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Esteri
"Brexit? Non sarà né veloce né hard. L'Ue sarà più rigida, c'è il nodo Scozia"

Lorenzo Castellani, in che modo si spiega questa vittoria così ampia per Boris Johnson? Si spiega con la chiarezza della sua posizione sulla Brexit. Dopo tante incertezze e difficoltà, i britannici volevano probabilmente questo: chiarezza. L'elettorato ha dato un segnale molto forte: nessun pentimento sull'esito del voto del 2016 e nessun desiderio di un secondo referendum. Allo stesso tempo hanno fatto breccia le sue proposte, tutte molto popolari, su sanità, infrastrutture e assistenza. Difficile dire se tutte queste promesse saranno mantenibili, anche perché andranno fatte valutazione serie a livello economico e di bilancio. Ma se la Brexit non dovesse determinare un rallentamento economico si potrà dire che il Regno Unito avrà guadagnato una maggiore indipendenza senza eccessivi danni. 

Che Brexit sarà dopo la vittoria di Johnson?

Non c'è alcun dubbio che l'accordo trovato da Johnson con l'Unione europea verrà approvato in tempi veloci. Detto questo, la Brexit non sarà né veloce e né hard. Al di là della data del 31 gennaio, infatti, Londra dovrà trattare con Bruxelles su tutta una serie di aspetti regolativi, commerciali e fiscali che decideranno i futuri rapporti con l'Unione europea. Si andrà avanti a contrattare da qui alla fine del 2020. 

Quali conseguenze ci saranno sull'Europa?

L'Unione europea perderà uno dei suoi membri più importanti, sia a livello economico sia a livello politico. Si tratta di un duro colpo al processo di integrazione. Sarà difficile costruire ulteriori istituzioni comuni dopo un evento del genere. Le posizioni dei conservatori sono state ereditate per molti versi dalla Lega Anseatica di cui fanno parte l'Olanda e i paesi Baltici, che hanno un forte rapporto con l'ala destra tedesca. 

Altri paesi potrebbero seguire il Regno Unito e uscire dall'Ue?

In questo momento è molto difficile immaginare altre Brexit. Semmai la conseguenza, come dicevo, sarà uno stop al processo di integrazione. Ci sarà un mantenimento dello status quo con un rafforzamento delle posizioni euroscettiche o per così dire sovraniste, ma non altre uscite.

E questo è un vantaggio o uno svantaggio per l'Italia?

Dipende da come si guarda a tutto questo. Per chi ritiene che non debbano esserci ulteriori passi verso l'integrazione europea è una buona notizia, perché potrà sfruttare il risultato elettorale nel Regno Unito e la Brexit per ribadire che l'Europa non funziona. D'altra parte, però, il mantenimento dello status quo di cui parlavamo prima potrebbe avere ripercussioni anche in materia di rigidità fiscale, con maggiore difficoltà per l'Italia (e per la Francia) a ottenere più flessibilità. E, facendo i conti delle gerarchie all'interno dell'Ue, il peso di Germania e Francia aumenterà. A livello economico e strategico, invece, per l'Italia non cambia molto. I partner commerciali più forti di Londra sono Berlino e Parigi.

Come saranno i nuovi rapporti economici tra Ue e Uk?

Tutti hanno interesse a trovare un accordo economico con il Regno Unito. Al di là delle parole ufficiali e delle previsioni catastrofiste, anche lo stesso Juncker è sempre stato piuttosto accondiscendente. Si sottolineano spesso gli aspetti legati ai visti o alle burocrazie ma si tratta francamente di temi minori. La sostanza è rappresentata dal fronte commerciale e dei dazi, ma è nell'interesse di tutti, ribadisco, trovare un buon accordo.

Ci sarà un nuovo referendum di indipendenza della Scozia?

Difficile dire quando, ma si farà. Sappiamo che Johnson è su posizioni molto nazionaliste e quindi prevedo un lungo braccio di ferro sull'argomento. Ma il rischio di frammentazione del Regno Unito esiste. D'altronde, la questione scozzese sarebbe emersa in ogni caso, anche senza una vittoria così ampia di Johnson. L'esito elettorale avrà, probabilmente, l'effetto di inasprire il dibattito sul nuovo referendum.

A livello geopolitico come si collocherà il nuovo Regno Unito?

Il nuovo Regno Unito sarà molto filo atlantico e filo americano e cercherà di trasformarsi in un grande hub finanziario dei servizi, provando a diventare per l'Europa quello che Singapore è per l'Asia.

twitter11@LorenzoLamperti

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