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Elezioni 2020: Usa? Certo, ma non solo. Dove si vota nel mondo. La mappa

Le Elezioni con la E maiuscola del 2020 sono quelle degli Stati Uniti. Ma oltre a quello che accadrà Oltreoceano il prossimo 3 novembre, l'anno che comincia presenta altri importanti, se non cruciali, appuntamenti elettorali. A partire da Taiwan, dove l'11 gennaio i filo indipendentisti e i filo Pechino si sfidano in un voto che potrebbe avere forti ripercussioni non solo a livello interno ma anche geopolitico, nell'ottica della sfida a tutto campo tra Washington e la Cina. Fari puntanti anche su Iran e Israele, che nel giro di una decina di giorni vanno alle urne per le elezioni parlamentari con i risultati che potranno incidere sul futuro del Medio Oriente. In Europa sarà invece un anno di transizione, nel quale una delle tornate più significative potrebbe essere quella delle municipali di Francia (con in ballo Parigi). Calendario fitto invece in Africa e America Latina

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ELEZIONI USA 2020: PRIMARIE DEM E CASA BIANCA. CHI CONTRO TRUMP?

Impossibile negare che l'attenzione sarà rivolta soprattutto alle elezioni Usa del 3 novembre 2020. La lunga rincorsa, come sempre, è già cominciata con un anno di anticipo. Le primarie Democratiche entreranno nel vivo a breve. Il Super Tuesday del 3 marzo potrebbe dare indizi desisivi su chi potrebbe essere il candidato alla Casa Bianca, che sarà annunciato il 13 luglio 2020 alla convention di Milwaukee. Il candidato più "istituzionale", Joe Biden, deve guardarsi dai più radicali Elizabeth Warren e Bernie Sanders, con Pete Buttigieg sullo sfondo. Molto complicata la missione di Michael Bloomberg. Nel frattempo, Donald Trump scalderà i motori passando indenne la prova dell'impeachment al Senato e sembra essere il favorito per la permanenza alla Casa Bianca. Saranno, come senpre, elezioni decisive per capire la futura postura globale degli Stati Uniti, anche in riferimento allo scontro commerciale, tecnologico e geopolitico in corso con la Cina.

ELEZIONI ASIA E PACIFICO 2020: VOTO DECISIVO A TAIWAN, ALLE URNE ANCHE LA COREA DEL SUD

Può sembrare strano vista la sua dimensione (ha meno di 25 milioni di abitanti), ma Taiwan è il centro delle elezioni più geopoliticamente importanti del 2020 dopo quelle statunitensi. L'11 gennaio sono in programma infatti le legislative e presidenziali di quella che la Cina considera una provincia ribelle. I filo indipendentisti del Democratic Progressive Party sembrano in vantaggio sul Kuomintang, molto più vicino a Pechino. Nella sfida tra la presidente uscente Tsai Ing-wen e il nazionalista Han Kuo-yu si gioca non solo l'identità di Taiwan ma anche i futuri rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Una nuova vittoria del DPP potrebbe aumentare le tensioni sullo Stretto e rappresentare un possibile terreno di scontro tra le due superpotenze mondiali. 

A settembre 2020 si vota, di nuovo, anche a Hong Kong per il parlamento locale. La situazione politica dell'ex colonia britannica è solitamente molto più frastagliata, ma dopo le proteste degli scorsi mesi aumenterà la polarizzazione tra filo cinesi e anti cinesi. Pechino, dunque, ha ben due elezioni da tenere sotto controllo. Per restare in Estremo Oriente, il 15 aprile sono in programma le elezioni parlamentari in Corea del Sud. Il presidente Moon Jae-in sarà sotto esame, dopo lo scontro diplomatico con il Giappone e le nuove tensioni con la Corea del Nord di Kim Jong-un. Si è diffuso anche qualche sentimento anti americano, dopo che la Casa Bianca ha chiesto di aumentare le spese militari per il mantenimento delle truppe a stelle e strisce nel paese. A giugno 2020 rinnovo del parlamento in programma anche in Mongolia, paese geopoliticamente sempre più rilevante nei collegamenti, anche energetici, tra Russia e Cina.

Nell'area Asean, saranno chiamati alle urne Myanmar e Singapore, sempre per le elezioni parlamentari, rispettivamente a novembre e a settembre 2020. Myanmar è nel mirino della comunità internazionale per il presunto genocidio della minoranza musulmana dei Rohingya, con il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi costretta alla sbarra all'Aja. Singapore invece deve provare a evitare il contagio dalle proteste di Hong Kong e mantenere il ruolo, o addirittura aumentarlo, di hub finanziario dell'Asia meridionale.

