Perché? Perché abbiamo scelto di costruirci limitazioni tali da rendere impossibile la produzione. Limitazioni senza base scientifica, è bene dirlo. E siamo gli unici in Europa ad aver optato per questa soluzione. Da oggi però la musica cambia su disposizione del governo. 

Parliamo di un settore in grande espansione e che può dare molto lavoro, il mercato delle vongole bio. 

 

Da oggi con le nuove disposizioni del governo Lega-M5S sarà possibile produrre, commercializzare ed acquistare vongole veraci da produzione italiana. Infatti una disposizione dei passati governi equiparava la produzione bio di vongole ad altri molluschi, impedendo gli allevamenti a distanze inferiori ai 150 metri l’uno dell’altro. Soluzione, le produzioni sono tutte tra l’Emilia Romagna e il Veneto a distanze minori o l’una a ridosso dell’altra, impossibile. Come nella “sacca” di Goro, cittadina in provincia di Ferrara, famosa proprio per la molluschi coltura. Un ambiente molto ricco di nutrienti marini che creano microalghe, alimento ottimo per la vita dei molluschi. In questa zona dalla metà degli anni ‘80 è stata importata dal Pacifico la vongola verace, facendo diventare Goro il polo produttivo principale d’Europa.

 

Anche con le limitazioni che erano in atto il settore vale da solo oltre 38 milioni di euro, secondo i dati del ministero delle Politiche Agricole, con un’esplosione della richiesta proprio nel settore biologico. Il tutto con un incremento annuo del mercato del 21,6% sul valore in euro. Confrontando la composizione delle catture nel 2016 rispetto all’anno precedente, si è avuto un aumento di oltre 1 milione di tonnellate di vongole raccolte (+11,1%).

Gli esponenti della grande distribuzione, come Esselunga, si sono presentati ai tavoli di vari governi succedutisi chiedendo di sbloccare le assurde disposizioni in atto che impediscono la produzione italiana bio. La catena di supermercati voleva comprare grandi quantità di vongole bio ma doveva o rifornirsi all’estero o lasciare inevasa la domanda interna. Un’assurdità. 

 

Relativamente ai molluschi, le vongole costituiscono il 53% del mercato e di quello generale del pesce insieme ad alici e tonni rossi e sono i settori con la più “forte crescita in valore”, scrive il ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo che con un decreto pubblicato in Gazzetta il 10 giugno 2019 ha finalmente modificato le prescrizioni. “Queste impedivano”, spiega ad Affaritaliani Giuseppe Palma, segretario generale di Assoittica, l’associazione nazionale delle aziende ittiche italiane, “lo sviluppo della venericoltura biologia in Italia, imponendo limitazioni e restrizioni che non avevano pari in tutta Europa e che, soprattutto, non trovavano riscontro tecnico-scientifico”.

“E’ stato un lavoro di buon senso e di squadra”, racconta Palma, “grazie all’intervento del Ministro Gian Marco Centinaio, del Sottosegretario di Stato Franco Manzato e del parlamentare Gianluca Vinci adesso l’Italia può produrre bio”.

 

Il decreto oltre ad intervenire su alcune questioni tecniche inerente la molluschi coltura biologica ha introdotto il concetto di "piano di gestione sostenibile" di cui dovrà dotarsi ogni singolo operatore per la produzione di molluschi bivalvi biologici. In quest’ottica gli operatori si sono già attrezzati per standardizzare e predisporre adeguati protocolli di produzione per garantire un sistema di adeguato alle normative di settore e per assicurare al consumatore finale un prodotto sano, sicuro, biologico riconoscibile e tracciabile mediante l’etichettatura.

 

Il 22 giugno proprio Palma, Manzato e Vinci presenteranno a Goro le nuove disposizioni che cambiano il quadro italiano.

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