Spostandosi verso l'Europa, calendario fitto per le ex repubbliche sovietiche, dopo le recenti elezioni in Uzbeskitan. Il 9 febbraio elezioni anticipate in Azerbaigian, anticipate di nove mesi dopo il discioglimento del parlamento delle scorse settimane. A marzo si vota sia in Kazakistan, paese che sta riuscendo a porsi con successo come ponte tra Europa e Cina, e Tagikistan. A ottobre 2020 tocca invece al Kyrgyzstan, per completare il quadro dei nuovi equilibri interni dell'Asia centrale. 

Si vota anche nel Pacifico. Attesi alle urne i cittadini di Vanuatu (31 marzo), Niue (maggio), Palau (settembre) e Kiribati (dicembre), che ha recentemente interrotto i rapporti diplomatici con Taiwan stabilendo quelli con Pechino. Si tratta infatti di un'area geopoliticamente importante, nella quale la Cina sta estendendo la sua influenza sotto gli occhi preoccupati dell'Australia. E Palau, uno dei 15 alleati di Taipei rimasti, potrebbe anche seguire l'esempio non solo di Kiribati ma anche delle Isole Salomone, che hanno cambiato "schieramento" dopo le elezioni dello scorso autunno. A fine settembre va al voto anche la Nuova Zelanda, dopo che l'attentato di Christchurch ha scosso il paese oceanico.

ELEZIONI EUROPA 2020: TRA POLONIA, ROMANIA E MUNICIPALI IN FRANCIA

Dopo la sbornia tra Europee, Spagna, Portogallo, Danimarca e Regno Unito, il 2020 sarà un anno meno denso per il Vecchio Continente, quantomeno a livello elettorale. Domenica 5 gennaio si svolgerà il ballottaggio delle presidenziali in Croazia, che tra l'altro assume nel primo semestre dell'anno la presidenza di turno Ue per la prima volta nella sua storia. E sarà sempre la Croazia a chiudere l'anno con le elezioni parlamentari del prossimo dicembre. Il 29 febbraio elezioni parlamentari in Slovacchia, che dopo la nomina dell'europeista Zuzana Caputova come presidente potrebbe svoltare su posizioni diverse rispetto al resto del gruppo di Visegrad. Molto attese le elezioni di aprile in Serbia, dopo le manifestazioni e le proteste contro il governo di Vucic. Dopo le urne si capirà se Belgrado, baricentro della costellazione ex jugoslava, si muoverà verso l'Ue o verso i giganti dell'Est, coi quali ha stotricamente un rapporto molto profondo. Per restare sui Balcani, il 12 aprile si vota anche in Macedonia del Nord dopo che Bruxelles ha fatto cadere il governo bloccando il processo di adesione di Skopje, mentre a ottobre si vota in Montenegro (altro paese che vorrebbe entrare in Ue).

Il 15 marzo l'appuntamento che può avere maggiori ripercussioni sul futuro di uno dei maggiori paesi europei, con le elezioni municipali in Francia. Coinvolta anche, e soprattutto, Parigi. Un vero e proprio test per Emmanuel Macron, già nel mirino delle proteste per la riforma delle pensioni. Una batosta a marzo potrebbe essere il viatico per un mancato secondo mandato all'Eliseo.

Sempre ad aprile vanno in scena le presidenziali in Polonia, dopo il trionfo dei conservatori di Kaczynski in ottobre. A maggio si vota a Cipro, altro paese che si trova in una delicata situazione geopolitica, con le mire della Turchia non solo su parte del suo territorio ma anche sui confini marittimi con la Libia che di fatto aggirano le rivendicazioni di Nicosia. In gioco c'è la possibile riunificazione del paese. Il 30 agosto si presenta alle urne la Bielorussia, che dovrebbe celebrare l'ennesima riconferma di Lukashenko, anche se nel futuro di Minsk si staglia anche la possibilità di una unificazione con la Russia in una nuova entità statale a guida (ça va sans dire) del Cremlino. Sempre a Est si vota anche in Georgia a ottobre, paese che da sempre è alle prese con l'ombra ingombrante di Mosca. Nello stesso mese sono in programma anche le elezioni in Lituania, mentre a dicembre si vota in Romania dopo la fine del governo Dancila e la nascita di quello Orban. 

ELEZIONI AFRICA E MEDIO ORIENTE 2020: ENNESIMO TEST IN ISRAELE, OCCHIO ALLA COSTA D'AVORIO

Corposo, come sempre, il programma delle elezioni in Afica. Si comincia il 19 gennaio alle Comoros, l'arcipelago dell'oceano Indiano un tempo colonia francese. Il 9 febbraio elezioni parlamentari in Camerun, paese che sta rischiando di sprofondare in una guerra civile tra maggioranza francofona e minoranza anglofona. Il 16 febbraio si va alle urne in Guinea e sempre entro il secondo mese dell'anno si vota anche in Ciad, altro paese alle prese con tensioni interne e la diffusione del terrorismo nell'area del Sahel. Ad aprile tocca al Togo, mentre a maggio si vota in Burundi e Mali, altro paese bersagliato dagli attentati terroristici e nel quale è molto attiva la Francia, così come il Burkina Faso, dove si vota a novembre. Sempre a novembre si vota anche in Namibia per le amministrative, mentre a ottobre si va alle urne in Tanzania, Somalia e alle Seychelles.

Ottobre è un mese particolarmente denso per gli elettori africani, visto che sono in programma anche le elezioni parlamentari in Marocco (che per il momento è riuscito a evitare il contagio della destabilizzazione che nell'area ha colpito Algeria, Sudan e, ovviamente, Libia) e in Costa d'Avorio, dove potrebbe anche fare ritorno l'ex presidente Gbagbo, assolto dalla Corte penale internazionale. Ma i due appuntamenti principali dell'anno sono probabilmente quello di maggio in Etiopia, dove si vota dopo il premio Nobel per la Pace ad Abiy: arriveranno segnali sul completamento della transizione democratica o il ritorno dell'autoritarismo. A novembre vanno invece in scena le prime elezioni parlamentari in Egitto dopo l’introduzione delle modifiche alla Costituzione approvate con un referendum lo scorso aprile, che ha accentrato ancora di più i poteri nelle mani di Al Sisi. Si chiude il 7 dicembre con il voto in Ghana, paese cresciuto molto negli ultimi anni.

In Medio Oriente votano entrambi i grandi rivali. Il 2 marzo Israele prova per la terza volta in meno di un anno a trovare un governo, con Netanyahu che sfiderà di nuovo Gantz dopo aver vinto le primarie del Likud. Una decina di giorni prima, il 21 febbraio, elezioni parlamentari in Iran, dove i moderati di Rohani rischiano di perdere la maggioranza. Un ritorno dei "falchi" aprirebbe la strada alla sconfitta di Rohani alle presidenziali del 2021. A settembre si vota in Giordania, dove si faranno sentire gli effetti dell'atteso piano sul Medio Oriente che dovrebbe presentare Trump nei prossimi mesi, mentre sul Golfo si vota in Kuwait a ottobre.

ELEZIONI AMERICA CENTRALE E SUDAMERICA 2020: PERU' E BOLIVIA CERCANO STABILITA'

Non solo Stati Uniti. Sono diversi i paesi chiamati alle urne in America Centrale e Latina nel 2020. Il 16 febbraio apre le danze St. Kitts & Nevis, si prosegue in Guyana il 2 marzo, in Repubblica Dominicana il 17 maggio, in Suriname sempre a maggio, in Trinidad e Tobago a settembre. Si conclude con Belize il 1° novembre (altro paese nel mirino della diplomazia cinese) e Saint Vincent & Grenadines a dicembre

Ma le portate principali arrivanno dal Sudamerica, area sconvolta da rivolte, proteste e veri e propri golpe negli ultimi mesi. Il 26 gennaio si vota in Perù: un affare mai scontato in un paese dove la maggior parte degli ex presidenti si trova o si è trovata in carcere (senza contare il suicidio di Alan Garcia). Elezioni scaturite dallo scioglimento del parlamento da parte dell'azzoppato presidente Vizcarra, con l'opposizione che ha gridato al golpe.  A marzo si rivoterà in Bolivia, dopo che i presunti brogli hanno portato prima alle proteste e poi all'azione militare che ha causato la fuga in Argentina di Evo Morales, che a gennaio comunque annuncerà il nome del suo possibile erede. Chiusura a dicembre con le elezioni parlamentari in Venezuela, sempre che la situazione non precipiti prima.

 

 

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